“La favola” delle Regie Trazzere di Sicilia. CAPITOLO IV – PARTE IV – Memoria sulle strade pubbliche di Sicilia di Carmelo Guerra (1784).

di Antonino Messana

Dopo le testimonianze dei coraggiosi viaggiatori di Sicilia, inglesi, tedeschi e francesi che elogiarono con i loro scritti e resero l’Italia e la Sicilia famose nel mondo mentre i nostri regnanti restavano insensibili nel creare le strade e le comodità elementari per favorire l’ingresso dei viaggiatori innamorati delle antiche civiltà vissute in Sicilia (basta pensare che i primi avvisi su sentieri pericolosi è impercorribili li abbiamo letti nel libro pioneristico di Patrik Brydone “Viaggio in Sicilia e a Malta, pubblicato l’8 aprile 1773 e tradotto in francese, tedesco, olandese e polacco nel 1805, in Italia è stato pubblicato vergognosamente nel 1901, V. cap. IV-parte I pubblicato il 30 aprile 2016), adesso rientriamo in casa nostra con i nostri autori e viaggiatori, rimanendo tuttavia ancorati, ancora per poco, sulla fine del ‘700. E’ la volta di Carmelo Guerra e la sua opera: Memoria sulle strade pubbliche della Sicilia, pubblicata a Napoli nel 1784. Del Guerra non ho trovato alcuna biografia, nonostante alcune ricerche; tuttavia, nella copertina del libro leggiamo che faceva parte “Della Reale Accademia delle Scienze e belle arti di Napoli”, quindi un Professore a dir poco.

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Il libro del Guerra inizia con una dedica, o meglio una supplica al marchese Caracciolo viceré di Sicilia, pregandolo di migliorare e favorire lo sviluppo economico della Sicilia abbandonata e sfruttata da tutti i governanti dopo la disgregazione dell’impero romano. E’ rabbrividente la competenza, peraltro, in materia stradale e di economia finanziaria. Parla abbondantemente e con chiara esposizione della necessità primaria di creare le strade e della esorbitante tassazione che frena o addirittura scoraggia e fa abbandonare le intraprese economiche. A tal fine riproduco, in originale e, così pure di seguito, alcuni passi del libro (iniziando dalla parte introduttiva. Attenzione! È istintivo leggere la lettera “S” per la lettera “f” a causa della somiglianza), al fine di mostrare la sensibilità verso il popolo siciliano e la cultura nell’indirizzare l’azione amministrativa dei regnanti.

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La lettura è chiara ed evidenzia la devozione nei confronti del viceré, e promuove sommessamente la costruzione di strade ed altri benfatti, onde rimediare i mali ereditati dai passati governi. Interessante la rinascita di Palermo, città con 200 mila abitanti nel 1784.
Adesso mostro la notevole competenza in materia di Economia, Finanza e nell’amministrazione della cosa pubblica.

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In primo luogo, l’autore si sofferma su una tassazione proporzionale alle ricchezze possedute (oggi la tassazione è progressiva [articolo 53 Costituzione]); poi risulta chiaro che le ricchezze arrivano dalla coltivazione delle terre. Qui, sono in atto le dottrine economiche fisiocratiche (scuola economica francese elaborata dall’economista Quesnay intorno al 1780 in difesa della funzione economica e degli interessi dell’agricoltura contro il mercantilismo sviluppatosi in Spagna intorno al 1600).

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Qui avvertiamo i primi sintomi contro il sistema feudale introdotto dopo la caduta dell’impero Romano.
La prefazione è dedicata interamente al vice re Caracciolo, che la chiude con la seguente preghiera ed auspicio:

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Non ci può sfuggire a noi lettori l’assoluta priorità nella costruzione delle strada (…che il buon effetto di tante belle cose il primo passo a farsi saranno le strade pubbliche). Non esiste alcun accenno sulle “Trazzere Regie”. Come mai? E’ una dimenticanza considerata non importante? Rispondo che ciò è impossibile, per la semplice ragione che il Guerra (come ad altri studiosi, visitatori e cultori di Sicilia) non poteva trascurare senza neanche farne un piccolo accenno gli 11.500 Km di trazzere. Altra possibilità era che forse non erano conosciute? Rispondo subito: non si potevano assolutamente ignorare 11.500 Km. di Regie Trazzere, allorquando non esistevano strade, ma solo sentieri impercorribili. Allora, come è possibile che un eccellente studioso come Guerra, che promuove il benessere dell’agricoltura Siciliana tanto che vuole con assoluta priorità la costruzione delle strade, trascura trazzere e di riflesso la pastorizia, attività strettamente collegata (assieme alla soccida) con l’agricoltura? Se qualcuno ha notizie in merito non perda tempo a comunicarcelo.

Concludo, affermando che quel numero esorbitante ed assurdo di grandi “Trazzere” (ben 690 per 11.500 Km.. Vedi cap. II-parte IV, pubblicata il 5 marzo 2016) non esisteva (Vedi cap.I-parte II, pubblicato il 30 maggio 2015) e per questa ragione nessuno dei viaggiatori cominciando da Idrisi (Vedi cap.II-Parte II, pubblicato il 9 gennaio 2016) e fino al 1808 (viaggio di Paolo Balsamo che illustrerò a chiusura del capitolo in corso) li ha mai menzionate.

Infine, accertata già la necessità primaria della costruzione delle strade e la non menzione delle “Trazzere” in Sicilia, con la testimonianza del Guerra, mi potrei fermare abbreviando questa parte di trattazione. Tuttavia, considerato che il libro del Guerra risale al 1784, ritengo utile proseguire oltre. L’opera del Guerra è a mio giudizio e, per antonomasia, una testimonianza storica e comprova, senza lasciare ombra di dubbi, tutto ciò che abbiamo scritto e letto in quasi tutti i capitoli di questo lavoro. In altre parole, ci dà certezza assoluta su quanto abbiamo riportato e citato sugli autorevoli moderni scrittori e professori stradali, tra i quali Uggeri, Tesoriere, Arcifa, Santagati, Villabianca, Perez,ect.

Inizio subito riportando una breve introduzione che conferma la delibera del Senato del 1788 che autorizza la costruzione delle strade in Sicilia (V. cap. IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016).

Perez ci informa bene che nel 1782 sono state costruite poche strade che corrispondono esattamente a quelle nominate qui di seguito (V. cap. IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016).

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 “Qui (a Messina) accadde un infelice evento che aveva deplorato ,poiché, mentre l’Imperatore (parla dell’imperatore Carlo V) si fermò a Messina, non si trovò nessuno che amasse l’interesse della città o cercasse qualcosa per la comune utilità. I patrizi pensarono soltanto a spogliare delle pubbliche cariche la plebe, e perciò, tentate invano queste manovre, l’Imperatore né accondiscese alle richieste dei nobili né volle dispiacere al popolo, ma si partì senza aver mutato nulla”

Traduzione eseguita dal Prof. Carlo Cataldo di Alcamo

Riguardo Carlo V il lettore può visitare il cap. III – parte I, pubblicato il 2 aprile 2016.

Considerata l’importanza e la puntuale testimonianza dell’opera del Guerra, riporto in primo luogo l’indice del libro, così, il lettore può discernere la competenza globale e l’importanza probatoria dell’opera. Io mi limiterò semplicemente a riportare qualche breve commento e a richiamare le parti che abbiamo letto e scritto in tutto il lavoro svolto nelle precedenti pagine a titolo di conferma delle tesi assunte. Non mi soffermerò sull’imposizione fiscale al fine di trovare i fondi di spesa, sui vantaggi dei trasporti e agricoltura, sui progetti, sulla direzione dei lavori, sul mantenimento delle strade, ect.

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Adesso mi avvio ad entrare sul merito dell’opera, che si apre con un passo in latino di Seneca. Ecco la traduzione eseguita dal professore Carlo Cataldo di Alcamo.

Seneca-La costanza del saggio:

Non opponetevi al vostro bene, e alimentate negli animi questa speranza, e approdate alla verità, e praticate l’onestà e aiutatevi con l’attesa e con l’aspirazione“.

Segue un elogio alla Sicilia con “la descrizione della fecondità e suolo della Sicilia”.

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Sulla decadenza e l’abbandono delle strade Romane, sotto descritte, il lettore può rivisitare le precedenti pagine iniziando dal capitolo II-parte I –Le strade sopravvissute nell’alto Medio Evo, pubblicato il 19 dicembre 2015.

Riguardo, invece la diminuzione della popolazione, l’abbandono delle terre da coltivare e l’esodo dei contadini verso la città (ricordo che ciò è accaduto dopo i Vespri e la successiva conquista Aragonese [1282-1516]) può accedere al capitolo III-parte I, pubblicato il 2 aprile 2016.

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Per altro verso, da queste testuali parole: “…la mancanza, o la somma difficoltà di comunicazione dei suoi prodotti all’interno dell’isola e nei porti marittimi. In una parola, la mancanza di pubbliche strade, o canali navigabili”, si ricava che, se fossero effettivamente esistiti Km. 11.500 di Regie Trazzere, come ci raccontano la Regione Sicilia e l’Ufficio preposto alle Trazzere, al Guerra, certamente, non sarebbero sfuggite e sicuramente non avrebbe negato la mancanza assoluta di strade, vie di comunicazioni e canali. Allora ribadisco: Come è possibile sostenere l’esistenza di Km. 11.500 di Trazzere, se non esistevano neanche le Strade? Forse i primi abitatori hanno tracciato in primis le vie armentizie e poi le Strade? Assurdo! E’ possibile che il caso si vuol fare rientrare nel mistero della nascita prioritaria dell’uovo o viceversa della gallina. Nella fattispecie il mistero non esiste, come non esistevano le Regie Trazzere prima delle strade.

Chi ne sa di più, per cortesia ci racconti; avremo il piacere di leggere e ringraziare.

Proseguendo, leggiamo che i Greci hanno promosso le strade, in particolare il Senato di Atene che volle confermare la sopraintendenza per Sparta, Tebe ed altre città, tuttavia non conobbero l’estenzione del loro uso per il benessere pubblico che era riservato ad un popolo commerciante. Quindi i primi selciati di strade (non di trazzere) il Guerra li attribuisce ai Cartaginesi.

Per le strade Greche il lettore può visitare il capitolo I-parti I e II, pubblicati rispettivamente il 2 maggio 2015 ed il 30 maggio 2015.

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Seguono qui sotto le strade romane che il lettore può ripassare, con tanti dettagli, nei capitoli I-parte III, IV, V, VI e VII pubblicati a partire dal 20 giugno 2015.

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Riguardo la decadenza delle strade Romane V. cap. II-parte I, pubblicato il 19 dicembre 2015

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Riguardo alla costruzione delle pubbliche strade, V. cap. IV-parte I, pubblicato il 30 aprile 2016.

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Per le nuove strade costruite dopo la delibera del Parlamento Siciliano del 1778 vedi capitolo IV-Parte I, pubblicato il 30 aprile 2016.

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Segue la larghezza delle strade, in merito V capitolo I-parte II, pubblicata il 30 maggio 2015 e successivo capitolo I-parte III, pubblicato il 20 giugno 2015.

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Come il lettore ha già osservato, avendo richiamato i capitoli di questo nostro lavoro e per ciascun argomento sopra riportato, i fatti descritti e illustrati, sparsi nella quasi totalità dei capitoli, sono perfettamente rispondenti ed allineati in contenuto con quelli del Guerra, forse esposti in maniera più ampia e dettagliata. L’opera del 1784 vuole essere solo una conferma della vera storia delle strade e vie di comunicazioni della Sicilia fin dalle sue origini e conferma inoltre la totale inesistenza di Regie Trazzere larghe circa m. 38.

A questo punto il lavoro svolto potrebbe essere considerato terminato, avendo dimostrato l’inesistenza delle Regie Trazzere nel corso della Storia fino al 1784. Purtroppo, non è così, “la favola delle Trazzere” non ha fine per un lungo intrigo, con aspetti pure tragici, iniziato il 21 aprile 1787 dal Marchese Burgio a seguito di un reclamo del Marchese Moleti di Messina e fino ad oggi è ancora tenuta in piedi. Quindi, ci restano ancora da raccontare fatti, provvedimenti e leggi emanate per poco più di due secoli.

Mi auguro che i lettori avranno la pazienza e la bontà di continuare a seguirci fino alla fine.

Questo IV capitolo, come in precedenza annunciato si chiuderà con altri due viaggiatori di Sicilia: Carlo Gastone conte della Torre di Rezzonico, Patrizio Comasco (1793) e con l’abate Paolo Balsamo di Termini Imerese (1808). Auguro a tutti i lettori BUONE VACANZE, nella speranza che la lettura del presente brano sia stata compagna delle ferie. Resto sempre in attesa di leggere i commenti come quelli, già, avanzati in passato, che ci aiutano a crescere. Arrivederci a settembre.

ANTONINO MESSANA

Prossimo appuntamento 17 settembre 2016

NOTA
La storia della maggiore Accademia napoletana si snoda dal 1698 (anno di fondazione dell’Accademia Palatina, voluta dal viceré spagnuolo Duca di Medinacoeli, la quale annoverò tra i suoi soci Giambattista Vico) per toccare successive, significative tappe, nel 1732 con l’Accademia delle Scienze, sorta per iniziativa di Celestino Galiani, nel 1755 con la Reale Accademia Ercolanense, nel 1778 con la Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere e nel 1799 con l’Istituto Nazionale, cui dette vita la Repubblica Napoletana nella sua breve stagione.

Fonte:www.societànazionalescienzeletterearti.it

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Bibliografia

– Guerra Carmelo-Memoria sulle strade pubbliche della Sicilia, Editore Raimondi Napoli 1784, custodito dalla Biblioteca centrale della Regione Siciliana, collocazione antica II. 8180 .

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