Quella cena a Castellammare, ecco il nome del padrone di casa

Giacoma Filippello durante il processo per il delitto di Mauro Rostagno ha parlato di un incontro nell’abitazione di un preside durante il quale si parlò di far uccidere il generale Dalla Chiesa. Tra le pagine delle motivazioni della condanna all’ergastolo per l’omicidio Rostagno c’è il nome di quel preside, Agostino Anania

dalla chiesaIl caso non è chiuso. Le tante curiosità suscitate dal nostro articolo su di un incredibile retroscena del delitto del generale, prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, possono essere esaudite. Durante il processo per il delitto di Mauro Rostagno, in Corte di Assise a Trapani, Giacoma Filippello, convivente di un noto boss di Campobello di Mazara, Natale L’Ala, descrivendo lo scenario dei rapporti del compagno, ammazzato negli anni ’90 dopo due agguati andati a vuoto, ha fatto cenno ad una cena organizzata a casa di un preside di Castellammare del Golfo. La sentenza per il delitto Rostagno nelle motivazioni indica il nome di quel padrone di casa, Agostino Anania. In quella occasione la Filippello ha ricordato che prima di sedere a tavola, il suo compagno si appartò per un attimo con Mariano Asaro, esponente di spicco della mafia castellammarese, iscritto alla loggia segreta Iside 2, quella alla quale si scoprì a metà degli anni ’80, aderivano mafiosi e “colletti bianchi”, mafia, borghesia e massoni tutti iscritti alla loggia guidata dal gran maestro Gianni Grimaudo. Cosa si dissero Asaro e L’Ala? Secondo il racconto della Filippello parlarono di dover far uccidere il prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa, “perchè dava fastidio alla mafia trapanese”. E’ cosa nota che Dalla Chiesa da prefetto di Palermo aveva preso di mira le connessioni tra mafia, appalti e imprese, e i cavalieri del lavoro catanese, Finocchiaro, Graci, Rendo e Costanzo, ed è cosa altrettanto conosciuta la circostanza che i migliori alleati dei cavalieri del lavoro di Catania erano i mafiosi della provincia di Trapani. Dalla Chiesa dunque aveva toccato due fili scoperti sui quali scorreva l’alta tensione che alimentava Cosa nostra siciliana. Dunque la ricostruzione offerta dalla Filippello non sembra essere infondata. I due, Asaro e L’Ala, discussero riservatamente, nessuno ascoltò le loro parole, e però la circostanza di quella cena fatta a casa di un preside dimostra come mafia e massoneria avevano nel trapanese radicamenti e collegamenti con soggetti non di secondo piano della società, come può essere per esempio un preside. A pagina 783 delle motivazioni della sentenza Rostagno (si ricorda, ha sancito la condanna all’ergastolo per il delitto del sociologo e giornalista, ammazzato il 26 settembre del 1988) si legge: “Una sera erano a cena a casa di conoscenti comuni, e precisamente a casa di una signora il cui marito faceva il preside a Castellammare del Golfo. E mentre erano in attesa della cena, Mariano Asaro, andò a sedersi sul bracciolo di una poltrona, così avvicinandosi a suo marito. Parlavano del generale Dalla Chiesa e dicevano che 1o dovevano ammazzare, che gliela dovevano far pagare… Certo, può apparire singolare che ad una cena con conoscenti comuni (che verosimilmente possono identificarsi nei coniugi Maria Di Girolamo e Agostino Anania, avendo Mariano Asaro, per il tramite di Natale L’Ala, interessato Giovanni Grimaudo per favorire la Di Girolamo in un concorso a cattedra…come è emerso nel processo sul Centro Scontrino)”. La Filippello ha però escluso che il contenuto di quel colloquio riservatissimo poteva essere stato percepito dagli altri commensali. “il preside non era ancora arrivato e la moglie era indaffarata in cucina a prepare la cena”.

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Rino Giacalone
Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.