PALERMO. Condannati anche in appello i componenti della famiglia Messina Denaro, arrestati nel 2013 durante l’operazione antimafia denominata “Eden”. La sentenza di condanna è stata emessa questa mattina dalla terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo.
Sentenza che in parte modifica la sentenza di primo grado del Tribunale di Marsala dello scorso 31 marzo. Pena più pesante per Patrizia Messina Denaro, sorella del super boss latitante Matteo Messina Denaro, condannata a 14 anni e 6 mesi di reclusione (13 anni in primo grado); 4 anni per l’imprenditore accusato di intestazione fittizia di beni aggravata Vincenzo Torino, confermata a 16 anni la condanna per il nipote di Matteo Messina Denaro Francesco Guttadauro, imputato per tentata estorsione e associazione mafiosa. Per Antonino Lo Sciuto sentenza totalmente ribaltata: assolto in primo grado e condannato a 13 anni e 6 mesi di reclusione.
Condannati anche al risarcimento di euro 2500 ciascuno più spese di euro 2000 ciascuno per le parti civili rappresentati dal Comune di Castelvetrano, dall’associazione Libera, Confindustria e dall’associazione Paolo Borsellino onlus.
Patrizia Messina Denaro, accusata di essere il portavoce del fratello latitante, durante il processo di primo grado si è sempre dichiarata “distante” dal mondo di Cosa nostra: “Non vedo e non sento mio fratello Matteo da più di vent’anni. Non faccio parte di Cosa nostra”, però orgogliosa del proprio cognome: “Sono orgogliosa del cognome che porto”.
Secondo l’accusa la donna era il tramite tra il marito Vincenzo Panicola, detenuto in carcere, e il fratello latitante, che addirittura avrebbe incontrato direttamente. La condanna odierna segna un altro duro colpo alla famiglia del boss latitante dal 1993.