La “favola” delle regie trazzere di Sicilia. CAPITOLO IV – PARTE VI – Il giornale di viaggio fatto in Sicilia dall’Abate Paolo Balsamo 1808. Da Palermo alle porte di Caltanissetta.

DI ANTONINO MESSANA

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TERMINI IMERESE

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            Introdurre autori e visitatori stranieri della Sicilia nel ‘700 è stata un’avventura piacevole e interessante, non solo per evidenziare la totale mancanza assoluta di strade (ricordiamoci che i nostri illustri personaggi hanno viaggiato con muli e cavalli su sentieri rischiosi) ma anche per la storia, l’arte, la letteratura e soprattutto la documentazione storica, archeologica, artistica, epica, etc.. Per me è vera cultura di inaspettata sicilianità descritta nelle loro opere, tanto che hanno creato a livello europeo il gran “Tour”. Mi è stato pertanto facile e avvincente introdurli in questo mio lavoro. E’ stato pure divertente presentare Carlo Gastone. L’interesse è stato rivolto essenzialmente alle frasi di stimolo gridate dai bordonari per indirizzare muli e cavalli a camminare su sentieri pietrosi, pieni di buche e con rischi della caduta di grossi massi dalle montagne. E’ pure vero che Gastone descrive una Sicilia squallida, con locande senza letti e sudice (fino al punto di equiparare l’ospitalità delle persone a quella delle bestie) e con popolazione essenzialmente scarsa, povera e miserabile. Tuttavia, sono stato attratto, oltre dalla dimostrazione oculare dell’assenza di strade, soprattutto, come già detto, dalle grida dei condottieri di lettiga verso gli animali per incitarli al cammino su sentieri impraticabili.

            Adesso a introdurre l’abate Paolo Balsamo provo imbarazzo e non so da dove cominciare. Nel suo “Giornale di Viaggio” ho visto in generale una Sicilia povera e mendica raccontata da un Professore di Economia.  E proprio questo è il mio imbarazzo!  Pur tuttavia, mi hanno confortato le seguenti testuali parole scritte a pagina 298 del volume: “Non fa onore al genio, ed alla letteratura nazionale, che parlino poco della nostra isola i siciliani, e molto al contrario i forestieri; ed è intollerabile, che la più parte di questi per ignoranza, e taluni per astra-bile (parola incomprensibile, credo ha il significato di “amabile”), e rea malevolenza non rilevino tutti i pregi suoi, mettano innanzi i suoi mali, e sconcezze immaginarie, e con ignobile industria ne amplifichino qualche suo difetto, dipingendolo con troppo carichi, e vivaci colori. Ed eglino sono stati questi i motivi, che hanno mosso la Maestà del Re nostro padrone a comandare la pubblicazione del mio Giornale”. Questa lettura mi ha abbastanza confortato e convinto per andare avanti. Altra ragione è stata la seguente: E’ possibile che un Professore di Economia Agraria non conosce e non cita nemmeno una delle 11.500 kilometri di Regie Trazzere, mentre evidenzia le vie consolari romane, in particolare quelle sorte in epoca imperiale del IV secolo d.C.? (vedi capitolo I-parte VII, pubblicata il 31 ottobre 2015). Lascio ai lettori l’ardua sentenza, da me più volte pronunciata. Posso solo aggiungere che la lettura integrale del “Giornale” dimostra, a chiare lettere, che il Balsamo conosce bene, anzi benissimo, l’intera Sicilia,  direi palmo per palmo,  avendo visitato più volte l’intero territorio, e descrivendola nei particolari (qualità dei terreni, clima, coltivazioni ed agricoltura in generale, pastorizia, prezzi dei generi alimentari, industria, popolazione e perfino le caratteristiche psico attitudinali, caratteriali e sociali [a Catania l’Abate la sera del 9 giugno partecipa ad un ballo in casa del cavaliere Paternò ed alle ore 6 del mattino continua il viaggio per San Filippo senza alcun riposo] ed, infine, anche psico-somatiche [colore della pelle] dei suoi abitanti). Tutto ciò è scritto al fine di migliorare ed incentivare lo sviluppo economico e sociale di questa terra nella sua globalità.

            Il libro per la prima volta l’ho consultato, presso la Biblioteca Fardelliana di Trapani, nel lontano 2009-10 quando appena avevo iniziato le ricerche di questo mio lavoro, ma avendo avuto la certezza  che non c’era alcun cenno sulle Regie Trazzere, non l’ho tenuto in considerazione. Alcuni anni fa, a maturazione delle mie ricerche, con l’ausilio del personale della Biblioteca, ho fotografato e stampato il libro pagina per pagina, in totale 322 pagine. Successivamente l’ho trovato interamente su Internet altra stampa, certamente migliore delle foto.

            Adesso, come ho fatto per i precedenti viaggiatori della Sicilia, riporterò in originale, come prova di autenticità, le pagine del libro, spezzettandolo in tre o forse anche quattro puntate, tenuto conto  che  gli argomenti che presenterò coprono  oltre 120 pagine  perché abbracciano, non solo delle strade attraversate e percorse, come sostanzialmente è avvenuto per gli altri viaggiatori (ad eccezione del viaggio di Idrisi in Sicilia, diviso in due parti, che trattano delle strade ottenendo il numero complessivo  di circa 2.329,55 kilometri percorsi, [Vedi capitolo II-parte I e parte II pubblicati rispettivamente il 9 gennaio 2016 ed il 6 febbraio 2016]), ma anche allevamenti del bestiame, popolazione, consumi di carne, prezzi dei generi alimentari ect., argomenti strettamente connessi alle Trazzere. Quindi, necessariamente e con mio dispiacere devo allungare le già numerose puntate,  per facilitare la lettura. Pertanto, esorto i miei cari lettori a non mollare, perché adesso cominciamo a conoscere, veramente, palmo a palmo la nostra terra e le sue strade e, per maggiore chiarezza, con l’aiuto di una recentissima carta stradale.

            Sulle orme del Balsamo, mi resta un’ultima considerazione. Dopo l’attenta lettura del libro di questo nostro illustre autore siculo del XIX secolo (data importante, direi centrale sia per la costruzione delle strade rotabili che per la regolamentazione e perfino della vendita delle inesistenti Regie Trazzere) che, come detto conosce a fondo la sua terra di Sicilia e non dà neanche un cenno a una sola Trazzera Regia, tenuto conto tra l’altro che ha camminato in lettiga e forse nei precedenti viaggi con muli o cavalli per la mancanza assoluta di strade, mi sorge veramente il dubbio se le tre o quattro Trazzere trattate del capitolo II – parte I, pubblicato il 19 dicembre 2015 (nel paragrafo origini delle trazzere) siano effettivamente esistite. Nei pochi libri che trattano delle Trazzere non ho letto alcuna fonte che ne comprova la reale esistenza. Ho letto solamente (Vedi anche nel Novissimo Digesto Italiano, volume XIX pagina 656 UTET editore, ristampa del 1980), che “le trazzere si sono formate in epoca remota” od anche nei millenni, senza né documenti, né prove. Salvo se non mi è sfuggita qualche nota o qualche rigo. Stando così le cose, gli autori hanno l’obbligo di citare qualche fonte probatoria. Tuttavia mi risulta che le fonti probatorie e documenti scritti esistono solo  per i Tratturi (Vedi capitolo II-parte IV, pubblicata il 5 marzo 2016). In assenza di documentazione probatoria, quelle trazzere enunciate potevano esistere solo per pura teoria.

            Paolo Balsamo scrive che “la popolazione in tutta la  Sicilia per l’enumera fattane, e pubblicata nel 1798 è di 1.655.536”. Abbiamo visto pure che in epoca romana fino ad arrivare ai Normanni (1200) la popolazione raggiungeva appena 200 o 300 mila. Solo nel 1502 raggiunse 600 mila abitanti, poi 950 mila nel 1583 e infine 1.150 mila bel 1714 (vedi capitolo III-parte I, pubblicato il 2 aprile 2016. Quindi, con una scarsa  popolazione  come si potevano giustificare non dico gli 11.500 Km di Trazzere ma soltanto , quelle tre trazzere enunciate sopra? Forse in epoca arcaica la popolazione era maggiore?  (Vedi capitolo I-parte II pubblicato il 30 maggio 2015) Impossibile! Aspetto da circa venti mesi (la prima puntata risale a gennaio 2015)  una prova contraria.

            Non mi resta che abbozzare una breve biografia del Balsamo, che mi ha gentilmente fornito la dottoressa Antonella Rizzo della Biblioteca Liciniana di Termini Imerese, in modo che il lettore capisca fin da questo momento quanto vale quella persona e la sua opera e passare subito al “Giornale”.

            Paolo Balsamo nasce il 4 marzo 1764 a Termini Imerese da famiglia di contadini benestanti. L’estrazione sociale fu certamente un incentivo per i suoi studi di agraria e per le sue proposte tendenti a migliorare non solo l’agricoltura ma anche la vita di chi all’agricoltura di dedicava. Ordinato sacerdote, proseguì gli studi spaziando dall’economia a matematica (detta materia gli fu insegnata all’illustre astronomo Piazzi), dalle lettere al diritto, all’agraria. Nel  1787 prese parte al concorso per l’assegnazione della cattedra di Agricoltura nell’allora Accademia di Palermo, ottenendo a soli 23 anni, posto ambito dai più illustri studiosi, come Domenico Scinà.

            Prima di assumere formalmente l’importante incarico il Balsamo fu inviato in giro per l’Europa, allo scopo di studiare le più moderne tecniche di coltivazione della terra e di confrontare, con i più eminenti studiosi del tempo, le sue ricerche e i suoi progetti. Fu così in Toscana, ove apprese le tecniche dello Zucchini, in Lombardia, in Francia, nelle Fiandre e infine in Inghilterra ove dimorarono circa due anni e conobbe Arthour Young, con il quale iniziò una cordiale amicizia.

            Nel 1806 le cattedre di Economia e Commercio e di Agricoltura dell’Accademia Palermitana sono state riunite in una e la nuova cattedra di Economia Rurale e Agricoltura fu assegnata al Balsamo.

            Nel 1812 fu il principale estensore della Costituzione del Regno indipendente di Sicilia, segna il momento fondamentale di avvio di una riforma democratica, seppure di tipo inglese e non così avanzata come quella francese.

            L’Abate Balsamo visse negli ultimi anni della sua vita fra l’insegnamento universitario, gli impegni del Parlamento di cui, perché Abate, era membro di diritto (riuscì tra l’altro, a fare approvare una riforma radicale del sistema impositivo fiscale) e l’alto incarico di Bibliotecario del Re.

            Morì a Palermo, dove risiedeva stabilmente il 4 settembre 1816.

            A proposito dell’economia isolana Paolo Balsamo lamentava  che il contadino siciliano veniva punito piuttosto che ricompensato per le sue fatiche. Soprattutto denunziò la gabella, come un fattore di regresso e propose una gestione illimitata del feudo – istituzione che comunque difese -, con l’affitto a lungo termine e contratti di lavoro meno oppressivi, come mezzo idoneo a salvare e rilanciare l’agricoltura in Sicilia. Con questo spirito, introdusse l’uso di nuovi attrezzi agricoli di produzione lombarda o inglese e la fertilizzazione dei campi. Ebbe l’investitura, di rango vescovile, nell’abbazia di S. Maria di Bordonaro e gli fu attribuita dal Viceré  Principe di Caramaico. Poi ebbe anche la nomina della più ricca abbazia di S. Maria dell’Arco.

            Fra le sue opere principali ricordiamo: Corso completo degli elementi di Agricoltura teorico-pratica; Memorie segrete sulla istoria moderna del Regno di Sicilia, pubblicata postuma con prefazione  di Gregorio Ugdulena e largamente utilizzata da Niccolò Palmeri per la sua Somma; Memorie economiche ed agrarie riguardanti il Regno di Sicilia; Giornale del Viaggio fatto in Sicilia e particolarmente nella Contea di Modica; Principi di Agricoltura e di vegetazioni per gli agricoltori di Sicilia; Notizie sull’agricoltura di Fiandra. Molti suoi studi sono stati tradotti e pubblicati in Francia ed Inghilterra.

Fonte: Enzo Giunta a cura di-Profili di Termitani illustri meno illustri e misconosciuti. Editrice GASM di Gaetano Schifano, Termini Imerese 2002. Custodito dalla Biblioteca comunale  di Termini Imerese, collocazione 920.1/3.

            I nostri viaggiatori visitano quattro città capoluoghi di provincia e 32 paesi e numerosi feudi. I percorsi  da città a città attraversate da Balsamo verranno illustrati dalla nuovissima mappa stradale, Editore Liberia Geografica-Novara 2016 per facilitare la lettura e focalizzare il luogo. Ne discende che si comincia a conoscere bene la Sicilia, le sue strade, le sue città e paesi, le contrade e i feudi.

Il libro del nostro autore Balsamo inizia con un preambolo dove leggiamo l’ordine religioso di appartenenza, appunto “Abbate” e la professione laica, appunto,  Professore  di Economia Agraria dell’Università di Palermo. Leggiamo pure che viaggia con un illustre signore Donato Tommasi, Cavaliere Gerosolimitano, Conservatore generale e Regio amministratore Soprintendente della contea di Modica. Partono da Palermo alle ore 6 del mattino il 13 maggio 1808 diretto a Vallelunga.  Ricordo ai lettori che dopo la delibera del Parlamento del 1778 tra le primissime strade costruite è stata la Palermo-Vallelunga. Seguono le altre strade: Corleone, Termini, ecc., fino al 1924 le strade costruite arrivavano a 252,5 miglia (Vedi capitolo IV –parte I, pubblicato il 30 aprile 2016).

MAPPA PALERMO-VALLELUNGA

Mappa di Giuseppe Tesoriere – Rielaborata dall’Architetto VERA MESSANA

cartina

Fonte: –Giuseppe Tesoriere – Viabilità antica in Sicilia – dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860)-Zedi Italia, Palermo 1994 pag. 91. Custodito presso la Biblioteca delle Costruzioni Stradali della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo – collocazione 422.P2.26.

Qui sotto riporto lo stralcio della mappa di Giuseppe Perez 1861)

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Fonte: Vincenzo Emanuele Sergio, Giuseppe Perez –Un Secolo di politica stradale in Sicilia Sciascia editore 1962.

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A Portella di mare vedono lo spettacolo dell’aurora rosseggiante, mentre avvicinano Misilmeri.

MISILMERI

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Misilmeri dista 9 miglia da Palermo, ha il titolo di Ducato, il territorio è coltivato ad orti e giardini per l’abbondanza di acque che scaturiscono dalla catena di piccole montagne che attorniano la città. Ascende a 1.630 salme misurate con la corda di Palermo. La popolazione conta di 6.000 abitanti e negli ultimi vent’anni è cresciuta di 698 . Nessun accenno alla pastorizia.

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AGLIASTRO (oggi BOLOGNETTA)

All’Agliastro i nostri viaggiatori si fermano per il cambio dei cavalli. Il territorio è un Marchesato ed ha una popolazione di 1.000 abitanti. La ricchezza è data dalla vendita al minuto del vino e di altri generi alimentari, secondo le informazioni raccolte in loco, mentre passeggiavano in incognito. Non c’è cenno sulla pastorizia e sulla distanza da Misilmeri.

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CEFALA’ (oggi CEFALA’ DIANA)

Ad appena tre miglia da Ogliastro intravedono su un aspro monticello la torre del palazzo di Diana. E’ un Ducato (Diana è il nome dei Duchi). Il territorio è costituito di terreni di buona qualità. Non leggiamo cenni sulla pastorizia.

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VILLAFRATI

Villafrati è formata da due villaggetti, collocati in una piacevole pianura, con aria pura e salutevole. Non leggiamo altri riferimenti sulla popolazione e pastorizia.

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MEZZOJUSO

Portella di Brasi sotto Villafrati ed evidenziata in mappa, costituisce all’orizzonte confine angusto, dal quale compare un’immensa valle seminata con disordine da colline e circoscritta da montagne. Subito dopo i viaggiatori in parola vedono il feudo Gasena del barone Vincenzo Palmeri, ottimo agricoltore. Il Feudo è stato, in via sperimentale la sede dei primi prati artificiali e delle prime stalle che sono state costruite per il mantenimento e governo del bestiame. Tutto ciò è stato fatto dopo che il nostro Balsamo tornava dall’Inghilterra in applicazione delle sue lezioni di Economia rusticale. Non dà alcun cenno sulla popolazione e pastorizia.

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VICARI

Nel proseguire il cammino di buon mattino i nostri viaggiatori sostano a S. Giuseppe nei pressi dell’ omonimo ponte per far colazione e dare biada ai cavalli. L’osteria è ampia e confortevole per le bestie, ma estremamente sconcia per gli uomini. Qui mi ricordano le numerose lamentele dei viaggiatori del settecento, ma la frase più marcata è stata quella di Carlo Gastone: Nelle locande siciliane uomini e bestie sono uguali.

Il nostro autore ci dice che ha visitato più volte Vicari e l’annovera tra le più brutte e povere terre del reame. La popolazione conta 5.000 anime e dista appena un miglio dal torrente S. Leonardo che rende mortifero il soggiorno. La pastorizie è scarsa e conta di poche centinaia di animali bovini di ogni sorte.

Al termine dell’erta salita di Vicari, la strada serpeggia tra le creste di alcune colline e poggi e da questo punto il viaggiatore gode delle belle scene campestri.

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La mappa sottostante del Professore Tesoriere ci dice che fino a Vicari la strada probabilmente è quella romana.

TESORIERE GIUSEPPE

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ROCCAPALUMBA

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Piccolo villaggio di 1200 abitanti con una piccola campagna e tanto brigantaggio. Il Balsamo vi si era recato alcuni anni prima per censire la popolazione. La strada per Alia è un dirupo ed ispido vallone. Non vi cenno sulla pastorizia.

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ALIA

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Il Balsamo ci racconta che l’aveva visitata 17 anni addietro, prima che fosse data ad enfiteusi, e con lodevoli suggerimenti impartiti a grandi e piccoli agricoltori. Da deserta e squallida che era stata, oggi è divenuta più popolosa e piena di abitazione e utilissime colture. Non accenna a pastorizia.

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MAGAZZINAZZO

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Magasenazzo è un feudo di 600 salme di Palermo faceva parte della baronia di Fontana murata e dei Principi di Butera, comprato in ultimo dal Principe di Trabia. I nostri viaggiatori durante forte burrasca erano già in questo feudo distante un miglio da Vallelunga. Non c’è pastorizia.

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VALLELUNGA

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A Vallelunga i viaggiatori arrivarono la sera alle ore 20, ed alloggiarono in una casa ignobile, disadorna e sconfortevole, di proprietà del Barone, il quale possedeva un ricco feudo che gli rendeva duemila once l’anno. Vallelunga aveva una popolazione di 4.000 anime ed era attraversata da una strada consolare, perciò strada Romana.

Con il capitolo I-parte III, pubblicato il 20 giugno 2015 abbiamo iniziato ad illustrare le “strade romane in Sicilia”. L’argomento ha coperto altre quattro parti: V, VI e VII; quest’ultima parte, pubblicata il 31 ottobre 2015, è bene richiamarla perché con la testimonianza dell’Abate è confermata la via consolare di Vallelunga, anche se non ho trovato riferimenti sui percorsi da Catania fino a raggiungere Agrigento. Tuttavia, ho tentato di ottenere qualche notizia locale tramite la Biblioteca Comunale di Vallelunga, ma mi hanno riferito che non la conoscevano e non hanno trovato documenti scritti su strade consolare passanti in loco. Quindi, non ci resta che richiamare le citate parti del capitolo primo. Abbiamo appreso nelle citate parti del capitolo IV che in occasione delle guerre puniche i Romani avevano costruito, tra le altre, la via Valeria e la Agrigentum-Panormo. Successivamente la rete stradale è stata del tutto abbandonata. In Sicilia l’agricoltura, la coltivazione e produzione del frumento si abbassò e si adeguò ai consumi locali, perché il grano Roma lo acquistava dall’Egitto. Solo nel IV secolo con Costantinopoli si ebbe una ripresa economica. In particolare, la prosperità si è anche registrata nella Sicilia centrale con l’instaurazione e sviluppo del sistema feudale. Nasce così una importante arteria stradale tra Catania ed Agrigento che ritroviamo nella Tabula Peutingiuriana. Quelle strade sono state denominate: Capitoniana, Philosofiana, Calloniana e Pentiliana (vedi capitolo I, parte VII). Ripropongo la mappa di Giovanni Uggeri che riproduce le strade Romane secondo la “Tabula”, dove possiamo ricavare, per approssimazione, che via Consolare di Vallelunga potrebbe essere la Filosofiana. Anche la mappa di Tesoriere, che riproporrò, argomentando sulla città di Caltgirone ci conferma quest’ultimo percorso..

GIOVANNI UGGERI
LA VIABILITA’ DELLA SICILIA IN ETA’ ROMANA, GALATINA 2004

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Risulta chiaro, quindi, che la testimonianza del Balsamo conferma una strada consolare passante per Vallelunga, perché le mappe esistenti della Catania-Agrigento sono a grandissima scala e non evidenziano i paesi e le città. La tavola Peutingeriana cita Enna e Centuripe e basta. Non mi stanco a questo punto di ripetere: come mai il nostro Professore di Agraria conosce le Vie Romane consolari e non accenna minimamente alle Trazzere?

Ritornando allo scritto del Balsamo, il territorio di Vallelunga è posto in una valle con strade larghe (la larghezza delle strade e la coltivazione del grano sono indici dello sviluppo economico del IV secolo) e sporche, e con abitazioni rozze e misere. Il territorio è piccolo. La coltivazione del grano è l’attività principale, tanto che i coltivatori raccolgono non meno di diecimila salme di frumento (corrispondenti a 1.500 tonnellate circa). Non c’è cenno sulla pastorizia.

vallelunga

VALLELUNGA PRATAMENO

Apprendiamo che il popolo è malinconico e triste e nel loro cuore sono depositate sciagure . La popolazione negli ultimi vent’anni, secondo i registri della parrocchia, è cresciuta di 961 unità, nonostante la credenza popolare che afferma di essere diminuita.

Il giorno 14, dopo la messa, si avviarono a Caltanissetta. La strada era brutta e pericolosa, tanto da far barcollare la lettiga. Con questa esperienza il Professore promise al compagno Tommasi di non ostacolare i novelli progetti per la costruzione delle strade carrozzabili del Regno, anzi farà di tutto per promuoverli.

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CHIBBO’

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GIA’ FEUDO di Giuseppe Marchese investito il 12 ottobre 1725 del titolo di Marchese di Mompilieri e dei feudi di Chibò e Barbarico. I viaggiatori si riposarono per due ore. Pastorizia assente.

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Da Chibò a Caltanissetta dopo il pranzo.

ANTONINO MESSANA

La prossima puntata verrà pubblicata Sabato 3 Dicembre 2016.

 

BIBLIOGRAFIA

Enzo Giunta a cura di-Profili di Termitani illustri meno illustri e misconosciuti. Editrice GASM di Gaetano Schifano, Termini Imerese 2002. Custodito dalla Biblioteca comunale  di Termini Imerese, collocazione 920.1/3.

Balsamo Paolo-GIORNALE DEL VIAGGIO FATTO IN SICILIA e particolarmente nella contea di Modica – Stamperia Reale – Palermo 1809. Costodito dalla Biblioteca Fardelliana di Trapani collocazione XXXIV C 29.

Vincenzo Emanuele Sergio, Giuseppe Perez– UN SECOLO DI POLITICA STRADALE IN SICILIA.     A cura di Carmelo Trasselli- Salvatore Sciascia Editore-Caltanissetta – Roma 1962. Custodito dslla Biblioteca Dipartimento Città e Territorio collocazione 542-8.2.20 della facoltà di Ingegneria di Palermo.

-Uggeri Giovanni – La viabilità della Sicilia in età romana. Galatina: M. Congedo 2004.Custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana. Collocazione 3.46.9.15.

-Tesoriere Giuseppe – Viabilità antica in Sicilia. Dalla colonizzazione greca all’unificazione (1860),Zedi Italia, Palermo 1993. Custodito dalla Biblioteca dell’istituto Costruzioni Stradali, coll. 422.P2.26 – Università di Palermo.

Mappa stradale – Editore Liberia Geografica-Novara 2016.

 

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