La platea del presidente Renzi

Il premier delinea a Trapani la strategia per ripartire dopo anni di dissesto, ma i responsabili erano in platea anche loro ad applaudire

20161022_135746Pane al pane e vino al vino? E’ sempre stato il nostro stile. E a proposito della fulminea visita a Trapani del Presidente del Consiglio Matteo Renzi non vogliamo essere da meno. La prima cosa. Le parole del presidente Renzi ci sono piaciute, il problema è adesso dire se ci crediamo davvero. Precisiamo. Non è che per noi è un problema dirlo, il fatto è che a vedere certo pubblico in platea , certuni che si sono spellati le mani ad applaudire , che hanno dato di gomito per riuscire a farsi un selfie con il premier, ci sorge un dubbio così forte che ci porta a dubitare sul fatto che gli intenti possano concretizzarsi.

Abbiamo la netta impressione che il presidente Matteo Renzi non sia stato informato su chi sono i politici trapanesi, perché se avesse saputo o se sapesse probabilmente a più di qualcuno dovrebbe chiudere la porta e negare abbracci e foto. Ieri all’Ariston abbiamo visto tanta gente davvero interessata a conoscere le intenzioni del presidente per questa terra, e ci dispiace che tanti sono rimasti fuori, ma abbiamo anche visto una serie di politici che hanno la responsabilità di avere preso in giro per anni questa stessa gente. Politici che hanno responsabilità su fiumi di soldi finiti nella tasche di abbuffini e anche assassini, protagonisti di una mai terminata stagione di collusioni tra mafia, massoneria e colletti bianchi. Uno scenario che purtroppo a Trapani non sembra essere finito in soffitta o in pellicceria. In platea abbiamo visto politici che in prima fila c’erano già ai tempi in cui in città veniva il presidente Berlusconi. Per loro non sembra essere cambiato nulla, senza muoversi si ritrovano sempre nell’area di governo. Pensiamo per esempio alla pattuglia di democristiani, la Dc non esiste più, loro ci sono sempre.

E’ vero c’erano anche politici o semplici cittadini che sempre hanno contestato i responsabili del dissesto, che hanno pagato cara la sfida al malaffare e alla mafia, uno per tutti il castelvetranese Pasquale Calamia, c’erano anche giovani che proprio con il Pd hanno deciso di scendere in campo, pensiamo all’avvocato Marcello Linares, e che sono gli unici che qualche speranza , e qualche garanzia , più di altri, la danno, donne come la castelvetranese Rosaria Rallo o la marsalese Anna Maria Angileri, che meritano il titolo di pasionaria e che hanno conosciuto molto bene l’ostracismo di certuni.

Pensiamo proprio che al presidente Renzi le faccende trapanesi non sono state raccontate per bene, se così fosse stato fatto probabilmente la chiosa finale del suo intervento poteva essere diversa. Renzi, infatti, ha concluso l’intervento facendo riferimento a ciò che è scritto sui cartelloni che segnano l’ingresso in città, Trapani città del sale e del vento. Dovete ripartire da qui è stata la sua esortazione. Ma la scritta su quei cartelloni ha una storia, è stata lo slogan della “Trapani da bere”, feste, festini, mazzette e mafia. Inventore dello slogan il Sen. Antonio D’Alì e la sua corte. Le saline sono noto possedimento della famiglia D’Alì, la vela fu la trovata aggiunta quando nel 2005 Trapani ospito le gare preliminari della Coppa America, quelle gare che permisero alla mafia di mettere le mani su 100 milioni di euro. Le parole di Renzi dette così rischiano quindi di essere lette come un riconoscimento ad uno dei politici più discussi della città ma che dal 1994 non ha mai fatto un passo indietro, mantenendo un potere che sembra essere inattaccabile. È quel che è peggio se davvero verrà intaccato lo sarà solo per merito di un certo oscuro erede che oggi recita la parte del redento. Speriamo che questo non accada , non ci teniamo ad essere dei Cassandra.Siamo sicuri che se Renzi avesse saputo avrebbe trovato un’altra chiusura, perché quel sale e quella vela hanno reso pure famosa Trapani ma non hanno reso ricchi i trapanesi. O almeno tutti i trapanesi. Intanto aspettiamo il presidente Renzi al varco. Lui ha detto che sulla crisi Ryanair a Trapani si farà sentire. Ci viene da scommettere facile. E’ noto il suo buon rapporto con la Corporacion America di Eduardo Eunerkian, che è la stessa che ha partecipato a risollevare le sorti degli aeroporti toscani di Pisa e Firenze e dentro la società di gestione dell’aeroporto trapanese, Airgest, posseggono quote non rilevanti ma importanti attraverso la Società Infrastrutture Sicilia srl. E se soluzione positiva ci sarà non potrà che venire da quanto Renzi ha saputo già ben fare a Pisa e Firenze.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.