Creste di gallo

“La pillola, la pillola …” vado a letto con questa parola che mi rimbalza in testa, impedendomi un ragionamento sensato. Si vede che il pensiero è così intenso che trabocca dal cervello spandendosi nello spazio attorno a me o forse ho involontariamente attivato le labbra? Non so, fatto sta che Marilena fa un’entrata perfetta sul tema.

“Non mi sembra il caso di fare un dramma, se la tua unica figlia è inevitabilmente cresciuta. Anzi, direi che mostra consapevolezza di sé e grande attenzione nei nostri confronti, ai nostri giudizi, non ti pare?”

“Certo”, dico io prendendo tempo, “mi fa piacere che ce lo chieda…”. Ma non riesco ad aggiungere altro.

“Dai, capisci che Elena ha ormai quasi diciott’anni e ci chiede di accompagnarla anche nella sua vita da adulta? Non ci sta chiudendo fuori come ho fatto io con mia madre, allora sarebbe stato impensabile. Ma anche ora, che credi? non sono tante le ragazze che si confidano così con i genitori”.

“Quindi per continuare a mantenere questa fiducia, dici che io debba autorizzare mia figlia a prendere la benedetta pillola”, comincio ad alterarmi io, “per poi sperimentare a suo piacimento il mistero della sua femminilità!”.

“Ti prego di mantenere un tono meno sarcastico. Elena non farà nessuna pazzia, la conosci quanto me. Ha questo rapporto stabile con Paolo, il suo ragazzo, e sono entrambi abbastanza grandi…”

“Grandi! Quello con la cresta da punk sulla testa!”, esclamo sbigottito, “Quello che ogni volta che si leva il casco si deve ritoccare i capelli per mezz’ora nello specchietto, prima di scendere dal motorino”.

“Ah, ah”, ridacchia Marilena, “non esistono più i motorini, caro testone”. Mi si avvicina nel letto e sono disposto a sopportare i suoi piedi gelidi, mentre mi accarezza la faccia e i capelli.

Stamattina il tempo è migliorato, anche se si rabbuia un attimo quando vedo passare un gruppo di scolari che camminano, tutti con la testa mohicana, rasati ai lati e “crestati” al centro. Potrebbe essere uno di quelli il famoso Paolo. Io, infatti, in realtà l’ho visto solo un paio di volte di sfuggita e del viso non ricordo alcun particolare. Solo la cresta mi è rimasta impressa. Davanti all’ufficio un ragazzone robusto appoggiato al muro, anche lui a sfoggiare una arrogante cresta in testa, sembra aspettare qualcuno. Che sia lui, il Paolo? Che aspetti me? Ma perché, per chiedere anche lui il permesso di usare la pillola o qualche altro metodo contraccettivo? Gli passo davanti titubante, ma non mi guarda nemmeno.

Più tardi persino il ragazzo che porta il caffè in ufficio noto che si è fatto tagliare i capelli in modo ardito. Ma non è Paolo, questo lo conosco, lavora al bar qui vicino. Il collega gli fa una battuta: “Chi sei, il Faraone?”. “No”, risponde quello risentito, “io sono juventino, non vede che ho il doppio taglio come Vidal?”.

Quando all’ora di pranzo ne trovo un altro sotto casa seduto su uno scooter, sono ormai esasperato. “La dovete finire voi, creste di gallo, di perseguitarmi!”, grido e mi rifugio subito dentro il portone, sbarrandolo.

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