Il governatore della formazione

Paolo Genco, un potente siciliano finito ai domiciliari

sede anfeNel 1979 giovanissimo c’è chi lo ricorda frequentare gli uffici dell’assessorato regionale al Lavoro, quando aveva da gestire un corso di formazione che aveva appena avuto finanziato a Castelvetrano, la sua seconda città dopo quella nativa di Salemi. Si muoveva già allora tra i potenti della politica regionale. Nel 2016 si ritrova all’attivo migliaia di corsi per la formazione professionale gestiti in Sicilia e non solo in Sicilia. E’ il padre padrone dell’Anfe, presidente regionale in Sicilia da sempre, dal 2010 presidente nazionale. Ha aperto sedi in quasi tutte le regioni italiane e in moltissime province.

Genco_Berlusconi_900Frequenta i palazzi della politica regionale e nazionale, ci sono fotografie che lo ritraggono con Berlusconi e Fini, con Papa Ratzinger, ha rapporti con Cuffaro e con Lombardo, ma ha buone relazioni con Forza Italia, Udc e Ncd. L’Anfe è un colosso della formazione, 700 dipendenti, dai primi anni del 2000 il volume d’affari è di circa 20 milioni all’anno di finanziamenti. Potente più dei potenti, capace di stoppare il presidente Crocetta che voleva tagliare fuori l’Anfe dalla distribuzione dei fondi per la formazione. Crocetta si è visto minacciare una crisi di Governo mentre Paolo Genco diventava presidente di “Forma Sicilia”, nato sulle ceneri di altri enti di formazione, e a Crocetta non è rimasto altro che sussurrare di lui come del nuovo “padrone della formazione in Sicilia”, capace di sopravvivere dopo i primi scandali. La storia dei 2 milioni di euro spariti tra il 2010 e il 2013 dalle casse dell’Anfe per comprare case, palazzi, ville al mare e terreni sembra essere solo la punta di un iceberg. La Guardia di Finanza indagando sugli affari di Paolo Genco ha letto i documenti dell’assessorato regionale alla Formazione scoprendo che in Sicilia dovrebbe esserci un esercito di formati invece che di perenni disoccupati. Il comandante del nucleo di polizia tributaria col. Michele Ciarla ci ha mostrato i numeri. “Nel 2010 sono stati assegnati 236 milioni, nel 2011 225 milioni, nel 2012 287 milioni, nel 2013 220 milioni. L’assessorato alla Famiglia tra il 2010 e il 2013 77 milioni di euro”. Soldi destinati all’Anfe e ad altre decine di sigle, associazioni e organizzazioni, per formare e avviare al lavoro migliaia di giovani rimasti al 90 per cento senza lavoro. Paolo Genco con una parte di quei soldi ha fatto l’immobiliarista, ma forse altri soldi li ha destinati anche a cose diverse dalla formazione professionale. Benefattore certo ma genco papanon con l’obiettivo di aiutare i disoccupati ma forse le casse della partitocrazia. “Non capiamo cosa aspetti la Regione Siciliana ad intraprendere una massiccia operazione di accertamento delle responsabilità all’interno del dipartimento Formazione, che per anni ha contribuito a rendere il settore della formazione siciliana il più truffato d’Europa”. L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao interviene in questi termini relativamente alla presunta truffa dei fondi per la formazione professionale all’Anfe. “Ora Crocetta esprime soddisfazione – ha detto Corrao – ma soddisfazione su cosa, dove sono stati i controlli? Come è possibile che la Regione non sapesse nulla del modo in cui venivano gestiti i fondi da quello che era considerato da tutti il re della formazione in Sicilia? Possibile che non abbia mai pensato di porre sotto la lente d’ingrandimento un ente che percepiva dai 15 ai 20 milioni di fondi ogni anno? Cosa ha fatto la Regione per prevenire le truffe nel mondo della formazione? Eppure bastava, per esempio, anche solo ascoltare i tanti dipendenti dell’Anfe che denunciavano di non essere stati pagati da mesi o analizzare i prezzi fuori mercato con cui l’ente di formazione acquistava beni e servizi usando il denaro pubblico. Quello della formazione è un settore martoriato dalle truffe e dalla mala politica, dove le vere vittime sono i dipendenti non pagati. Ora in 700 rischiano il posto di lavoro e restano al palo i giovani ai quali sarebbero dovuti andare i fondi per la formazione, per esempio i ragazzi in età molto giovane. Ricordiamo anche le altre indagini, per esempio sul sistema dei finti corsi di formazione che coinvolse Mister preferenze del PD in Sicilia Francantonio Genovese e l’altro deputato PD Riggio nel cosiddetto sistema genco orlandoGiacchetto che ci ha costretto – ha concluso Corrao – a restituire milioni di euro all’Europa”. “L’arresto di Paolo Genco è l’ennesima dimostrazione dello sperpero e delle ruberie del danaro pubblico sottratto alla collettività – ha detto Mimmo Cosentino segretario regionale di Rifondazione comunista – Si ripropone con urgenza la necessità di regionalizzare il settore, sottraendolo al mercato delle clientele e delle truffe che hanno visto finora sempre coinvolti ambienti politici e manageriali legati alla maggioranza di centrosinistra e all’opposizione di centrodestra”. Il procuratore aggiunto di Trapani, Ambrogio Cartosio sul contenuto dell’indagine è stato chiaro, “un saccheggio di denaro pubblico fatto con una mostruosa creazione di carti false”. Per questo la politica regionale qualche risposta dovrà darla, uscendo anche dal solito politichese. Crocetta si è detto soddisfatto sull’esito dell’indagine ma deve fare i conti con la nebulosa galassia che nonostante tutto continua a riguardare il mondo della formazione professionale siciliana. “Com’è possibile che 53 milioni di euro vengano erogati ad un ente senza alcun tipo di controllo sulla spesa da parte dell’amministrazione regionale?”. A chiederlo è stato Erasmo Palazzotto, deputato siciliano di Sinistra italiana alla Camera. “Se non saranno rilevate responsabilità penali dell’amministrazione regionale – ha continuato Palazzotto – dobbiamo considerare in ogni caso quelle politiche: negli ultimi quattro anni Crocetta ci ha raccontato di avere riformato la Formazione professionale, ma in cosa è genco finiconsistita questa rivoluzione se non ci si è nemmeno accorti di una truffa di questa portata? E anche l’Ncd dovrebbe fornire adesso spiegazioni, visto che i suoi deputati regionali erano arrivati a minacciare di uscire dalla maggioranza di governo dopo l’esclusione dell’Anfe dall’ultima graduatoria della formazione”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.