Ma non eravamo pronti alla guerra?

guerra in libiaDopo aver visto in azione i tifosi Olandesi a Roma e lo scempio compiuto, compreso la loro gestione da parte delle forze dell’ordine pur avendo saputo anticipatamente della loro pericolosità, mi sono venute in mente le parole forti,  di qualche giorno prima, del Ministro degli Esteri Gentiloni, che dichiarava -dopo aver sentito le minacce fatte all’Italia dall’Isis- “l’Italia è pronta a combattere” mentre il Ministro della Difesa Pinotti aveva “cinquemila uomini pronti a partire per la Libia”. Ma come? Eravamo pronti ad attaccare l’Isis e poi siamo stati travolti da un centinaio di scalmanati che hanno tenuto per alcune ore Roma sotto assedio?

Fortunatamente Renzi, che di strategie se ne intende, dichiarava saggiamente di andarci piano, perché questa era ed è una situazione seria che andava studiata e discussa attivando tutti i canali diplomatici, e non aveva torto.

Infatti fin da subito è apparso chiaro che tra Renzi ed i suoi Ministri ci sia stata una strana e grave mancanza di comunicazione che ai più è sembrata disorganizzazione e mancanza di idee su quello che realmente il Governo doveva fare, né tanto meno si doveva dare l’impressione all’esterno di tale disorganizzazione.          A questo punto mi chiedo: ma siamo in grado di fronteggiare tutto quello che sta succedendo a poche miglia da noi con centinaia di migranti che continuano a morire ogni giorno? Cosa c’è di vero tra minacce e rapporti degli 007 che rivelano possibili infiltrazioni dell’Isis sui “barconi della disperazione”: a qualcuno serve forse creare del panico per “mettere su una guerra”? Se si, perchè?

Per il momento la prima verità è che il mediterraneo si è trasformato in un cimitero, un cimitero dove non stanno scritti i nomi dei mille morti scappati via da una vita di stenti a cui è decisamente finita peggio rispetto a chi è rimasto in patria. La seconda verità, secondo me, sono le mille speculazioni fatte sulla pelle di queste persone, non lo dimentichiamo, e l’amara costatazione e consapevolezza che l’Europa non è, e forse non sarà mai, gli Stati Uniti d’Europa.

A questo punto posso affermare di condividere quello che qualche giorno fa dichiarava in un’intervista il Nunzio Apostolico in Libia, Mons. Aldo Cavalli: “deve essere il popolo libico a trovare il dialogo l’unico possibile. Tutti gli altri con l’ausilio delle Nazioni Unite devono solo aiutare a trovare ed agevolare questo dialogo”.

Ho una sola perplessità: ma siamo sicuri che in Libia, si vuol trovare un dialogo?

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Fulvio Catalanotto
Fulvio Catalanotto nasce in Sicilia, terra, secondo lui, al centro del mondo. Formatore ed esperto dei processi formativi con la passione per la comunicazione e l'informazione. È un ascoltatore cronico di Rosa Balistreri.