Le proposte del Big Bang sulla movida alcamese

ALCAMO. Nelle sere del fine settimana e spesso anche nelle altre, il centro cittadino assume connotati da grande città degradata, quello che dovrebbe essere il cuore pulsante, si trasforma nel teatro dei vizi e peggio della maleducazione a discapito prima dei residenti e in seguito di tutta la cittadinanza. Questa situazione di malcostume preoccupa tutti e ci si chiede come porre un freno. Tra gli altri il consigliere comunale Alessandro Longo ed il circolo Big Bang hanno avanzato una serie di proposte. La prima considerazione fatta è che in queste sere si muove nel centro storico una vera massa di giovani tra i quali tanti vandali gratuiti; se il controllo delle masse umane è impossibile ci sono dei soggetti, a monte su cui poter fattivamente intervenire: gestori dei locali e forze dell’ordine. I rappresentanti degli uni e degli altri si trovino con l’amministrazione comunale: sindaco e suoi collaboratori e stabiliscano delle regole che facilitino una sorta di disciplina “preventiva”. Questa sorta di conferenza di servizio dovrebbe pensare a: stabilire uno sgravio a chi smaltisce un certo quantitativo di vetro tramite differenziata a peso(si fa in tante città); osservare tassativamente la norma di non servire le bevande in vetro, con annesso controllo di preposti; applicare le regole e le norme comunali sugli eventi, che devono rientrare negli orari stabiliti, essere diversificati e calendarizzati; interventi certi, e non solo economici, nei riguardi dei trasgressori; una presenza costante di forze dell’ordine nelle ore di punta come deterrente; coinvolgimento di famiglia e scuola nella diffusione di una cultura del rispetto delle altrui cose per rispettare se stessi; favorire momenti culturali organizzati e finalizzati.

Su questo ultimo punto corre l’ obbligo di fare una piccola riflessione, senza voler fare moralismo ne insegnare niente a nessuno, ma ci si chiede: “cosa è stato insegnato a questi ragazzi fino ad oggi?”( e per insegnato non si intende scuola). Il bene pubblico non è vissuto da nessuno come personale come invece dovrebbe. Possibile che nessun genitore si renda conto e ne faccia partecipe i figli, che la città non è del sindaco ma la loro e la nostra. Che se danneggiamo i beni poi li dovremo restaurare, e questo significa costi dei servizi magari anche sottrazione e mancanza di altri servizi. I beni ambientali e artistici di un luogo sono il suo capitale sociale, se non sperperiamo ora lo tramandiamo.

In questa risflessione vien da pensare alla barbara fine fatta fare agli alberi del  Monte Bonifato. Insegniamo il rispetto per ogni luogo del nostro paese sia centro storico, come in oggetto per le proposte, sia periferia urbana e non. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che potrebbe offrire tanto e quel che c’è non può essere lasciato al vandalismo.

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