Il sodalizio mafioso si incrina

messina-denaroCollabora con la giustizia Attilio Fogazza il presunto killer del partannese Salvatore Lombardo, il clan Messina Denaro perde un altro pezzo

Stamane a Palermo era prevista l’udienza preliminare per l’omicidio di Salvatore Lombardo commesso nel 2009 a Partanna. Ma c’è stato un colpo di scena, l’annuncio ufficiale da parte della Dda di Palermo della collaborazione con la giustizia del presunto killer, Attilio Fogazza, nativo di Salemi e residente a Gibellina. Ufficialmente titolare di una concessionaria d’auto, di fatto factotum del capo mafia di Partanna Mimmo Scimonelli. Su ordine di Scimonelli Fogazza e un altro imputato del delitto, Nicolò Nicolosi di Calatafimi hanno ucciso Lombardo. Oggi l’udienza preliminare dinanzi al gup Modica ha visto l’ammissione come parti civili dei familiari di Lombardo ed ancora la decisione delle parti di andare al giudizio immediato dinanzi allo stesso giudice. La Procura di Palermo ha inoltre depositato i verbali con le dichiarazioni rese da Fogazza a proposito dell’omicidio. L’udienza è stata rinviata al prossimo 8 giugno. La collaborazione con la giustizia da parte di Fogazza è cominciata da qualche tempo e ha visto già l’ammissione del presunto killer nei programmi di protezione tanto che anche la sua famiglia è stata trasferita dall’autorità giudiziaria in una località segreta. Fogazza è rimasto in carcere ma in una struttura in grado di tutelarlo da “pericolosi” incontri con altri soggetti. Si potrebbe dire che la collaborazione era nell’aria, perché già durante le indagini erano state intercettate discussioni non certo di sostegno a favore del boss latitante Matteo Messina Denaro. Fogazza, incensurato fino all’arresto dello scorso anno per il delitto Lombardo, era in grado di muoversi liberamente, ed eseguiva tutte le disposizioni che arrivavano da Scimonelli, uno dei destinatari tra il 2012 e il 2014 dei “pizzini” in arrivo dal boss latitante. Fogazza potrebbe essere a conoscenza delle specifiche direttive di Messina Denaro, per cui la sua collaborazione è ritenuta dagli inquirenti parecchio importante. La “posta” del boss viaggiava a scadenze prefissate, due, o tre volte all’anno. E nell’arco di questi periodi gli investigatori hanno spesso pedinato anche a Roma e Milano l’imprenditore Scimonelli, parecchio attivo sul fronte dell’imprenditoria del comparto commerciale. Potrebbe essere lui uno dei custodi delle “casseforti” di Matteo Messina Denaro. La “manovalanza” della cosca belicina spesso è stata ascoltatasi lamentarsi del proprio capo,: “ti fanno fare lo sciacquino, tutte cose senza mangiare né bere ti arrestano .. te la mettono in culo .. loro si fanno i cazzi loro e tu l’hai presa solo in culo? Ma per cosa? Quando hanno bisogno ti cercano subito … quando non hanno bisogno o quando hai bisogno tu puoi morire!”. E Matteo Messina Denaro? “Matteo Messina Denaro che fa … che minchia fa? Un cazzo! Si fa solo la minchia sua … e scrusciu non ci deve essere! Cioè: arrestano i tuoi fratelli, le tue sorelle, i tuoi cognati e tu non ti muovi? Ma fai bordello! Minchia …… svita a tutti!”. Dov’è il boss? Ancora da alcune intercettazioni: “Io sono del parere che questo qualche giorno –a meno che non lo abbia già fatto- si ritira .. e gli altri vanno a fare cose a nome suo quando lui oramai non c’è più qua …. e sa dove minchia se ne è andato….minchia non c’è nessun accenno, un movimento …. niente! Cioè ..tu .. un movimento… (…) Dico .. un accenno che sei presente.. O no? Niente!”

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.