Una mafia che non si arrende

Emerge questo dal blitz antimafia “Freezer” che ha riguardato l’alcamese

L’esposizione del contenuto delle indagini dell’operazione antimafia “Freezer” da parte degli investigatori di Polizia e Dia, è di quelle che non si prestano a fraintendimenti. “Siamo dinanzi ad una mafia – dice il questore di Trapani Maurizio Agricola – che con le metodologie già conosciute continua ad avere grandi capacità a gestire il territorio, a combinare accordi, ad intervenire in tutti i settori almeno i principali, quelli economici e politici”. “La Dia – aggiunge il diretto della Dia di Palermo colonnello Antonio Concezio Amoroso – è riuscita a intercettare un tentativo di condizionamento della politica da parte della mafia”. La mafia alcamese storicamente è quella più potente (parlando sopratutto da un punto di vista militare) per la sua alleanza con il clan dei “corleonesi”. E’ il clan fedelissimo al boss latitante Matteo Messina Denaro, Ignazio Melodia, il medico tornato da stanotte in carcere, fu “battezzato” proprio dal capo mafia castelvetranese: era un dipendente della Usl di Trapani ma dopo la condanna definitiva per associazione mafiosa fu licenziato, è rimasto però regolarmente iscritto all’ordine dei medici della provincia di Trapani. E non si può certo dire che lui sia un personaggio di secondo piano, incredibilmente la sua condanna per mafia è sfuggita all’ordine dei medici di Trapani. Melodia è stato per così dire tradito dai colloqui in carcere tra due mafiosi castellammaresi, Diego Rugeri e Michele Sottile: “Li abbiamo sentiti – spiega il dirigente della Mobile di Trapani Fabrizio Mustaro – a descrivere il funzionamento dell’organizzazione mafiosa nelle mani di Ignazio Melodia che si interessava di Alcamo quanto di Castellammare del Golfo. All’interno poi di quella cella frigorifera (dove il clan si riuniva credendo di evitare di essere intercettati ndr) nella disponibilità del commerciante Cracchiolo (arrestato anche lui ndr), Melodia dettava le regole del vangelo mafioso e si presentava come il capo (della mafia ndr) di mezza provincia. Le intercettazioni hanno svelato estorsioni e tentativi di estorsioni (appalto per la manutenzione della strada provinciale per Alcamo marina, richiesta di pizzo ad un imprenditore agricolo ndr)”. “Abbiamo scoperto – aggiunge il colonnello Lo Pane direttore della sezione Dia di Trapani – la metodologia per mettere in atto l’estorsione, la vittima viene avvertita e successivamente viene avvicinata dal mafioso che si presenta come una persona che vuole aiutare, si offre, presentando ovviamente una falsa matrice dell’avvertimento, per sistemare le cose e alla fine la vittima paga quasi fosse una forma di ringraziamento e non racket, la mafia – sottolinea il col. Lo Pane – si presenta come amica e la vittima ringrazia pure”. Durante le indagini alcuni imprenditori hanno collaborato, altri hanno negato: “La sensazione – concludono il questore Agricola e il direttore della Dia Amoroso – è quella che molti imprenditori e commercianti continuano a non parlare”. Gli arresti hanno permesso di togliere dal territorio uomini perfettamente operativi come Salvatore Giacalone, detto u prufissuri, che è ritenuto come uno dei possibili favoreggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, tanto che nei mesi scorsi ha subito anche una perquisizione. Giacalone era incaricato di avere legami con la pubblica amministrazione e così si presentò all’allora sindaco di Alcamo Sebastiano Bonventre (che ha denunciato il fatto) per offrirgli la protezione della mafia, stessa cosa pare avrebbe fatto con il sindaco pentastellato appena eletto, Domenico Surdi, stavolta l’azione sarebbe rimasta solo come un tentativo di sondare eventuali possibilità a parlare con il neo sindaco. Mafia e politica è uno dei temi dell’indagine, per via del coinvolgimento di Giuseppe Di Giovanni, marito di Alida Maria Lauria, figlia dell’ex senatore alcamese Baldassare Lauria, a Palazzo Madama nella XIII legislatura, noto primario medico alcamese. La Lauria è stata candidata alle ultime amministrative e il marito andava in giro minacciando con una pistola chi non si metteva a disposizione per la campagna elettorale. D’altra parte lui intercettato a parlare con la moglie è stato sentito rivendicare il suo essere mafioso: “io voglio essere mafioso e basta”. Le perquisizioni subite da Di Giovanni la scorsa notte hanno portato alla scoperta di munizioni detenute illegalmente in suo possesso. Altre perquisizioni subite da altri soggetti hanno portato al ritrovamento di fucili e droga.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.