Il caso “Calcestruzzi Belice” approda in Parlamento

Intervento ieri dell’onorevole Moscatt (Pd)

2017-01-15-PHOTO-00000319Il caso della “Calcestruzzi Belice”, l’azienda confiscata all’imprenditore mafioso Rosario Cascio, è approdato ieri alla Camera dei Deputati, grazie ad un intervento del deputato del Pd, Antonino Moscatt. L’azienda rischia di chiudere i battenti a causa del fallimento sentenziato dal Tribunale di Agrigento, per un debito di 30 mila euro con l’Eni. Nonostante l’azienda abbia un fatturato ben superiore e che gli consentirebbe di fare fronte al pagamento di queste fatture. Il debito risale ad un periodo antecedente al sequestro, l’agenzia dei beni confiscati che oggi gestisce l’impianto, affidato ovviamente ad amministratori giudiziari, oggi si prepara a ricorrere contro la decisione del Tribunale. Giorni addietro una marcia di solidarietà si è svolta a Montevago, una generale mobilitazione che ha visto il cardinale Francesco Montenegro partecipare e intervenire, assumendo un preciso impegno, pronto a pagare, assieme all’associazione Libera di don Luigi Ciotti, quei 30 mila euro che hanno determinato il fallimento dell’azienda e il successivo licenziamento degli 11 lavoratori impegnati. «Sono qui anch’io per dare la mia solidarietà, pensando a quanto avvenuto 49 anni fa – ha detto il Cardinale – io che vengo da Messina, terra dove i terremoti sono frequenti. Ho voluto essere qui anche per esprimere la mia indignazione per quanto accaduto per la Calcestruzzi. Mi sembra strano che undici famiglie debbano affrontare una morte bianca per delle cifre che nel grande pentolone dei soldi sono irrisorie. Sono qui per dire a loro che non siete soli. 2017-01-15-PHOTO-00000317E questa solidarietà la voglio dimostrare con un gesto che non ha niente di straordinario, ma mi sento in famiglia, uno di voi e con voi. Se tutto è soltanto per una cifra di 30 mila euro io darò al sindaco questa cifra. Io sono in difficoltà perché c’è la cattedrale da costruire e tante storie – ha continuato il Cardinale Montenegro – però ritengo che quando in una famiglia c’è una situazione simile se si possono salvare 11 posti di lavoro l’indignazione si accompagna alla solidarietà. Questo mio gesto è accompagnato anche dal gesto di don Ciotti – ha aggiunto il Cardinale – che ha pensato di dare la cifra per colmare il buco che c’è e siamo rimasti che sia io che lui daremo la cifra per poter, se possibile, riprendere il cammino e togliere questo tam tam che occupa il cuore di queste famiglie e di questi lavoratori». Alla marcia a Montevago hanno anche partecipato i lavori della società cooperativa trapanese 2017-01-15-PHOTO-00000313Calcestruzzi Ericina Libera, pronti a dare sostegno ai loro compagni di lavoro. Ieri alla Camera l’on. Moscatt ha quindi portato la protesta dentro l’aula di Montecitorio: «E’ grave – ha detto che tutto resti fermo, attendendo la sentenza di appello. Vi è l’esigenza di capire come è potuto succedere questo corto circuito istituzionale. Vi è l’esigenza di capire di chi sono le responsabilità di questo corto circuito istituzionale e, soprattutto, vi è l’esigenza, come abbiamo chiesto al Governo, di tutelare i lavoratori che sono vittima di questo corto circuito istituzionale. A dire il vero, il Viceministro Bubbico si è attivato in queste ore, e di questo lo ringrazio pubblicamente, ma noi siamo a vigilare perché questa situazione si chiuda nel migliore dei modi possibile».

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.