Inizia il processo agli estorsori di Gregory Bongiorno

PALERMO. È iniziato ieri davanti al gup di Palermo Giangaspare Camerini il processo agli estorsori denunciati dal presidente di Confindustria Trapani Gregory Bongiorno e arrestati lo scorso agosto a Castellammare del Golfo. Si tratta dei castellammaresi Gaspare Mulè, Fausto Pennolino e Mariano Asaro, tutti devono rispondere di tentata estorsione con l’aggravante di aver favorito Cosa nostra. All’udienza erano presenti, al fianco di Gregory Bongiorno, il Commissario nazionale antiracket Prefetto Elisabetta Belgiorno, Tano Grasso, presidente onorario del FAI, il vicepresidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro, i rappresentanti di Libero Futuro Palermo e Castelvetrano, Addiopizzo, l’associazione Castello libero onlus e altre associazioni locali.

Con un comunicato stampa congiunto Addiopizzo, FAI, Confindustria Sicilia e Libero Futuro si costituiscono parte civile insieme al Prefetto Belgiorno. “I mafiosi hanno commesso un grave errore perché non hanno considerato la posizione di Bongiorno che, oltre a far parte del nuovo corso di Confindustria, è notoriamente vicino al movimento antiracket. Quella di oggi – continua il comunicato – è la migliore risposta a chi cerca di delegittimare chi fa scelte coraggiose, mettendo a repentaglio la propria vita e quella delle proprie famiglie. Giornate come questa – conclude il comunicato – ci rendono fiduciosi per il futuro e siamo certi che a tutti gli imprenditori giungerà forte il messaggio che si può denunciare in sicurezza, che lo Stato c’è e anche la società civile non fa mancare il suo appoggio.” Quella di Confindustria è soprattutto una lotta culturale che mira a diffondere in modo sempre più capillare la cultura della legalità. In quest’ottica si inseriscono le iniziative dell’associazione Libero Futuro che ha costituito due associazioni (una ad Agrigento e un’altra a Castelvetrano) e che presto ne farà nascere una terza proprio a Castellammare del Golfo, che negli ultimi anni, ha dimostrato una notevole vitalità antiracket. Risultati possibile grazie anche all’impegno del Commissario Belgiorno che ha attivato numerosi progetti finalizzati a promuovere denunce diffondere in Consumo critico.

Presenti, in un’aula gremita, le associazioni Castello libero onlus e l’antiracket Castellammare insieme al comune di Castellammare del Golfo per manifestare vicinanza e solidarietà al concittadino Gregory Bongiorno. “Castello libero, – dichiarano i ragazzi dell’associazione – come associazione di volontariato, nel perseguire gli obbiettivi della giustizia sociale è lieta di schierarsi al fianco del concittadino Gregory in questa battaglia. L’antimafia si basa sui fatti ed essere ammessi come parte civile nei processi che riguardano il nostro territorio, è sicuramente un importante segnale che dimostra l’impegno costante nella lotta alla criminalità organizzata. Schierarsi in questo processo non è solo un segno di solidarietà, ma una concreta condivisione di intenti comuni.”

Ammesse sedici parti civili tra cui: Lo Stato con la figura del Commissario Belgiorno, il FAI, le associazioni Antiracket di Castellammare, Alcamo e Marsala, Confindustria Sicilia, Confindustria Trapani, l’associazione Castello libero onlus, il Centro studi Pio La Torre, il Comune di Castellammare, Gregory Bongiorno e la sorella per l’azienda Agesp. Gli imputati, rinviati a giudizio, hanno chiesto il rito abbreviato. La prossima udienza è stata fissata per i primi di marzo.

“La cosa positiva – ha dichiarato Gregory Bongiorno – è stata vedere un esercito di gente presente in aula, considerate le piccole dimensioni, che si è schierata dalla parte giusta. Questo vuol dire che i mafiosi non fanno paura a nessuno e che non siamo soli. È stato sicuramene un messaggio forte che dimostra la vicinanza della gente.”

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Emanuel Butticè
Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.