Così vicini eppure così distanti… così distanti eppure così vicini!

dipendenzaSi sente più spesso demonizzare internet, e i suoi canali virtuali per permettere di mantenersi in contatto, che parlarne bene perchè accorcia le distanze.  A volte le distanze fisiche sono davvero così elevate tra le persone che una videochat diventa un modo per alleviare nostalgia e necessità di vedersi.

Demonizzare penso non sia mai il modo giusto per comprendere un fenomeno, che solitamente ha sempre almeno due risvolti, l’uno positivo e l’altro negativo, e miriadi di sfumature diverse che ne fanno qualcosa che può essere variamente utile piuttosto che inaccettabile. Al tempo stesso anche sottovalutare può diventare un’arma a doppio taglio per non riconoscere un malessere e una modalità alternativa per esprimere la propria insofferenza o la propria difficoltà nelle interazioni sociali.

Se, infatti, da un lato internet ha permesso di ottenere con pochi clic, e comodamente da casa propria, notevoli alternative di gioco, comunicazione ma anche acquisto, dall’altro è sicuramente anche un modo per superare le proprie insicurezze e difficoltà relazionali trincerandosi dietro schermi e sempre nella propria comoda poltrona, senza cioè affrontare la fatica di uscire di casa ed esporsi al giudizio altrui con la propria presenza fisica.

Si annullano le distanze se si vuole, si può sentire la voce di un caro e vederne il volto ma paradossalmente le distanze si possono anche allungare vertiginosamente quando le chat e i social network diventano modi usuali di comunicare anche con i propri vicini di casa, amici o persone che vivono a poche decine di metri di distanza.

Internet e gli strumenti digitali che sono offerti dalla rete sono un enorme progresso dell’era moderna al pari, se non oltre, di come deve essere stata l’invenzione del telefono oltre 100 anni fa. Il passo, tuttavia, tra equilibrio e dipendenza può diventare breve quando diventa rifugio e giustificazione che sia sufficiente la finestra telematica sul mondo a compensare l’assenza di relazioni nel mondo reale. Tanto è opportunità quanto può diventare rischio e in quest’ultimo può essere utile rivolgersi ad uno specialista e chiedere aiuto per far valutare se si tratta davvero di una dipendenza ed è il caso di intervenire.

Più che demonizzare e sminuire può essere utile problematizzare e può tornare comodo porsi qualche domanda:  Quando possiamo fare a meno di essere connessi e invece ce ne serviamo anche se in compagnia? Per quante ore al giorno ne facciamo uso e quante ore dedichiamo alla relazioni in “carne ed ossa”? Quante volte sostituiamo il caffè in compagnia ad una chattata? A volte per cominciare a cambiare un’abitudine che sta per diventare lesiva può essere utile cominciare a prenderne consapevolezza.

 

 

 

 

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Simona De Simone
Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.