Giornalismo, informazione “libera” e desaparecidos

DSCN4267MESSINA. Il 21 marzo oltre ad essere un momento di memoria, di condivisione, di impegno e anche, e soprattutto, un momento di confronto. Questo si concretizza grazie ai seminari tematici organizzati da Libera. Uno di questi seminari “illuminare le periferie. Il ruolo dell’informazione libera” si è tenuto alla presenza di Paolo Borrometi, giornalista dell’AGI e direttore de “la Spia.it” sotto scorta per le minacce e le aggressioni subite, Beppe Giulietti presidente FNSI (che purtroppo non è riuscito ad essere presente), Rino Giacalone, direttore di Alqamah.it e giornalista de “la Stampa”, Riccardo Orioles, giornalista de “I Siciliani Giovani”, Vittorio Di Trapani (moderatore), Segretario nazionale dell’Usigrai e la Signora Maria Del Rosario Villanueva Orrostieta, familiare di desaparecido, rappresentante FUNDEM – FUNDEC (Messico).DSCN4263

È chiaro fin da subito che parlare di informazione “libera” comporta un problema di fondo: esiste un’informazione non libera? Forse si. Ma dovrebbe esistere solo l’informazione, senza colori, partiti, vincoli, ideologie.

“Illuminare le periferie? Sono le periferie che devono illuminare noi. – ha esordito Riccardo Orioles – Il giornalismo siciliano è un giornalismo artigianale che fa squadra, che lavora sul campo. Ed è questa la storia de “I Siciliani” prima e de “I Siciliano Giovani” dopo.”

Sul lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia e in particolare sulla relazione del vice presidente Claudio Fava, in merito ai giornalisti minacciati, ai freelance e alle cosiddette DSCN4261“querele temerarie”, quest’ultime diventate una nuova forma di minaccia e censura verso i giornalisti che raccontano, si è espresso Rino Giacalone, referente a Trapani di “Articolo 4”: “il lavoro della commissione parlamentare antimafia  e di tutti i suoi componenti è importantissimo. Per la prima volta una commissione si occupa del ruolo dell’informazione e dei giornalisti minacciati. DSCN4257Il nostro – ha sottolineato Rino Giacalone – è un Paese che ha bisogno di informazione e i giovani che iniziano a fare questo mestiere sono una risorsa. I giornalisti devono fare un giuramento sulla costituzione, anche se non è previsto, lo devono fare dentro; oggi troppi articoli vengono calpestati, soprattutto l’articolo 21.”

“Come non esiste l’informazione libera non esiste il giornalista antimafia perché se no esisterebbe anche quello mafioso. Esiste solo il cronista. Oggi – continua Rino Giacalone – abbiamo sicuramente bisogno di un giornalismo di strada, di quello che racconta DSCN4291quello che succede, i processi passo per passo, anche la storia della vicina di casa; il giornalista deve saper ascoltare e raccontare. Ma, ancora più importante, deve sapere leggere le sentenze.”

“Troppo spesso – sottolinea Rino Giacalone – gli attacchi e le smentite arrivano da colleghi giornalisti, magari anche del collega della stanza accanto. Per questi bisogna continuare a perseverare e a raccontare.”

“Un altro problema per i giornalisti – conclude – sono le cosiddette “querele temerarie”. Un giornalista che nella maggior parte dei casi guadagna pochissimo (2/3 euro a pezzo) è costretto a difendersi e a mettere le mani al portafoglio. Questo documento (il documento della commissione antimafia, ndr) sicuramente mette un freno, ma la domanda è: quanto anni ci sono voluti?”DSCN4288

Paolo Borrometi aggiunge parole importanti: “non c’è un singolo giornalista minacciato, ma un intera informazione sotto attacco, anzi sono gli stessi lettori ad essere minacciati. Noi non abbiamo bisogno di eroi, questa terra ha già pagato un prezzo troppo alto. Nessuno si può permettere di rompere le macchine fotografiche o le telecamere, aggredire o minacciare i giornalisti. E leggere scritte sui muri delle città come “giornalista infame” fa male. I giornalisti – continua – devono saper parlare con le persone. Nella mia provincia la mafia non esisteva, era considerata la “provincia babba” cioè senza mafia, invece in questi anni è stato dimostrato il contrario. Ed erano gli stessi colleghi che negavano la sua esistenza. Ricordate – conclude – che i giovani non son il futuro, ma il presente: questo si diceva anche 30 anni fa; intanto chi rappresentava il passato continua a rappresentare il presente. I giovani devono conquistarsi questo futuro. E Libera insegna proprio questo, grazie anche a Don Luigi Ciotti.”

Sugli attacchi subiti da Libera e dai suoi ragazzi Rino Giacalone risponde sicuro: “Perché questi attacchi? Perché stiamo vincendo. Oggi mafia e antimafia stanno pareggiando ma il problema è la tribuna che guarda la partita e solo apparentemente non tifa. A Trapani negli anni dei morti ammazzati si diceva che la mafia non esisteva. Noi oggi vogliamo dire che i mafiosi, vivi o morti che siano, sono dei pezzi di merda.”

DSCN4255Orioles conclude sottolineando “la guerra si vince con la fanteria, con chi si batte sul campo in prima fila. Difendiamo Libera e aiutiamola a vincere.”

C’è stato spazio anche per un commosso ricordo per i giornalisti Santo Della Volpe (recentemente scomparso) e Roberto Morrione anche lui scomparso qualche anno fa. Entrambi sicuramente avrebbero avuto molto da dire su questi temi. “Loro credevano al giornalismo investigativo” – ha sottolineato Vittorio Di Trapani.

Infine la preziosa testimonianza di Maria Del Rosario Villanueva Orrostieta, madre di Oscar desaparecido, rappresentante FUNDEM – FUNDEC (Messico). Una testimonianza cruda, diretta, che ha colpito dritto ai cuori di tutti i presenti. Il figlio della signora Maria è scomparso nel 2009 mentre si stava recando in un altro Stato del Messico per acquistare dei materiali elettronici per il suo lavoro. Rapito. Scomparso nel nulla senza un motivo. Ha pagato una colpa non sua. Una colpa che in Messico è comune, normale, quotidiana. DSCN4310“In Messico non esiste questo tipo di delitto: è la legge messicana. Ad oggi sono più di 23 mila le persone scomparse. Il governo Messicano? Non sta dando nessun tipo di risposta e sta minimizzando il problema. Addirittura ci vengono offerti dei soldi per non cercare più i nostri cari, ma a me non interessano; io, da madre, voglio solo ritrovare mio figlio, vivo o morto, voglio riabbracciarlo.” Parole dure. Strazianti. Di una madre disperata che dopo anni non molla e non perdona.

Il Messico forse oggi è il paese in cui è più difficile fare informazione. Sono tantissimi i giornalisti uccisi e i desaparecidos sono in tragica ascesa.

DSCN4313Ed è proprio per questo motivo che l’informazione assume un ruolo sempre più importante nella società, soprattutto perchè permette a tutti di conoscere storie che altrimenti resterebbero nell’ombra. Un modo per condividere e fare rete, una rete di conoscenza e, soprattutto, legalità.

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.