Uimec-Copagri, tramite il suo segretario provinciale Giuseppe Aleo, intende portare avanti una battaglia volta a stabilire un prezzo minimo per le uve trapanesi. Si tratta di un criterio necessario affinchè non ci siano ribassi ingiustificati e il comparto non risenta di tutto ciò in maniera negativa.
Dai dati risulta che: “malgrado molte cantine sociali e private, nonché gli industriali, rispetto alla passata vendemmia hanno prodotto un fatturato superiore del 10 per cento. Non si deve giocare al ribasso. Il fatto che ogni anno, sistematicamente, si arriva a penalizzare i vitivinicoltori, è il risultato di una mancata programmazione e dell’assenza di regole di mercato equilibrate. Le speculazioni sono sempre a danno dei vitivinicoltori e a vantaggio di pochi” dice Aleo.
Da quest’anno la Sicilia torna a valori sopra la media, di un 5%, che dopo la riduzione del 30% rappresenta comunque un gran successo e una speranza per il futuro.
“Solo un prezzo di orientamento minimo delle uve – aggiunge Aleo -, raggiunto da un accordo interprofessionale, potrà garantire i veri attori della produzione agricola. I vitivinicoltori saranno vigili e, nello stesso tempo, all’interno delle proprie strutture di ammasso e di conferimento, dovranno quanto meno orientare i prezzi dell’uva comune tra 25 e 30 euro al quintale, per il catarratto extra lucido e insolia tra 30 e 35 Euro al quintale, il Grillo tra 35 e 37 Euro, mentre il Nero D’Avola tra 35 e 40 Euro al quintale. Per quanto attiene l’uva internazionale (chardonnay, cabernet, sirah, merlot ecc) il prezzo potrebbe collocarsi tra 45 e 55 euro al quintale”.
Un appello infine al Governo affinchè si renda conto della necessità di libellare i costi di produzione italiani a quelli europei per essere più competitivi a livello internazionale, grazie ad inteventi all’impresa agricola ad hoc. “Al Governo Regionale, invece, si chiede- conclude Aleo- di vigilare i confini per evitare la penetrazioni di mosto a basso costo e di indubbia provenienza. Se ci fosse stata la volontà di creare una consulta provinciale o una concertazione della filiera vitivinicola, forse, oggi, ci troveremmo davanti una situazione economica migliore, ovviamente con un accordo di programma che avrebbe sicuramente soddisfatto tutti gli attori della filiera. Crediamo – conclude Aleo – che vi sono le condizioni per determinare un cambiamento reale del comparto non solo vitivinicolo, da allargare al settore olivicolo e zootecnico, proprio per evitare che la rabbia di tutta la filiera agricola possa riversarsi nelle piazze, con il rischio di una contestazione più pericolosa degli anni passati”.