Operazione “Ebano”: mafia, appalti e “piccioli”

Blitz antimafia a Castelvetrano, due arresti, imprenditori interdetti, funzionari pubblici indagati

1414050303-0-due-arresti-e-due-denunce-dei-carabinieri-a-castelvetranoIn carcere questa mattina è finito l’imprenditore di Castelvetrano Rosario “Saro” Firenze, classe 1971. Sarebbe stato l’imprenditore “preferito” dal padrino in gonnella, Patrizia Messina Denaro, detta “a curta”, in carcere da qualche anno, sorella del super latitante Matteo Messina Denaro, 54 anni, ricercato dal 1993, capo della mafia trapanese, condannato per delitti e stragi, e che con le mani sporche di sangue ha plasmato la nuova mafia, la Cosa nostra 2.0, quella che inabissata ha dato di se l’impressione di essere sparita. Ma non è così. Lo hanno ulteriormente dimostrato i carabinieri del comando provinciale di Trapani che stanotte assieme ai Ros hanno arrestato Firenze e il geometra Salvatore Sciacca, classe ’73, posto agli arresti domiciliari su ordine del gip del Tribunale di Palermo. I carabinieri del colonnello Stefano Russo, comandante provinciale dell’arma e del maggiore Antonio Merola, comandante del reparto operativo provinciale hanno inoltre notificato quattro ordinanze interdittive nei confronti di altrettanti imprenditori sempre di Castelvetrano, Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano, Fedele D’Alberti e Filippo Tolomeo. Avvisi di garanzia per i messina-denaro-patriziafratelli di Saro Firenze, Giovanni e Massimiliano. Altri due avvisi di garanzia sono stati notificati a due funzionari dell’ufficio tecnico comunale di Castelvetrano. Proprio questa mattina le perquisizioni disposte dalla Procura antimafia di Palermo hanno anche riguardato l’ufficio appalti del Comune belicino. Le ipotesi di reato contestate vanno dall’associazione a delinquere di tipo mafioso, alla fittizia intestazione di beni e turbata libertà degli incanti. Le indagini sono cominciate nel gennaio 2014 e lo scorso autunno la Dda di Palermo ha chiesto al gip l’emissione dell’odierna ordinanza di custodia cautelare. L’operazione denominata “Ebano” non è altro che uno dei capitali della “caccia” al latitante Matteo Messina Denaro. Indagini che si sono arricchite con la collaborazione dell’imprenditore Lorenzo Cimarosa, imparentato con i Messina Denaro. E’ stato anche lui a parlare di Firenze. Dapprima nei colloqui intercettati con i suoi familiari quando ancora non collaborava con i pm, poi davanti ai magistrati ne ha ulteriormente delineato il ruolo, spiegando che Patrizia Messina Denaro si fidava di Firenze perché i due erano “compari”. Anche per queste “rilevazioni” Saro Firenze nel 2013 è stato raggiunto da una ordinanza interdittiva della prefettura, ma ciò nonostante ha continuato a gestire e controllare appalti, grazie ai fratelli e ai quattro imprenditori oggi con lui indagati.Le gare di appalto controllate sarebbero quelle relative a lavori firenze-rosariofognari, stradali e demolizioni: la realizzazione della condotta fognaria nella via Maria Montessori, i lavori di manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nell’anno 2014 e i lavori di demolizione di fabbricati fatiscenti all’interno dell’ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. Riusciva inoltre ad aggiudicarsi sub appalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all’interno dell’ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, essendo appartenente a Cosa Nostra, faceva assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo in maniera fraudolenta sulla presentazione delle percentuali d’offerta a base d’asta. In questo modo Rosario Firenze da anni riusciva, attraverso questo modus operandi, ad essere uno degli imprenditori edili di riferimento di Cosa Nostra nel territorio del Belice, versando periodicamente ingenti somme di denaro alla famiglia anagrafica di Matteo Messina Denaro, per il sostentamento della latitanza e delle esigenze della famiglia mafiosa. I rapporti con gli uffici comunali venivano poi a quanto pare garantiti dal geometra Salvatore Sciacca, ufficialmente dipendente di una impresa dei fratelli Firenze. Oggi è anche scattato il sequestro di due imprese, la Concordia Costruzioni e la Multicostruzioni, sotto sequestri automezzi sciacca1e immobili per un valore di circa 6 milioni di euro. Il nome di Rosario Firenze era emerso per la prima volta nel novembre 2014 quando la Regione revocò a Firenze la concessione all’utilizzo che si protraeva dal 2006 di una cava di inerti in contrada Calviano, il decreto fu firmato dall’allora assessore regionale all’Energia, Salvatore Calleri. Nonostante quel provvedimento però le impresa di Firenze continuò a essere compresa tra le imprese di fiducia del Comune di Castelvetrano. La questione l’abbiamo posta come domanda al sindaco Errante, e all’epoca ci rispose dicendo che doveva approfondire l’argomento e che comunque l’elenco era gestito direttamente dai funzionari dell’ufficio tecnico.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.