Le confessioni sul delitto di Trapani.

maria anastasiPesano come massi le parole di Giovanna Purpura al processo che la vede chiamata a rispondere di concorso in omicidio di Maria Anastasi, avvenuto due anni fa nelle campagne trapanesi. Un omicidio pianificato con lucidità. Con queste parole la donna parla dell’amante, Salvatori Savalli, nell’atto di organizzare l’assassinio della moglie. Lui le aveva già parlato di voler avvelenare la moglie e lei avrebbe tentato di convincerlo a desistere. “Non pensavo che l’avrebbe fatto veramente”, ha detto ai giudici. Quel giorno i tre si trovavano sulla stessa macchina con lo scopo di discutere sulla questione del tradimento. Dopo essere scesi dalla macchina, nelle campagne trapanesi, “ci ha detto di scendere dall’auto e parlare.  Maria sospettava che avessi una relazione con suo marito. Io avevo sempre negato.  Maria s’è scusata e mi ha abbracciata”. Nonostante la buona risoluzione della vicenda tra le due donne, Savalli non ha desistito. Avrebbe aperto il cofano prelevando una zappa; quando Maria Anastasi ha compreso l’intenzione del marito, ha raccontato Giovanna Purpura, ha tentato di fuggire. “No Salvatore, c’è la bambina”, avrebbe urlato la donna, prima di essere colpita. Maria Anastasi era in stato di gravidanza e prossima al parto.  Giovanna Purpura ha raccontato anche che dopo il primo colpo la donna è corsa verso di lei chiedendole di aiutarla. Ma lei non è intervenuta. “Ero terrorizzata”, ha detto. “Non sono intervenuta perché temevo che Salvatore potesse fare male anche a me ed ai miei bambini”.

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