Castelvetrano, il Consiglio si autoscioglie, il sindaco rimane

Felice ErranteVentotto consiglieri su trenta si dimettono, gli unici a restare in carica nell’aula oramai disciolta il consigliere Giambalvo che parlava bene di Messina Denaro e il suo interlocutore, Ciccio Martino, che a lui rispondeva dicendo che era un bene che non l’avessero preso.

Accade a Castelvetrano dove il caso del consigliere comunale Lillo Giambalvo, intercettato a parlare della sua buona amicizia col boss, non è che l’ultimo di una lunga serie, ma per il sindaco della città, Felice Errante, e per tanti consiglieri della sua maggioranza, tutto è frutto di una “cappa mediatica” apposta calata sulla città. Consiglieri della sua maggioranza che hanno oggi deciso di presentare le dimissioni facendo decadere il Consiglio comunale che per però hanno trasformato quella che doveva solo essere una iniziativa a favore della legalità e contro la mafia in una operazione elettorale e politica ordita tra Roma e Castelvetrano.

Sono trascorse quasi quattro settimane da quando il vice presidente della commissione nazionale antimafia on. Claudio Fava è giunto a Castelvetrano per invitare l’intero Consiglio comunale a dimettersi così da far decadere l’appena reintegrato consigliere Lillo Giambalvo. Non esistono leggi che potevano impedire di restare in Consiglio comunale a Lillo Giambalvo, arrestato nel 2014, assolto dalle accuse di mafia poche settimane addietro, intercettato a esaltare incontri e abbracci commoventi con i due più temibili boss della mafia siciliana, Francesco e Matteo Messina Denaro, padre e figlio, il primo morto nel 1998 il secondo latitante da 23 anni, e Fava in nome delle leggi non scritte delle regole etiche e morali aveva invitato tutto il Consiglio a dimettersi così da far decadere anche Giambalvo. C’è voluto quasi un mese per prendere questa decisione , ci sono volute le parole del ministro Angelino Alfano che apparentemente affranto ha risposto a un giornalista de Le Iene (la trasmissione che ha dato ribalta nazionale al caso) dicendo che nessuno poteva far decadere Giambalvo.

L’autoscioglimento era una decisione che poteva già essere presa il 25 gennaio scorso data del reintegro in Consiglio comunale di Giambalvo che nel periodo del carcere era stato sospeso dal prefetto di Trapani. La decisione è infine oggi arrivata, ventotto consiglieri si sono dimessi, in carica sono rimasti Giambalvo e guarda caso il suo interlocutore, non muto, di quelle chiaccherate sui Messina Denaro, Francesco Martino. Addirittura Martino è stato ascoltato commentare i racconti di Giambalvo su Messina Denaro dicendo “menu male chi unnu pigghiaro” – meno male che non l’hanno preso. Martino finì anche ui tra i denunciati ma nei suoi confronti la magistratura non ha mai preso alcun provvedimento. Oggi ha giustificato di non essersi dimesso perchè fuori sede, “lo farò appena ritorno”. Non ce ne sarà bisogno perchè di fatto il Consiglio comunale si è autosciolto.

Qualcuno ha scritto si autoscioglie il Consiglio comunale di Castelvetrano, città del boss Matteo Messina Denaro, noi invece preferiamo scrivere che si è autosciolto il Consiglio comunale di Castelvetrano dove la maggioranza dei cittadini è contro la mafia e contro Messina Denaro. Dimissioni quelle presentate oggi che potevano essere un motivo di vanto e che invece segnano il fallimento di una quasi totalità della classe politica che dinanzi al caso Giambalvo per settimane non ha fatto altro che parlare di “cappa mediatica”, “complotti” e altre amenità di questo genere. Quando non si può restare consiglieri comuncali con chi, veramente o per scherzo, “rivendica prossimità con Cosa nostra“ come ha fatto Lillo Giambalvo. Non si è dimessa invece la Giunta.

Il sindaco Errante resta in carica assieme a quel vice sindaco, Giuseppe Rizzo, che assolto Giambalvo ha attaccato a muso duro la magistratura. “Ma non è bello constatare che le istituzioni non hanno alcun strumento per far decadere Giambalvo – ha sottolineato il sindaco di Castelvetrano – e che per colpa di un cretino un intero organo democraticamente eletto è stato costretto alle dimissioni. Eravamo davanti all’impotenza di un ministro (Alfano, ndr) e di un prefetto (Falco, ndr) sotto il profilo degli strumenti legislativi”.

Celebriamo ogni anno Borsellino, riascoltiamo le sue parole dicendo che sono belle e giuste – “i giudici possono anche assolvere perchè manca la prova ma nelle sentenze di assoluzione talvolta possono leggersi ragioni per le quali la politica debba mettere da parte anche gli assolti” questa la sostanza della famosa lezione fatta in una scuola di Bassano del Grappa – e poi al momento opportuno la politica non sa, non vuole metterle in pratica. Errante perciò resta sindaco, perchè da sindaco vuole essere sentito dalla commissione nazionale antimafia che ha preannunciato una prossima missione trapanese, probabilmente le dimissioni arriveranno dopo.

“Le dimissioni di Errante dovevano anche esserci – dicono dal Pd – perchè lui e solo lui è responsabile del caos politico che si è determinato, cominciando dall’avere accolto Giambalvo nella sua lista e averlo fatto diventare consigliere comunale nominando assessore un consigliere che così ha ceduto il seggio a Giambalvo primo dei non eletti”.

Ma il caso Giambalvo non sembra essere l’unico caso del genere, i supporter Messina Denaro li ha sempre avuti, molti sono stati anche condannati per avere fatto più di quel qualcosa che un qualsiasi supporter possa fare. E dinanzi a questi fatti la politica che avrebbe dovuto far sentire la sua voce non l’ha mai fatto. Forse è questo più che il caso Giambalvo in se stesso a determinare la crisi di una politica, di una classe politica che per la maggiorparte dei componenti ha sempre messo in conto di dover fare i conti con la mafia, pensando di avere nei momenti cruciali sempre la meglio. Ma con la mafia accordi non se ne fanno, perchè alla fine si pagano, in un modo o in un altro, perchè, come nel caso di Castelvetrano, è questo quello che pretende la maggioranza dei cittadini onesti.

Oggi dinanzi alle dimissioni però pochi, pochissimi, forse nessuno fa autocritica, e Giambalvo non avendo meglio da fare manda da Facebook gli auguri alle donne per la Festa della donna, come se alla fine lui sia l’unico che non abbia nulla da farsi perdonare. E’ triste ma è così.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.