Cgil e Uil Trapani all’assessore alla Sanità sulla tutela della salute delle donne

CGIL UIL“Facciamo appello all’Assessore alla Sanità Baldo Gucciardi e ai deputati regionali eletti in provincia di Trapani, affinché, prendendo spunto dalle esperienze virtuose di alcune regioni, possano attivarsi per trovare risposte concrete e definitive per una efficace applicazione della legge 194/78, e per fare in modo che nel territorio trapanese, siano efficacemente garantiti tutti quei servizi che tutelano la maternità e la salute della donna”.
Lo scrivono Antonella Granello e Antonella Parisi del coordinamento donne Cgil e Uil Trapani in una lettera aperta che fa seguito all’allarme lanciato poche settimane fa circa l’impossibilità di recarsi all’ospedale trapanese Sant’Antonio Abate per un’interruzione volontaria di gravidanza dopo che l’ultimo medico non obiettore di coscienza è andato in pensione. La soluzione “tampone” trovata dall’Asp, infatti, non è ritenuta soddisfacente.
“In provincia di Trapani, – si legge nel documento – al momento gli aborti sono garantiti soltanto a Castelvetrano, mentre nel capoluogo, dopo il pensionamento dell’ultimo medico non obiettore, e la conseguente interruzione del servizio di IVG, questo servizio viene garantito soltanto una volta a settimana, dall’unico ginecologo abortista della provincia, costretto a fare la spola tra Trapani e Castelvetrano. Apprezziamo che il nostro richiamo sia servito a sollecitare i vertici dell’Asp nel cercare una soluzione al problema e ci riteniamo soddisfatte per aver riportato all’attenzione generale una stortura nell’applicazione della 194. Tuttavia, non possiamo che essere deluse per le risposte che non abbiamo ancora ad oggi ottenuto dalla Direzione Asp di Trapani. Le nostre richieste di incontro (dal 1° giugno scorso) contengono diversi interrogativi su questioni attinenti l’applicazione della legge 194, come i dati relativi agli aborti effettuati nell’ultimo anno e all’attività di supporto alle donne svolta dai consultori. Nelle missive si chiedono anche notizie rispetto ad altri servizi che l’ospedale di Trapani sarebbe tenuto a fornire e che pare non siano, in questo momento garantiti. Ci riferiamo in particolare ai servizi relativi agli esami ecografici gratuiti per le donne, compreso l’esame di ecografia morfologica, che se non erogati comporterebbero un grave disagio per le gestanti, che si vedrebbero costrette a rivolgersi a privati o a strutture fuori Provincia arrivando a dover spendere anche 200 euro per fare tali esami. Se questo fosse vero, non verrebbe forse a mancare il sostegno a quella stessa maternità, tanto difesa dai medici obiettori?”
Le richieste del coordinamento, dunque, al momento non hanno avuto risposta “se non la notizia comunicata a mezzo stampa – aggiungono Granello e Parisi -, di un medico che non si sa come, dovrebbe garantire l’IVG in tutta la provincia facendo la spola tra Trapani e Castelvetrano. Nessun chiarimento sul tipo di IVG che verrà garantita, né su come in un solo giorno alla settimana potranno essere effettuati un numero di aborti che secondo i dati in nostro possesso dovrebbero essere non meno di 40 al mese. A questo punto ci facciamo altre domande: ci chiediamo che cosa può significare per una donna recarsi il giovedì mattina, l’Abortion day, in ospedale e mettersi in fila per un intervento di tipo seriale, che visti i tempi ridotti, sarà inserito in un contesto che avrà le caratteristiche di una catena di montaggio, in cui non ci sarà certamente il tempo per l’attenzione che un momento tanto tragico della vita di una donna meriterebbe. Ci chiediamo: davvero l’interruttore di gravidanza itinerante può essere considerato una soluzione? Ci chiediamo: si può davvero dire che è tutto a posto in una provincia in cui i ginecologi obiettori sono il 100% tranne uno?”
Da tutte queste ragioni e questioni scaturisce l’appello all’assessore regionale alla Sanità e alla deputazione trapanese: “Cgil e Uil rappresentano migliaia di cittadini in questa provincia e porre domande a chi amministra la cosa pubblica è il loro mestiere, d’altra parte chi amministra la cosa pubblica ha il dovere di rispondere alle domande che anche un solo cittadino ponga nell’interesse collettivo”.

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