Sempre più connessi ma sempre più “nomofobici”

nomofobiaDi Mariagrazia Asta

Come un uso massivo dei nuovi strumenti tecnologici influenza la nostra vita? L’impatto dei moderni dispositivi informatici portatili sta suscitando dibattiti sempre più ampi e accesi. Mentre molti apprezzano l’accesso universale e continuo ai social network, esistono preoccupazioni sui loro effetti collaterali. Smartphone, palmari, personal computer, rappresentano l’ultimo passo nell’evoluzione della tecnologia delle informazioni e della comunicazione. Gli smartphone essendo dotati di connettività alla rete in modo persistente e grazie all’installazione di nuove applicazioni, hanno come potenziale quello di produrre nuove abitudini legate all’uso di Internet. Con la diffusione di questi moderni dispositivi tecnologici si è diffuso un nuovo fenomeno chiamato “nomofobia”, uno stato di paura caratterizzato dalla preoccupazione da parte dell’individuo di rimanere disconnesso dalla rete. Più precisamente si tratta di una condizione di forte ansia e di paura sconsiderata di rimanere senza connessione, da cui emerge oltretutto una preoccupazione e agitazione costante di non poter accedere da un momento all’altro alla rete. Dunque, per quanto i moderni strumenti tecnologici abbiano ampliato le possibilità lavorative, organizzative e comunicative tra i soggetti, hanno di fatto causato diversi svantaggi, tra cui la quasi totale mancanza di comunicazione reale tra gli individui, sostituita da quella virtuale. Diversi sono, infatti, i sintomi psicologici legati a un uso eccessivo e talvolta poco consapevole degli smartphone: depressione, stress, ansia, solitudine, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, problemi muscolari (dovuti all’utilizzo di sms) e isolamento sociale, che provocano disfunzioni comportamentali. La nomofobia è così utilizzata per descrivere l’ansia o il disagio causati dalla non disponibilità di un MP, PC o qualsiasi altro dispositivo di comunicazione virtuale in individui che li utilizzano abitualmente. In un breve lasso di tempo, abbiamo osservato la modernizzazione di tutti i dispositivi tecnologici utilizzati giornalmente dalla maggior parte della popolazione e che ad oggi sembra non possa più farne a meno.

A questo punto, bisognerebbe chiedersi: la nomofobia è diventata una vera e propria malattia sociale? La comunicazione telefonica diventa un sostituto della comunicazione reale? Le persone considerate nomofobiche sono consapevoli delle reali conseguenze cui incorrono? Dal punto di vista di una più generale riflessione, possiamo interrogarci sulle implicazioni psicologiche dell’evoluzione tecnologica e sull’impatto che essa sempre più avrà sulla vita quotidiana, ormai così condizionata da una crescente digitalizzazione. La nomofobia è un esempio inquietante di alcune conseguenze di tale fenomeno e per fronteggiarla gli studiosi stanno sviluppando proposte d’intervento opportunamente ispirate ai principi delle terapie cognitivo-comportamentali.

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