Historia Alcami: Il Castello dei Conti di Modica (II parte)

Intervista all’ Architetto Ignazio Longo

a cura di Pietro Pignatiello e Lidia Milazzo.

Com’ erano  utilizzati i vani del castello?

Ovviamente il diverso utilizzo delle stanze del castello avveniva in base ai piani.

Il piano terra era suddiviso in ambienti in cui  venivano alloggiati i cavalli (cavallerizza), le stanze destinate al corpo di guardia e le cosiddette stanze di “sperimento” (tortura) dove venivano rinchiusi i carcerati. Queste informazioni, inerenti all’ utilizzo dell’intera struttura, sono conosciute grazie ad una pianta della metà del XIX sec.

Sotto l’escalera descubierta, la scalinata al centro del cortile, possiamo vedere due archi, uno rampante, che scarica il suo peso su un pilastro, e l’altro a tutto sesto. Quest’ultimo conduce a quella che fu, molto probabilmente, la cappella palatina, infatti è ancora oggi possibile vedere, sulla parete destra, un’acquasantiera in marmo “rosso Bonifato” (n.d.r. si tratta dello stesso materiale con il quale sono costruite le colonne interne della Chiesa Madre).

Il primo piano era collegato al piano terra tramite una  scala “nobile” interna, visibile ancora oggi. La caratteristica che la contraddistingue è il colore “rosso Bonifato”, tipico di alcuni monumenti alcamesi.  Su questo livello furono sistemate le stanze per il corpo di guardia e altre stanze per i carcerati. Stiamo ricostruendo l’utilizzo dei vani del castello in un’epoca successiva a quella nobiliare. In questo periodo il castello è ad uso della città e non più a disposizione di una famiglia. Questa distribuzione è infatti legata alla rappresentazione fatta dal capomastro Leonardo Mannina, risalente al 1852.

Che cos’è l’escalera descubierta?

L’escalera descubierta è una tra le più alte manifestazioni dell’architettura spagnola, una “scala scoperta” arricchita da una modanatura a zig-zag leggermente aggettante rispetto al piano di riferimento, ovvero quello  verticale.

A parte il “zig- zag”, puoi essere un po’ più chiaro?

Per essere più chiaro possiamo richiamare l’esempio della scala esterna esistente di Palazzo Abatellis a Palermo, nel cui cortile si può ammirare una scala simile a quella  del nostro castello. La peculiarità risiede negli scalini fatti da blocchi unici,  i quali avevano, come elemento decorativo, nella loro parte esterna, appunto questo richiamo a zig zag; in pratica, accentuano la siluette della scalinata, ottenendo questo motivo, non mediante l’applicazione di decori, ma scavando la pietra dello stesso gradino.  Per quanto riguarda invece la seconda scala, possiamo affermare che essa non esisteva.

Che cosa ci fa allora lì?

Sostituisce la differenza il dislivello che certamente vi era sul piano del cortile tra l’ingresso, situato a ovest, e la parte più ad est,  colmata da una struttura di cui non è rimasta traccia.

Parliamo adesso dell’esterno e dell’ area circostante al castello. Mi è sembrato di vedere che le case accanto le mura del castello abbiano sfruttato il muro di cinta dello stesso.

I blocchi di alcune case vicine alla torre rotonda di nord- est sono certamente di riutilizzo delle antiche mura. Le abitazioni non sono a ridosso del perimetro murario difensivo, ma sono state costruite in tempi più recenti riutilizzando alcuni blocchi provenienti dall’abbattimento delle mura cittadine. Questo fatto rappresenta un’ anomalia rispetto a quanto si è verificato, invece, in altre parti della nostra città.  In via Commendatore Navarra, sono ben visibili tre merli ( merli 1; merli 2) del XIV sec., databili con certezza in quanto lo stile riscontrato risulta uguale a quello delle merlature delle torri costruite dai Ventimiglia. Siamo quindi nella parte più antica della cinta muraria (n.d.r. Le mura Sud e il castello corrispondono alla parte più antica); mettendo al centro il castello ne viene fuori che è proprio da quel punto che partono le mura. Successivamente, si passa alla costruzione del lato Ovest, poi Nord e per ultimo quello ad Est su cui, di fronte alla chiesetta della Madonna della Catena, erano visibili altre merlature di fattura successiva. Altro esempio di riutilizzo di mura lo si riscontra all’interno di un palazzo signorile in via Flavio Gioia, il quale presenta un muro spesso 170 cm, seguito da un altro di circa 70 cm.

Lo spessore di 170 cm è molto simile a quello delle antiche mura che approssimativamente erano di 200 cm.

Adesso una domanda di geometria: Calcolaci il perimetro delle mura.

Domanda interessante! Il perimetro murario difensivo era di circa 1500 mt. (fig. pianta Alcamo) e racchiudeva una superficie di poco più di 10 ettari (ringrazio il Geom. Vittorio Sessa per le informazioni fornitemi a riguardo).

Ottimo! Ti  promuoviamo a pieni voti!

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