Memoria e impegno. Il 21 marzo, un fatto politico

100 articoli verso il 21 Marzo: parole che raccontano una marcia che continua

di Norma Ferrara*

Il vento si prendeva gioco dei capelli ricci di Giorgio, 23 anni, venuto dalla Sicilia sino a Bari portandosi dietro soltanto il sorriso. L’alba era ancora nascosta dalle nuvole e il cielo sembrava aver fatto a pugni con il mare. Era il 15 marzo del 2008 e nel capoluogo pugliese in oltre 70mila stavano per arrivare a Bari da tutta Italia, per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Intorno alle 8.30 il lungomare si riempì velocemente di associazioni, studenti e di moltissimi scout che camminarono insieme a Margherita Asta, Dario Montana e una delegazione di quasi trecento familiari di vittime delle mafie sino alla piazza principale della città. Poche ore dopo sul lungo corteo organizzato da Libera arrivò il sole e poi tuonarono le parole del presidente della Regione, Nichi Vendola che – rivolgendosi ai familiari – disse: “vorrei rivolgermi ai padri, alle madri, alle sorelle, ai fratelli, ai figli, ai parenti, di coloro che hanno versato il loro sangue. A nome delle istituzioni voglio chiedervi scusa; vi dobbiamo chiedere “perdono” per gli spettacoli indegni delle complicità e delle protezioni. Vi voglio chiedere scusa a nome di coloro che per una manciata di voti hanno costruito relazioni indecenti”. In quei mesi i giornali nazionali raccontavano della “primavera” di Bari, della rinascita della Puglia, un momento di riscatto del territorio contro lo strapotere dei clan.

Sono trascorsi nove anni da quel giorno. I giovani in marcia sul lungomare della città pugliese oggi sono padri, madri, alcuni di loro sono diventati giornalisti, avvocati, scrittori, politici, sindacalisti, qualcuno lavora in pizzeria, altri in fabbrica, qualcuno ha perso tutto e non sa da dove ricominciare. Eppure quando li incontri per strada, alle iniziative, quando guardi le foto delle tante piazze del 21 marzo, tutti ricordano “la primavera” di Bari: quella lenta risalita del movimento antimafia nell’agenda del dibattito pubblico.

Dieci edizioni dopo, la Giornata della Memoria e dell’Impegno arriva in Calabria a Locri e in collegamento con altri 4000 luoghi in Italia, e continua ad essere un fatto scomodo, per tutti. E’ il giorno in cui le storie dei familiari delle vittime delle mafie camminano insieme, le une al fianco delle altre, strette in un abbraccio collettivo che arriva da tutta Italia. Ma è anche il giorno in cui il Paese guarda in faccia le proprie ferite, le responsabilità, i limiti, le mancanze, i vuoti, i patti mai chiariti.

La presenza pubblica dei familiari delle mafie e di delegazioni di familiari di vittime della criminalità intenzionale, nello stesso giorno in tutta Italia, è soprattutto un fatto di rilevanza politica. Le testimonianze dei familiari delle vittime in questi anni sono state in grado di cambiare le vite di chi li ha conosciuti. Da loro, numerose generazioni di giovani-adulti, hanno imparato a trasformare il dolore, le sconfitte, le perdite, in nuova vita. E questo è un fatto profondamente politico in un Paese come il nostro. Un fatto che appartiene all’antimafia. Dei tanti che ha generato, forse l’unico destinato a durare nel tempo.

*Norma Ferrara, siciliana. Dal 2007 al 2016 ha dedicato la propria vita professionale e politica a “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” .

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