La Dia sequestra beni per 27 milioni di euro

Dia-640A conclusione di un’articolata e complessa attività investigativa, svolta in stretta sinergia con la Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, personale della D.I.A. di Messina, supportato dal Centro Operativo di Catania, ha sequestrato un consistente patrimonio, per un valore stimato di oltre 1.300.000 di Euro, all’imprenditore SANTALUCIA Salvatore, di Roccella Valdemone (ME), ritenuto, nell’ambito di diverse inchieste giudiziarie, anello di congiunzione tra le organizzazioni criminali operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania.

L’attività investigativa trae origine dal precedente sequestro – già disposto dal Tribunale di Messina su proposta del Direttore della D.I.A., Nunzio Antonio FERLA – eseguito il 15.12.2015 dalla D.I.A. di Messina, con il supporto del Centro Operativo di Catania, nei confronti del SANTALUCIA Salvatore, relativamente a beni, allo stesso riferibili, ammontanti a 27 milioni di euro.

L’odierno sequestro ha colpito ulteriori nr. 4 fabbricati e nr. 32 terreni, ubicati nel Comune di Roccella Valdemone (ME), per l’estensione complessiva di circa 20 ettari.

Le attività investigative poste in essere dalla D.I.A. di Messina hanno permesso di mettere in luce che il SANTALUCIA era riuscito ad avere la disponibilità di ulteriori possidenze immobiliari, anche riferibili a fabbricati in corso di costruzione, intestandoli, in quota parte, a se stesso nonché ai suoi familiari.

Nel particolare, gli accertamenti espletati, supportati dall’esame effettuato sugli atti successori acquisiti, hanno evidenziato diversi diritti di proprietà riferibili a terreni – suddivisi in varie particelle – provenienti dalla rappresentazione di usucapione, per possesso ultraventennale, pubblicizzata, agli uffici competenti, solo 18 anni dopo il decesso della coniuge del SANTALUCIA Salvatore.

Il SANTALUCIA Salvatore, di Roccella Valdemone, è un noto imprenditore già “protagonista” della cronaca per essere stato individuato, nell’ambito di inchieste giudiziarie, quale “trait d’union” tra le organizzazioni criminali mafiose operanti nel territorio a cavallo tra le province di Messina e Catania per il controllo delle attività imprenditoriali, quali il movimento terra, la produzione di conglomerato cementizio e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Pluripregiudicato e con precedenti di polizia anche per reati associativi, lo stesso è risultato soggetto strettamente legato alla ben note famiglie mafiose “SANTAPAOLA” di Catania (per il tramite di esponenti di vertice del clan “Brunetto” attivo nel versante jonico della provincia etnea e alla stessa alleato) ed a quella “BARCELLONESE”, come confermato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia BISOGNANO Carmelo. L’attività imprenditoriale del proposto ha registrato un’anomala crescita esponenziale, tanto da aver guadagnato, nel periodo 2003/2010, la partnership con la società EOLO COSTRUZIONI S.r.l., impresa del ben noto Gruppo NICASTRI – riconducibile al NICASTRI Vito di Alcamo – leader in Sicilia nella realizzazione delle opere civili dei parchi eolici. A quest’ultimo, oggetto di investigazioni da parte della D.I.A. di Messina e Palermo perché considerato soggetto in strettissimi rapporti con il super latitante Matteo MESSINA DENARO, è stato confiscato un colossale impero economico per oltre 1,5 miliardi di euro.

Il SANTALUCIA, noto negli ambienti criminali con l’alias “Turi Piu”, annovera numerosi pregiudizi penali, che lo individuano quale attore e/o partecipante di reati associativi e contro il patrimonio per violazioni in materia ambientale. In numerosi procedimenti penali celebrati nei due citati distretti giudiziari è stato documentato lo stretto legame intercorrente tra le organizzazioni mafiose delle due province citate (n.d.r. operazioni “Ermes”, “Dionisio”, “Arcangelo”, “Iblis”, “Omega-Obelisco”, “Longano”, “Eris”, “Vivaio”, “Montagna”, “Gotha” ed altre, nel cui ambito le attività investigative hanno consentito di accertare gli stretti rapporti di affari e di alleanza in generale tra il clan SANTAPAOLA e le famiglie mafiose operanti nella provincia di Messina, rappresentate dai boss GULLOTTI e RAMPULLA).

La duplice proiezione di SANTALUCIA Salvatore, sia verso la criminalità organizzata della provincia di Messina (cosca Barcellonese) che verso quella del versante catanese (cosca Brunetto), è stata documentata dalle risultanze dei procedimenti penali instaurati a suo carico. La disamina degli atti dell’indagine ha posto in risalto, altresì, lo stretto legame intercorrente tra il proposto e PAPA Orazio, indicato quale elemento di vertice dell’organizzazione mafiosa facente capo a BRUNETTO Paolo, deceduto il 12.06.2013, considerato un “fedelissimo” del ben più noto boss mafioso Benedetto SANTAPAOLA. La sua pericolosità sociale e la sua posizione di contiguità a “Cosa Nostra”, si coglie inequivocabilmente dai continui rapporti interpersonali che lo stesso, costantemente, intrattiene con pregiudicati per reati di mafia (oltre a PAPA Orazio, anche COCI Sebastiano, CALCO’ LABRUZZO Salvatore).

Nel procedimento penale incardinato presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, con il quale i Carabinieri di Randazzo hanno disarticolato l’organizzazione criminale di riferimento – capeggiata dal BRUNETTO Paolo, con la stretta collaborazione del fratello BRUNETTO Salvatore ed operante nel versante jonico della provincia di Catania con influenza anche nel limitrofo territorio della provincia di Messina – ha trovato riscontro l’importante ruolo assunto dal SANTALUCIA Salvatore il quale, in merito alle attività criminali finalizzate all’illecito controllo degli appalti, viene indicato quale “referente” per la zona di Roccella Valdemone.

Anche nell’operazione di polizia “Gotha III”, condotta dal R.O.S. Carabinieri di Messina, seppur in assenza di determinazioni da parte dell’A.G. sul conto del SANTALUCIA, figurano tracciabili i contatti avuti dal proposto con il capomafia barcellonese BISOGNANO Carmelo, oggi collaboratore di giustizia, con la sorella BISOGNANO Vincenza, con il suo stretto collaboratore CAMBRIA Beniamino e con CALABRESE Tindaro, quest’ultimo ritenuto, secondo copiose risultanze giudiziarie, il successore del BISOGNANO Carmelo.

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