Le “paranze” delle Egadi

I pescatori di Favignana devono fare i conti con i pescherecci illegali, la Guardia Costiera interviene, ma il problema non è risolto

IMG_3943Pescherecci attrezzati con le reti “a paranza” che trainate, a strascico si avvicinano sotto le coste delle Egadi, Favignana e Levanzo in particolare, portando via pesci e crostacei ma anche le reti calate da altri pescatori. E’ il fenomeno devastante dell’estate favignanese, accolto da un assordante silenzio: qualcosa ha per la verità detto l’ente gestore dell’Amp – area marina protetta – , ma silenzio da parte del Comune. Silenzio anche da parte dei pescatori che non desiderano altre grane anche perché, pare, che chi fa il danno poi si preoccupa di risarcire i danneggiati. Un silenzio rotto però da un pescatore, Peppe Campo, che invece ha deciso di denunciare. E così il silenzio si è rotto e la storia è finita anche sui giornali nazionali. La notte seguente a quella notizia riportata dal quotidiano La Stampa, la Guardia Costiera ha fatto scattare il blitz, fermando un peschereccio che faceva spesa illegale di pesci nel mare tra Favignana e Levanzo senza avere autorizzazione.C’è una guerra in corso nell’area marina protetta più grande di Europa, quella dell’arcipelago delle Egadi. I piccoli pescatori di Favignana assaltati dalle grandi barche, di Trapani e Marsala, che per far pesca facile arrivano sotto costa, e violano i divieti della riserva marina. L’ultimo a farne le spese è stato il pescatore favignanese Peppe Campo, è andato in mare, con il suo piccolo peschereccio, il “Rosaria Concetta”, tirando le reti ha avuto la brutta sorpresa di trovarle completamente distrutte. “Circa trenta pezzi lunghi 55 metri – dice – un danno di 6 mila euro. A far danno è stata una delle tante grosse barche dedite alla pesca a strascico…abusiva”. “Adesso dobbiamo recuperare altre reti, preparare tutto il materiale da pesca daccapo, perdere una settimana di lavoro se tutto va bene e, soprattutto, sperando che non ci capiti di nuovo”. Nell’area marina protetta è vietato far pesca a strascico e però la cosa da qualche tempo è tornata ad avvenire con regolarità, a sentire i pescatori di Favignana. La cosa clamorosa è che sono conosciuti i nomi delle barche che con le loro reti a strascico distruggono l’habitat marino e le reti dei piccoli pescatori, pur di riuscire a fare un ricco pescato di crostacei e pesci. Ma restano impuniti, manca la prova. Lo ha confermato a La Stampa che lo ha sollecitato a parlare il direttore dell’area marina protetta Stefano Donati: “Sono quindici barche che essendo inferiori ai 15 metri non hanno a bordo il blue box o l’Ais, l’attrezzatura che permette la rilevazione satellitare, ho scritto alla Capitaneria per chiedere adeguata sorveglianza, pur se sono consapevole che a parte l’impegno garantito, la Guardia Costiera non è così ricca di mezzi e risorse, e poi siamo in presenza di azioni condotte in piena notte”. Donati ha aggiunto, “abbiamo collocato dissuasori sui fondali (tali da danneggiare le reti a strascico), poi abbiamo messo a disposizione blue box gratuiti, quest’anno però nessuno ha partecipato a questo bando e sopratutto nessuna delle barche a paranza è venuta a chiedere autorizzazioni per la pesca. Anche le barche sotto i 15 metri che sono attrezzate a questa pesca al pari dei pescherecci di lunghezza superiore devono essere obbligate al blue box, ma la legge ancora non lo prevede”. E’ arrabbiato il consigliere comunale, Michele Rallo: “Tante belle parole, comunicati che annunciano severi interventi…ma non succede nulla”. Una azione criminosa? “E’ certo – dice Rallo – che siamo in presenza di una vera e propria mafia del mare, già definibile in questo modo perché tali azioni condotte da questi pescherecci a paranza rappresentano vere e proprie minacce ai piccoli pescatori e poi sono protetti da una sorta di omertà. Qui vige la legge del più forte, qui il pescatore più grosso e aggressivo, vince sul pescatore più piccolo, e agiscono come agiscono i mafiosi, nella notte, non si fanno vedere, e nessuno li punisce”. Un paio di notti addietro la Guardia Costiera è intervenuta. Il comunicato stampa diffuso parla di un peschereccio fermato, pescato e attrezzature sequestrate, 4 mila euro di ammenda, ma sull’isola si racconta che invece sono stati due i pescherecci fermati, e in effetti la foto mandata dalla Capitaneria a corredo del comunicato stampa fa vedere due pescherecci fermati. Si dice nell’isola che uno dei motopesca apparterrebbe ad un armatore che ha sottoscritto il codice etico contro la pesca illegale. Il blitz della Guardia Costiera ha fatto sentire la voce dell’Amp e del sindaco Pagoto che fino ad ora non aveva detto nulla. Giuseppe Pagoto ha definito l’intervento “tempestivo ed efficace; ora ci auguriamo che i controlli proseguano con la stessa intensità, di notte ma anche di giorno”. “Il peschereccio in questione – ha spiegato il direttore dell’Amp, Stefano Donati, nel ringraziare la Capitaneria – è una barca trapanese di lunghezza inferiore ai 15 metri, che nel 2016 non ha inoltrato all’Amp richiesta di autorizzazione, per sottrarsi all’obbligo di dotarsi dell’AIS, il sistema automatico di identificazione, che nell’Amp è obbligatorio dal 2015. Ora speriamo che queste barche a strascico di piccole dimensioni si mettano in regola: l’Amp non vuole impedirgli di pescare, vuole solo poterle controllare” . “Qualche anno fa – ci dice il consigliere comunale Michele Rallo – chiesi un Consiglio comunale straordinario per discutere di questa problematica, chiesi in quella occasione che si facesse un tavolo tecnico in prefettura, cosa che si fece, e alla quale feci una proposta, redigere un codice etico interno ai consorzi e coop del mondo della pesca. Questo codice chiedeva che venissero estromesse le imbarcazioni che violassero questo codice, che vengono beccate a spegnere il famoso Ais, che anche le imbarcazioni sotto i 15 metri montassero a bordo l’Ais e buttate fuori le imbarcazioni che strascicano in Amp. Non c’è bisogno di aspettare una verità processuale, ma fare giustizia/pulizia interna; anche alla luce del fatto che sono tanti i pescatori onesti che subiscono un danno di immagine dai pochi disonesti. Alla fine è chiaro perché questa soluzione non è stata neanche presa in considerazione, di fatto una delle imbarcazioni fermate dalla Capitaneria a fare attività di pesca illegale risulta essere da indiscrezioni una imbarcazione da pesca a strascico che fa capo al presidente di una delle coop che più rappresenta il settore pesca a Trapani, un pezzo grosso”. Rallo aggiunge: “Dobbiamo tornare a battere su questa azione, cercare di fare terra bruciata attorno ai pochi disonesti, dando forza ai pescatori di paranze onesti e i piccoli pescatori delle Egadi, facendo capire a chi si comporta da fuorilegge che c’è uno Stato che risponde positivamente, che è possibile denunciare, altrimenti queste azioni rimangono azioni isolate che storicizzano un fenomeno ma non dona la conoscenza e dimensione dello stesso fenomeno ponendo azioni serie per risolvere lo stesso”. Michele Rallo mette il dito nella piaga: “Come al tempo di Rostagno, quando la sua passione civile e la voglia di raccontare le cose vere che accadevano nella propria terra, per cercare di cambiarle, era messa in discussione dalla politica e dai salotti buoni che da sempre tendono a ungersi piuttosto che mettersi in discussione. Oggi la stessa politica di allora, l’area marina insieme alle istituzioni che dovrebbero ascoltare la gente, il popolo, restano arroccate ai loro ruoli di meri gestori della cosa pubblica, assolvendo ad un ruolo di promozione pubblicitaria di se stessi, stando sempre attenti all’audience e ai possibili voti che possono prendere o perdere. I pescatori sono ormai una razza in via di estinzione, buoni solo per folclore e prendere qualche buon pesce fresco; la verità è questa. Sentiamo da anni filiere del pescato, valorizzazione del mondo della pesca, linee di finanziamenti per aiutare il comparto pesca, altresì tutti soldi che vanno ai consulenti, poco ricade sul territorio, quasi nulla. E siamo ancora qui, a negare che la pesca è messa in crisi anche perché c’è una negligenza del comparto stesso che non si da delle regole ben precise, ci si distrugge tra piccoli e grandi pescatori, non si mettono regole che seguono anche una etica. La politica e tutto quello che è legato ad essa dovrebbe avere un ruolo di stimolatore e acceleratore sociale, ma invece è più semplice andare alla ricerca delle cose belle, magari anche inesistenti, piuttosto che ascoltare e mettersi in discussione”. Si dirà, qualcuno lo dirà, troppe parole per così poco? No , non è poco quello che accade, ma è il segno che il sistema già applicato sulla terraferma, che ha trasformato tutto ciò che è illecito in lecito, adesso e forse non da adesso, si è trasferito anche in mare, anche nel mare più bello, quello delle Egadi!

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.