La favola delle Regie Trazzere di Sicilia. CAPITOLO IV – PARTE VII – Il giornale di viaggio fatto in Sicilia dall’Abate Paolo Balsamo 1808. Da Caltanissetta a Chiaramonte.

Di Antonino Messana

Continua l’avventuroso viaggio dell’abate Balsamo che questa volta attraversa le seguenti città e loro territori: Caltanissetta, Pietraperzia, feudo Briemi, San Michele Ganzaria, Caltagirone, Regalsemi, Monterosso e Chiaramonte. Le strade sono pessime e solamente Monterosso possiede buona pastorizia e bei terreni coltivati.

CALTANISSETTA


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I nostri autori lasciano il feudo di Chibò dopo aver pranzato. Percorsi appena un miglio di strada odono uno squillo di tromba. Erano banditi travestiti da soldati appartenenti alla compagnia di Butera detti volgarmente Barricelli.

Sotto Portella dei Mocini uno dei muli inciampò (forse in un grande masso o in una grande buca) tanto che la lettiga si ribaltò provocando una leggera ferita al signor Tommasi. Dai feudi Mocini e Carisi i due viaggiatori arrivarono i contrada Scifitelli. Qui la campagna è deserta e triste, tanto che esistono molte gole favorevoli al brigantaggio. La più famosa è la gola del lupo.

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Veduta di Caltanissetta-Altitudine m. 568 s.l.m.

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Arrivarono a Caltanissetta a notte inoltrata, esattamente alle ore 23.

Qui il Professore con tanta soddisfazione incontra un congruo numero di suoi ex studenti che hanno tanto apprezzato le sue lezioni di Economia Rurale e pubblica economia.

Caltanissetta conta 16.000 abitanti è bella ricca e animata con qualche piazza, alcune strade, chiese ed edifici apparescenti. La Contea conta di 2.000 salme ed appartiene ai Principi di Paternò. La coltivazione è ricca di cereali, legumi, mandorle, cantaridi (forse insetti?), vino e 1.500 buoi di ogni razza.

I nostri autori lasciarono Caltanissetta il giorno 16 alle ore 9 e si avviarono verso Pietraperzia. Fino al fiume Salso la strada era pericolosa e cattivissima con terreni magri e argillosi. Valicarono con tanta ansietà il torrente che divide le due Valli: Mazara e Noto.

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PIETRAPERZIA

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Veduta di Pietraperzia-Altitudina m. 476 s.l.m.

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Buona parte del territorio di Pietraperzia comprende il territorio di Barrafranca e l’intera campagna non è particolarmente fertile, ma bella di aspetto. Il Professore ed il Tommasi fecero una sosta al feudo di Briemi per prendere cibo e riposarsi qualche ora. Nel riprendere il viaggio l’oste dice loro che il giorno precedente una banda di ladri in quelle zone hanno fatto un grande furto e c’era in giro una numerosa e disperata compagnia di ladri.

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Da BRIEMI (Feudo) a S. MICHELE

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Da Briemi fino a S. Michele i terreni sono pianeggianti e la strada che percorrono in buona parte rientra nel territorio di Piazza (Armerina). L’Abate ed il Tommasi trascorrono la notte a S. Michele. Il territorio è un Ducato ed appartiene ai Principi di Montevago. La popolazione è poco meno di 3.000 abitanti.

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CALTAGIRONE

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 La carta evidenzia le due strade allora in costruzione la SS.117 VIA PER TERRANOVA (GELA) e quella per Caltagirone che attraversa il feudo Scala (Monte Scala segnato in mappa).

Scala è un fondo tra S. Michele e Caltagirone. Il Terreno in massima parte non è fertile e non produce frutti, è ricoperto di sassi e conformato da precipizi. Nel salire verso la città i due viaggiatori vedono un ponte costruito sopra un vallone che a colpo d’occhio sembra che volesse crollare ad ogni istante.

CALTAGIRONE OGGI – ALTITUDINE M. 608.

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Caltagirone è una bella città abitata da ricche e lussuose famiglie ornata da piazze e strade, edifici ed opere pubbliche. La popolazione è formata da 20.000 abitanti. Possiede un mercato, una prigione,  un teatro fuori città destinato al passeggio e due magnifiche strade: una si innesta con la consolare e l’altra arriva a Terranova (Gela). La strada per Gela è segnata nella carta stradale e porta l’indicazione SS117. Sarebbe doveroso rintracciare la strada consolare.

Ho preso contatto con la Biblioteca comunale del luogo, ma non mi hanno  saputo dare alcuna notizia. Per non perdere il filo o la memoria,  ripropongo intanto la mappa secondo l’Itinerario di Antonini per evidenziare la strada Catania-Agrigento con le seguenti stazioni Capitoniana, Philosofiana, Calloniana, Corconiana, Agrigento. Poi riporto la mappa di Tesoriere  con le strade sia della tabula Peutingeriana che dell’Itinerario di Antonini ed l’ipotetico percorso dei paesi e contrade attraversate dalla Catania-Agrigento (Vedi capitolo I-parte Vii, pubblicato il 31 ottobre 2015). Secondo Tesoriere la strada è sorta tra il 300 ed il 330 d.C. e toccava soltanto nuovi raggruppamenti agricoli al centro dei latifondi. L’intero percorso non è indicato come strada consolare, come sostiene l’Abate. Tuttavia, come vedremo tra poco,  la strada in parola passava al di sotto di Caltagirone. Pertanto, l’asserzione del Balsamo potrebbe costituire prova dell’esistenza, nei paraggi di Caltagirone della strada romana  e convalida l’ipotesi del tragitto sotto riportato.

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FONTE:poliremi.altervista.org/punici2htmi  (IV L’ESERCITO DI CARTAGINE)

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Le mappe indicano le stazioni indicate solamente nell’Itinerarium di Antonini. Lo stralcio è solo un ingrandimento per maggiore legibilità. Sono indicate con puntino rosso le stazioni Capitoniana, Philosofiana, Calloniana, Petiliana e Conconiana.

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MAPPA DI GIUSEPPE TESORIERE RIELABORATA DALL’ARCHITETTO VERA MESSANA

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Le linee tratteggiate di colore viola indicano i tracciati integrativi della tabula Peutingeriana indicati nell’itinerium di Antonini.

Come mostra la mappa del Tesoriere l’Itinerarium, come pure la precedente mappa, prevedono due tracciati: il primo è: Catania, Capitoniana, Philosofiana, Calloniana, Cosconiana, Agrigento.  riportato come itinerario VI; il secondo, come scrive Tesoriere, certamente più antico, dipartendosi da Philosofiana, toccava Petiliana prima di raggiungere Agrigento.  Nelle mappe la biforcazione è chiara e i due tracciati formano una impropria ellisse. Per seguire la citazione della strada romana del nostro Balsamo riporto testualmente una nota di Tesoriere dimostrativa dell’esistenza di una via Consolare (forse impropriamente chiamata) nei pressi di Caltagirone. Tesoriere scrive a pagina 35:”Altri autori considerano la massa Capitonianis in territorio di Palagonia, per cui il tracciato verrebbe così definito: Catania-Palagonia-Valle dei Margi (sotto Caltagirone)-San Michele Ganzaria-Philosofiana (fra Piazza e Mazzarino) e successivamente la biforcazione.

Questo percorso è grosso modo confermato con numerosi dettagli, ben documentati, da una recente pubblicazione dell’archeologa Elisa Bonacini “IL TERRITORIO CALATINO NELLA SICILIA IMPERIALE E TARDO ROMANA (che gentilmente mi ha inviato) facendo anche riferimenti agli adattamenti (come scrive l’autrice) settecenteschi a Trazzere Regie e le loro trasformazioni nelle attuali strade statali. Riporto un brano molto significato per rimarcare l’importanza dell’opera per la viabilità interna della Sicilia. Pagine 101-102 – “Il percorso di penetrazione più agevole e diretto per inoltrarsi verso la Sicilia centrale dalla Piana di Catania non poteva non essere costituito dalla Valle dei Margi, che sembra quasi una naturale prosecuzione della Piana stessa (Giuffrida 1980:478) e ‘via di continuo traffico civile e militare(Adamesteanu 1962:168)…Punto essenziale della viabilità oggi come nelle epoche più antiche appare il crocevia, posto subito al di là della contrada Monaci ai piedi della Rocchicella. Da qui si può procedere verso Borgo Pietro Lupo a Nord-Ovest ed infine proseguire lungo entrambe le sponde del Caltagirone-Margi, attualmente percorrendo la SS 417 a Nord e la SS 385 a Sud, (le due strade sono ben visibili nella mappa stradale sopra riportata) pedemontana l’una, di pianura l’altra. Buona parte del territorio compresi fra i moderni centri di Ramacca, Palagonia, Mineo e Caltagirone era attraversato da questa importante viabilità, la cui antichità è indubbio, anche per la presenza di insediamenti di ogni epoca posti lungo il suo percorso.

 Se mi è concesso aggiungo che questi antichi percorsi sono considerati dalla preminente letteratura sentieri trasformati in strade dai Romani in età imperiale (330 d. C.) e in epoca settecentesca come scrive Bonacini (meglio a partire dal 1950) buona parte trasformate in Regie Trazzere ove in quel territorio scarseggiavano ed a maggior ragione nei millenni,  animali e popolazioni. Nel 1808, come scrive Paolo Balsamo, Caltagirone contava al suo passaggio 20 mila abitanti con scarsa pastorizia.

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San Michele Ganzaria l’abbiamo incontrato, e sta ad Ovest sopra Caltagirone; mentre Valle dei Margi che è un grande feudo e prende il nome fiume Caltagirone (segnato in mappa) si estende fino a Granmichele a Sud Est di Caltagirone. Quindi è certo che alla periferia di Caltagirone c’era la strada romana citata dal Balsamo.  Solo studi ancora più particolareggiati sul territorio, come quelli sopra citati dell’archeologa Bonacini potranno riconfermare per molti versi  l’esistenza delle strade romane larghe appena metri 4, chiaramente a danno delle numerose Regie Trazzere allargate artificialmente a 38 metri circa. La carta stradale sopra riportata da’una chiara visione di quanto scritto sopra.

L’agricoltura è infelice e la pastorizia è scarsa. I campi vengono arati con muli o con pochi buoi nologgiati da certi distretti al di la di Cesarò. Un branco di vacche appartenevano ad un solo proprietario il cavaliere Aprile, era più lucroso il commercio dei maiali.

            Caltagirone, come scrive il nostro autore, non è come quella che potrebbe e dovrebbe essere. La contrada è stata la più colpita di ogni altra contrada del Regno a causa, tra le altre, dei tristi raccolti degli ultimi anni. Anche l’esensione di ogni peso d’imposta ha determinato la crisi.  Il Balsamo sostiene, con frase interrogativa, che una moderata tassazione e l’impiego delle somme introitate dal Comune nel costruire le strade migliorebbero l’economia del paese. Il territorio ha un’estensione di 21.000 salme di Palermo di cui 16.000 appartengono alla stessa comunità che ha un’entrata di 30.000 once. Qualche mordace abitante ha criticato l’operato del Governo e dei Ministri, quando invece il territorio si è popolato ed arricchito di agricoltori, di case rurali, piantagioni per tanti e molti altri miglioramenti pubblici.  Anche le entrate  pubbliche sono aumentate di 2.600 once destinate alla costruzione delle strade fin dal 1802. Con tanti vantaggi le  lamentele e le indiscrezioni su sbagli o lievi colpe non inficiano e non creano danni.

Gli abitanti non manifestarono posture allegre, tanto che diaciassette anni prima l’Abate se li ricordava più vivaci e giocondi.

Il 18 i due viaggiatori lasciano Caltagirone per raggiungere Monterosso. Attraversano la contrada di Regalsemi, appartenente alla comunità di Caltagirone, dato in enfiteusi per volere del Re 18 anni indietro. Prima di questa data il territorio era solitario e deserto ed un terzo incolto; adesso è cambiato di aspetto ed è ricco.

Nel proseguire si fermano a metà del giorno in contrada Sciri ed il caldo cocente li obbliga a ricoverarsi in vecchie e sporche camere. La contrada è inospitale.

Dopo cinque o sei miglia da Sciri il suolo è arenoso e grasso. I viaggiatori attraversano tremendi precipizi ed il Signor Tommasi se ne spaventò influenzando anche il compagno professore. Queste catastrofiche sensazioni li accompagnarono fino a Monterosso, sotto un sole bruciante ed insopportabile, una campagna tediosa e spopolata ed una strada disastrosa, pietrosa, erta e con numerose giravolte che conduce all’abitato.

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CONTRADA REGALSEMI

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CONTRADA SCIRI

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MONTEROSSO

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MONTEROSSO ALMO – altitudine m. 701

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Monterosso ha poco meno di 4.000 abitanti ed è situato lungo la cresta di un monte.

L’aria è assai fredda, ma di buona salute. Le strade, le piazze, le case, i templi e le botteghe mostrano poca ricchezza.  Solo quattro famiglie sono raffinate e benestanti. I corpi degli uomini e donne sono sodi e muscolosi però hanno posture ,mostrano docilità, bonta’ di cuore, poca vivacità ed energia di comprensione.  La campagna è estesa poco più di 1.260 salme di Palermo e posseduta in enfiteusi ed assegnata a piccoli e grandi proprietari. Essa è arida, ripida e sassosa. Però è ben coltivata con campicelli contornati di siepi e sassi e le parti scoscese sostenute da ciglioni. La coltivazione copre salme 276 in pascoli, la restante parte a vigne, alberi, legumi, lino, maggese e, infine,  frumenti per 276 salme. La pastorizia è composta: di 1.400 tra buoi e vacche; capi 4.000 tra pecore e capre. Questi animali per poco tempo vivono nelle vicine campagne fuori dal territorio,  ma di proprietà dei coltivatori di Monterosso. Quindi, c’è transumanza chiaramente per brevi percorsi.

Il paese è sul cocuzzolo della montagna a 700 metri di altitudine, come mostra l’attuale foto sopra riportata.  Pertanto, lo spostamento del bestiame potrebbe avvenire solo nei periodi di nevosi (a quell’altezza sicuramente saranno rari), dove i pascoli sono più rigogliosi perché appartenenti ai pastori di Monterosso. Il Balsamo biasima coloro i quali non si dedicano, alla pastorizia in quei territori di piccola estensione per evitare spostamenti di animali in terre straniere vicine. Auspica che i pastori di Monterosso siano da esempio per questi ultimi. Non accenna a strade armentizie e neanche al fenomeno della transumanza.  L’accenno di cui sopra alla transumanza è solo una mia deduzione.

La città sopravvive soprattutto per il grano e l’allevamento del bestiame.

Il giorno 20 i due viaggianti lasciarono Monterosso diretti a Chiaromonte. A metà strada la contrada è nuda e deserta ed il suolo è sottile, secco, pietroso e calcareo. Tuttavia i nostri personaggi non provarono disagio nell’attraversare quei colli in natura primitivi non ingentiliti dalla mano dell’uomo. Nel corso del viaggio di 12 miglia il diletto terminò con il capovolgimento della lettiga e i due buscarono un forte dolore.

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CHIARAMONTE

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CHIARAMONTE (oggi Chiaramonte Gulfi). Altitudine m. 668 s.l.m.

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Entrarono a Chiaramonte la sera in mezzo ad una folla di un popolaccio che gridava con parole non comprensibili, tanto che non capirono lo scopo delle grida. L’aria è molto fine. I nostri personaggi dormono nella stessa camera, quando il Balsamo viene svegliato da un calpestio e s’accorse che un uomo si avvicinava al letto dell’amico, indi alzò la voce e mise mano alla pistola; quell’uomo subito si allontanò.

            La città sorge al centro di una collina, molto fredda in inverno nonostante la buona latitudine. La chiesa parrochiale assieme  a quattro case sono lussuose e vi abitano pochi gentiluomini nobili. Il resto come piazze, strade, edifici, qualità di vettovaglie anche nel vestire dimostrano mediocrità e decadenza. Vi abitavano infine, 300 mendicanti. La popolazione conta di 7.000 persone ed è diminuita nel corso degli ultimi 10 anni a causa della scarsa produzione agricola. L’intero territorio è di 4.150 salme e non è molto fertile. L’allevamento del bestiame è scarso composto da 250 buoi e vacche, 300 mule e 2.000 pecore.

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Chiaramonte è denominata il balcone della val di Noto a causa della sua altezza che gode del più nobile panorama.

Il giorno 22 lasciano Chiaramonte per avviarsi a Vittoria. La strada molto bella corre nella pianura ed il suolo è sabbioso.

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             Antonino Messana

La prossima puntata verrà pubblicata Sabato 14 Gennaio 2017.

Bibliografia

Balsamo Paolo-GIORNALE DEL VIAGGIO FATTO IN SICILIA e particolarmente nella contea di Modica – Stamperia Reale – Palermo 1809. Costodito dalla Biblioteca Fardelliana di Trapani collocazione XXXIV C 29.

-Uggeri Giovanni – La viabilità della Sicilia in età romana. Galatina: M. Congedo 2004.Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione 3.46.9.15.

-Tesoriere Giuseppe – Viabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860),Zedi Italia, Palermo 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 422.P2.26 – Università di Palermo.

-Bonacini Elisa – Il territorio calatino nella Sicilia imperiale e tardoromana. BAR internation series 1694, 2007

-Mappa stradale – Editore Liberia Geografica-Novara 2016.

 

 

 

 

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