Appalti in mano a Cosa Nostra

Undici arresti, tre imprese sequestrate, opere pubbliche controllate da Messina Denaro

ermesUndici arresti, quattro misure cautelari in carcere e sette obblighi di dimora, tre imprese sequestrate e un altro duro colpo contro la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Ad infliggerlo è stata Squadra Mobile di Trapani che ha scoperto l’infiltrazione mafiosa anche nella maxi ristrutturazione dell’ospedale di Mazara del Vallo. La Procura antimafia di Palermo ha coordinato l’inchiesta condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Trapani. Quella condotta la scorsa notte è la prosecuzione dell’indagine “Ermes” quella che nell’agosto 2015 vide finire in manette i fedelissimi capi mafia e “postini” del latitante Matteo Messina Denaro. Adesso con l’odierno blitz denominato “Ermes 2” sono stati arrestati imprenditori che ottenevano appalti o sub appalti col sostegno di Cosa nostra.L’indagine ha confermato i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto dall’anziano ora sotto processo Vito Gondola, e quello di Castelvetrano e ha svelato gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del capo mafia Matteo Messina Denaro latitante dal giugno del 1993. Le misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Palermo hanno raggiunto, Carlo e Giuseppe Loretta, imprenditori, Angelo Castelli, Paola Bonomo, Filippo Siragusa (giornalista, obbligo di dimora), Andrea Alessandrino, Epifanio Agate (figlio del defunto boss di Mazara , Mariano Agate), Francesco Mangiarcina, Rachele Francaviglia, Nataliya Ostashko, Nicolò Passalacqua. Avvisi di garanzia sono stati notificati a Maria Grazia Vassallo, Vita Anna Pellegrino e Filippo Frazzetta. Settanta gli uomini della Polizia di Stato di Trapani, Palermo, Mazara del Vallo e Castelvetrano che sono stati impegnati nell’operazione. Alle 11 si terrà la conferenza stampa in Questura a Trapani per illustrare i contenuti dell’indagine.

Le attività di indagine di ERMES 2:

Gli odierni provvedimenti, frutto dell’attività d’indagine degli uomini della Squadra Mobile di Trapani, unitamente ai poliziotti della Squadra Mobile di Palermo e dei Commissariati di P.S. di Castelvetrano e di Mazara del Vallo, giungono nell’ambito delle più vaste e articolate attività d’indagine, avviate sin dal 2010 e concluse con l’operazione “ERMES”, aventi quale precipuo obiettivo la cattura del boss mafioso latitante MESSINA DENARO Matteo. In particolare, le indagini relative al sistema di comunicazioni riservate con il Matteo MESSINA DENARO avevano permesso di evidenziare quale figura di spicco il mazarese GONDOLA Vito il quale, al fine di assicurare al predetto latitante tutto il supporto necessario, si era avvalso, tra gli altri, del pieno sostegno dei mazaresi LORETTA Giovanni (già arrestato e condannato in primo grado per tali fatti), LORETTA Carlo, LORETTA Giuseppe (tutti fratelli), nonché dell’anziano CASTELLI Angelo.

LORETTA Giovanni, che era stato arrestato nell’operazione ERMES, aveva favorito gli incontri tra Vito GONDOLA e Pietro GIAMBALVO, Michele GUCCIARDI e Domenico SCIMONELLI.
Nella presente indagine, invece, erano LORETTA Carlo e LORETTA Giuseppe ad organizzare gli incontri con Vito GONDOLA; CASTELLI, dal canto suo, si adoperava per fare incontrare il GONDOLA con l’AGATE e con il LORETTA Carlo.

“ERMES 2” conferma, quindi, il pieno inserimento dei fratelli Loretta (Carlo e Giuseppe) e delle loro aziende (MESTRA E MEDIO AMBIENTE) nella famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Infatti, gli stessi, anche presso la sede della MESTRA in Mazara del Vallo, organizzavano incontri e riunioni con i noti GONDOLA Vito, CIMAROSA Lorenzo, GIAPPONE Vincenzo, GIGLIO Sergio, LOMBARDO Ignazio e MARINO Baldassare.

Fondamentale per lo sviluppo della predetta indagine è stato il summit mafioso documentato da questa Squadra Mobile la mattina del 02 Marzo 2010 nelle campagne tra Mazara del Vallo e Castelvetrano.

Nell’occasione, si aveva avuto modo di accertare, senza ombra di dubbio, la presenza del vecchio capo decina MAROTTA Antonino (poi deceduto in data 03/04/2013 e ritenuto fino alla sua morte il reggente della cosca mafiosa castelvetranese) e del GONDOLA Vito, inteso “Coffa”, nei fatti il reggente della cosca mazarese, incontro che certamente era stato concordato anche a seguito del diretto volere del boss mafioso latitante MESSINA DENARO Matteo.

All’incontro aveva presenziato pure il pregiudicato mafioso mazarese LORETTA Carlo, che aveva accompagnato il GONDOLA, ed il cugino di MESSINA DENARO Matteo, FILARDO Giovanni, poi arrestato proprio nell’ambito dei fermi emessi dall’A.G. nel citato progetto GOLEM 2 del 12/03/2010.

Era chiaro che un così importante vertice dei maggiori rappresentanti delle cosche di Mazara e Castelvetrano altro non poteva trattare che la spartizione dei proventi derivanti dall’esecuzione di remunerativi appalti che, come accertato nell’ambito dell’operazione EDEN del 2006, avevano per oggetto la costruzione di un parco eolico in territorio di Mazara del Vallo denominato “Vento di Vino”.

La partecipazione all’incontro del LORETTA Carlo, pregiudicato mafioso mazarese allora sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S., e del FILARDO Giovanni, era finalizzata a stabilire le quote di partecipazione all’esecuzione del citato appalto, di cui il FILARDO era il formale contrattista con la ditta CEDELT SpA.

Sui lavori del parco eolico, che si svolgevano nel territorio di Mazara del Vallo, “vigilava” il boss Vito GONDOLA, reggente di quel mandamento.
Lo stesso GONDOLA era intervenuto per dirimere un contrasto fra i LORETTA, da un lato, e CIMAROSA – LO SCIUTO, dall’altro e che aveva riguardato proprio la spartizione dei lavori fra la famiglia di Castelvetrano e di Mazara del Vallo.
L’attività investigativa eseguita aveva permesso di accertare che i LORETTA erano direttamente impegnati nella gestione di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti e il recupero ambientale e per lo smaltimento di rifiuti speciali (quali ad esempio l’amianto).
L’azienda è la MATERIALE EDILE SCAVI TRASPORTI RECUPERI AMBIENTALI S.R.L., (MESTRA) e i suoi soci sono VASSALLO Grazia Maria, coniuge di LORETTA Giuseppe e PELLEGRINO Vita Anna, moglie del LORETTA Carlo. La citata discarica agiva in regime di assoluto monopolio, non essendo state concesse altre licenze similari ed era in grado di condizionare, slealmente, le attività connesse alla edilizia pubblica e privata sul territorio di Mazara del Vallo.

La sede della ditta MESTRA era teatro di diversi incontri fra boss mafiosi organizzati dai fratelli LORETTA.

La forza e la pericolosità del sodalizio mafioso mazarese emerso dalla presente indagine si evidenzia, poi, da un dialogo intercettato tra il GONDOLA Vito ed il suo più fidato sodale, LORETTA Carlo. I due infatti, sorpresi a discutere all’interno di una autofficina di Mazara, apparivano in grado di avvalersi, direttamente e o indirettamente, di uomini infedeli dello stato al fine di carpirne segreti investigativi, eludere e salvaguardare gli interessi economici propri e del sodalizio criminale. Il LORETTA Carlo, infatti, era riuscito a sapere che nei suoi confronti erano in corso accertamenti finalizzati proprio al sequestro della ditta MESTRA “io ora accerto se sono le misure di prevenzione o se è un accertamento che stanno facendo … a Palermo”.

Numerosi sono gli incontri avvenuti nel corso delle indagini all’interno dell’autolavaggio del CASTELLI Angelo a Mazara del Vallo. In tali occasioni, il GONDOLA ed il LORETTA Carlo, alla presenza del citato CASTELLI, venivano sorpresi a discutere dell’esecuzione di alcuni sub-appalti a Mazara ed in particolare alcune opere di sbancamento nei pressi della frazione balneare di Tonnarella, ovvero all’interno del costruendo ospedale di Mazara del Vallo.

L’impresa dei Loretta, la MESTRA, partecipò illeggittimamente, come riconosciuto dallo stesso GIP, anche alla ristrutturazione dell’ospedale di Mazara, inizata nel 2013.

Dopo che nel febbraio 2014 la Prefettura di Trapani emise interdittiva antimafia nei confronti della MESTRA, che veniva così definitivamente estromessa dall’esecuzione dei predetti lavori all’interno dell’Ospedale di Mazara si verificarono alcuni atti intimidatori nei confronti delle ditte che si apprestavano a contrattare con la CONS.COOP. per l’esecuzione di lavori in sub-appalto in sostituzione della MESTRA. In particolare, la ditta BRUCCOLERI di Como e la ditta TERRITORIO PULITO di Mazara, nel mese di marzo del 2014 subirono minacce ed attentati incendiari ad opera di ignoti per costringere a non concorrere all’assegnazione dei lavori.

Per aggirare l’interdittiva antimafia ricevuta dalla MESTRA, i LORETTA decisero di creare una società cooperativa, la MEDIO AMBIENTE.
A tale scopo, i Loretta coinvolgevano, nell’operazione, due dipendenti della MESTRA, BONOMO Anna e ALESSANDRINO Andrea e SIRAGUSA Filippo, già dipendente di imprese operanti nel settore smaltimento rifiuti nonché giornalista collaboratore del quotidiano “GIORNALE DI SICILIA”.

Lo stesso Siragusa, da qualche tempo, collaborava con la MESTRA nel procacciare attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi ma anche la dismissione di manufatti di amianto.

Il 01/09/2014 veniva costituita la MEDIO AMBIENTE Società Cooperativa, i cui soci, inizialmente, erano proprio i predetti BONOMO, ALESSANDRINO e SIRAGUSA. L’azienda ben presto acquisiva tutte le prescritte autorizzazioni per accedere agli appalti pubblici nonché per poter richiedere, di volta in volta, le autorizzazioni sanitarie per la rimozione dei materiali pericolosi.

E’ in tale contesto che emergevano le interessenze oltre che del LORETTA Giuseppe, anche del LORETTA Carlo, il quale, come sopra ben specificato, aveva sollecitato il fratello nell’apertura di un conto corrente bancario intestato alla MEDIO AMBIENTE.

Le intercettazioni telefoniche, eseguite a carico dei soci della predetta cooperativa MEDIO AMBIENTE, permettevano di confermare l’interesse del SIRAGUSA Filippo alla gestione della predetta impresa accanto ai Loretta. L’indagine ha accertato che il Siragusa era perfettamente a conoscenza dello spessore criminale dei Loretta e del perché era stata costituita la Medio Ambiente.

Il SIRAGUSA durante una serie di incontri con il LORETTA Giuseppe aveva cercato di delineare le strategie di mercato per far “decollare” la nuova società della quale era socio e della quale, per circa un mese dopo la costituzione, era stato anche amministratore. Lo stesso, peraltro, si prodigava al fine di far confluire verso la MEDIO AMBIENTE alcune commesse, che già aveva procacciato per conto della MESTRA.

Nel corso delle attività investigative eseguite risaltava anche, in tutta la sua gravità, come la MESTRA violava le prescrizioni di sicurezza durante l’esecuzione di alcuni lavori con la compiacenza di professionisti locali. Ciò è accaduto, ad esempio, in data 21/11/2014, allorquando Carlo LORETTA aveva subito un grave incidente sul lavoro. Nell’occasione, con la complicità del commercialista di Mazara, FRAZZETTA Filippo, oggi indagato, fu regolarizzata la posizione lavorativa del LORETTA Carlo sia presso l’INPS che l’INAL, permettendo poi allo stesso di poter percepire le indennità previste nei casi di infortunio sul lavoro.

L’indagine ERMES 2 documentava anche i rapporti e gli incontri tra il GONDOLA Vito ed AGATE Epifanio, figlio del noto boss deceduto Agate Mariano.

Nel corso della presente indagine erano emersi rapporti di frequentazione tra il citato AGATE Epifanio e il CASTELLI Angelo (uomo di fiducia del GONDOLA).
Era proprio il Castelli a organizzare gli incontri tra il GONDOLA e l’AGATE Epifanio.

L’attualità dei contatti tra GONDOLA ed Epifanio AGATE ed altri sodali ha dimostrato l’interesse della cosca ai problemi economici attuali della famiglia Agate specie dopo il sequestro della Calcestruzzi Mazara, loro azienda.

Dall’indagine è emerso che, l’AGATE Epifanio, al fine di sfuggire ai rigori della normativa di prevenzione antimafia, aveva intrapreso un’attività lavorativa nel campo della vendita di prodotti ittici congelati insieme al noto MANGIARACINA Francesco, mazarese, cognato del collaboratore di Giustizia SINACORI Vincenzo. Peraltro, tale unione aveva destato meraviglia e critiche nell’ambiente mafioso di Mazara, dovute proprio alla “scomoda” parentela del Mangiaracina con il Sinacori.

I predetti avevano intestato le quote della MY LAND in parti uguali alle rispettive consorti, FRANCAVIGLIA Rachele e OSTASHKO Natalyia. Era l’AGATE Epifanio, tuttavia, che si occupava personalmente dell’amministrazione dell’azienda mentre il MANGIARACINA, ben inserito nel campo della vendita dei prodotti ittici, aveva il compito del rifornimento della merce nonché del reperimento dei grossisti a cui rivenderla.

Nel tempo, però, erano insorte delle problematiche di carattere ammnistrativo e nei rapporti con le banche che avevano costretto i soci originari a intestare il 95% del pacchetto azionario delle quote della MY LAND alla OSTASHKO e il restante 5% a PASSALACQUA Nicola, uomo vicino all’AGATE, nominato, per questo, amministratore della MY LAND.

Nell’ottobre del 2015 poiché ormai i rapporti tra i soci si erano completamente deteriorati, i coniugi MANGIARACINA-OSTASHKO decidevano di uscire dalla società ma tale operazione non poteva completarsi sia a causa delle esposizioni bancarie che dei debiti accumulati con i fornitori e delle minacce dell’Agate.

ERMES 2 ha disvelato, ancora una volta, il tradizionale interesse delle famiglie mafiose di questo territorio verso il sistema degli appalti il cui controllo passa, generalmente, o attraverso imprese gestite direttamente da affiliati (è il caso della MESTRA) oppure attraverso imprese che vengono “fagocitate” da “cosa nostra” con l’immissione di capitali illeciti (è il caso della My Land) o ancora attraverso il metodo dell’intestazione fittizia di beni a persone insospettabili (è il caso della Medio Ambiente).
Aver sequestrato tre aziende produttive nella disponibilità della cosca di Mazara del Vallo contribuisce a sottrarre denaro contante e “luoghi” per ripulirlo alla criminalità mafiosa e elimina dal mercato soggetti economici in grado di condizionare gravemente la libertà degli appalti e le regole della concorrenza.
L’indagine, infine, ha confermato i saldi contatti tra il clan mazarese e quello di Castelvetrano e gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante MESSINA DENARO al quale il GONDOLA si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte.
A conclusione dell’operazione “ERMES 2”, in data 15/12/2016 il Gip di Palermo, D.ssa Gabriella Natale, su richiesta della DDA di Palermo, ha emesso Ordinanza di applicazione di Misure Cautelari Personali e contestuale decreto di sequestro preventivo nei confronti delle sotto elencate persone.
Applicazione della Misura Cautelare in Carcere

• AGATE Epifanio, nato a Mazara del Vallo il 13/11/1973, per attribuzione fittizia di beni a tezri (quote delle società mazaresi My Land e Fishmar) e estorsione aggravata dal metodo mafioso
• LORETTA Carlo Antonio, nato a Ville de Tourconing (Francia) il 13/06/1966, e LORETTA Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 08/04/1980, per associazione mafiosa e attribuzione fittizia di beni a terzi (quote della società MESTRA e MEDIOAMBINTE)

• CASTELLI Angelo, nato a Mazara del Vallo il 22/04/1945, per favoreggiamento all’associazione mafiosa di Mazara del Vallo e Castelvetrano.

Applicazione della misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza

• ALESSANDRINO Andrea, nato a Mazara del Vallo il 15/06/1973, SIRAGUSA Filippo, nato a Castelvetrano il 05/10/1961, BONOMO Paola, nata a Mazara del Vallo il 17/07/1989, per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la società MEDIOAMBIENTE);
• FRANCAVIGLIA Rachele, nata a Palermo il 30/06/1983, MANGIARACINA Francesco, nato a Mazara del Vallo il 05/04/1973, OSTASHKO Nataliya, nata a Engels (Federazione Russa) il 06/10/1977, PASSALACQUA Nicolò, nato a Mazara del Vallo il 09/02/1968, per attribuzione fittizia di beni in concorso (per la società My LAND e Fishmar).

In calce alla predetta Ordinanza di applicazione di Misure Cautelari personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo di alcuni beni e/o proprietà a carico degli indagati:

• Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società MESTRA srl con sede in Mazara del Vallo
• Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società cooperativa MEDIO AMBIENTE con sede in Mazara del Vallo
• Capitale sociale e complesso dei beni aziendali riferibili alla società MY LAND srl con sede in Mazara del Vallo

CONDIVIDI
Commenti Facebook
Articolo precedenteSurdi: “con noi niente piu contributi a pioggia”
Articolo successivoNatale: imparare a vivere “in mezzo alla gente”
Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.