Il Tribunale è andato fuori tema

Andrea-BulgarellaCaso Bulgarella: la Cassazione deposita i motivi della decisione con la quale si  è accolto il ricorso della Procura di Firenze

La decisione presa è netta e non si presta a equivoci. La Cassazione ha annullato bocciando in toto il decreto del Tribunale del Riesame di  Firenze, che, rispetto alla misura cautelare del sequestro e della perquisizione disposta dalla Dda di Firenze contro Bulgarella e altri indagati, aveva disposto il dissequestro di buona parte della documentazione acquisita dai pm fiorentini . Le indagini peraltro erano e restano gravate dal sospetto di favoreggiamento alla mafia, e colpiscono l’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella e altre sette persone tra le quali il manager Fabrizio Palenzona e l’ex presidente del Consiglio provinciale di Trapani, Peppe Poma, cognato di Bulgarella, e adesso tornato a essere braccio destro del senatore trapanese ed ex sottosegretario all’Interno, Tonino D’Alì.  La Cassazione ha motivato con una sentenza che sancisce questo fatto: i giudici del Riesame sono andati fuori tema. Si legge già da subito nelle prime delle sei complessive pagine : “ Il Tribunale del riesame di Firenze con il provvedimento impugnato non si è limitato a valutare la sussistenza o meno del fumus e commissi delict  in ordine alle fattispecie delittuose ipotizzate nel decreto di perquisizione e sequestro emesso dal pm il 30 settembre 2015, ma ha operato un non consentito sindacato nel merito delle ipotesi accusatorie poste a fondamento del decreto annullato”. E quindi “il ricorso dei magistrati della Dda di Firenze è fondato e meritevole di accoglimento”. La decisione per la quale adesso è stata resa la motivazione risale al 5 maggio, quando la Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui il riesame di Firenze aveva, a sua volta, “cancellato”’ il 28 ottobre 2015 il decreto di perquisizione e sequestro di computer, agende e documenti al costruttore trapanese da tempo trapiantatosi in terra Toscana. In quell’indagine è stato possibile cogliere un vorticoso giro di rapporti personali che arrivavano sino ai vertici di Unicredit, ma che toccavano anche banche locali toscane (Credito Cooperativo Cascina).

Nella stessa indagine si è fatto riferimento a rapporti intrecciati dagli indagati, Bulgarella per primo, con massoneria e, addirittura, fino a potere arrivare all’anticamera del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro per via dei rapporti che Bulgarella avrebbe avuto con il nipote di questi, Luca Bellomo di recente arrestato e condannato nell’ambito d’indagini della Dda di Palermo. La Cassazione scrive: “Nel caso in esame il provvedimento impugnato ha annullato il decreto di sequestro probatorio del 30 settembre 2015, in relazione all’ipotesi di reato di cui all’articolo. 648 ter codice penale, a carico del Bulgarella, del Bosco (Salvatore ndr) e del Poma, ed in relazione ad ipotesi di associazione per delinquere e truffa a carico dello stesso Bulgarella e dei coindagati Palenzona, Tumbiolo, Mercuri, Fossati e Cataldo, assumendo trattarsi di ipotesi di reato tutt’altro che ben delineate nel decreto impugnato ed in relazione alle quali non poteva riconoscersi quel fumus commissi delicti che, invece, il Tribunale del riesame ha riconosciuto in relazione al delitto di appropriazione indebita ascritto al solo Bulgarella”. “In sede di riesame del sequestro probatorio – scrive la Cassazione – il tribunale chiamato a verificare l’astratta configurabilità del reato ipotizzato, valutando il fumus commissi delicti in relazione alla congruità degli elementi rappresentati, non già nella prospettiva di un giudizio di merito sulla fondatezza dell’accusa ma con riferimento all’idoneità degli elementi su cui si fonda la notizia di reato a rendere utile l’espletamento di ulteriori indagini per acquisire prove certe, non altrimenti esperibili senza la sottrazione del bene all’indagato“. I giudici della Cassazione hanno ampiamente contestato come la decisione del Tribunale del Riesame “non ha effettuato tali valutazioni bensì un sindacato sulla concreta fondatezza dell’accusa, cosa che in questa sede gli  è precluso, peraltro esaminando solo alcuni degli elementi addotti a sostegno del sequestro probatorio ed ha quindi censurato le numerose dichiarazioni di collaboratori di giustizia inerenti la persona di Bulgarella, attribuendo a esse genericità e scarsa precisione e valutato come ‘assolutamente ordinari i rapporti commerciali di Bulgarella con Bellomo e altri parenti di Messina Denaro, ritenendo non particolarmente significativo la corresponsione di provvigioni su un importo complessivo di 529 mila euro…ha valutato il contenuto di soltanto alcune intercettazioni telefoniche riportate nel decreto per sostenere che da esse emergerebbe una considerazione di Bulgarella nell’ambito di Unicredit assolutamente diversa da quella di imprenditore colluso con la mafia”, “fino a rilevare non esser stato ancora approvato da Unicredit alcun piano di ristrutturazione del credito, avendo il competente comitato della banca chiesto la ripresentazione della proposta chiedendo alcune puntuali condizioni“.  La condotta erronea del Tribunale del Riesame è stata poi così ulteriormente bocciata: “il riesame di Firenze ha annullato il decreto di sequestro e perquisizione con valutazioni significative solo nella prospettiva di un giudizio di merito sulla fondatezza dell’accusa che, invece, deve essergli estranea, soprattutto in tema di sequestro probatorio, finalizzato per sua natura all’acquisizione di elementi di prova che il tribunale ha ritenuto carenti“. Da qui la conclusione: “la stessa (ordinanza del riesame ndr) deve essere annullata con rinvio per un nuovo esame”. In questo modo la Cassazione ha dato ragione alla Procura distrettuale antimafia di Firenze, respingendo sia il ricorso dei legali degli indagati nonché la stessa richiesta del procuratore generale ambedue d’accordo nel contestare l’azione della magistratura fiorentina, pronuncia del procuratore generale che aveva permesso all’imprenditore di alzare di più la voce contro una presunta persecuzione giudiziaria da lui subita. L’indagine invece a oggi resta in piedi ed è anzi andata avanti, mentre si attende che davanti a una nuova sezione del Tribunale del Riesame sia posto in discussione l’originario ricorso presentato da Bulgarella  e da altri indagati per l’affaire fiorentino.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.