Lettera a Elena

Cara Elena, figlia mia,

la forma ormai desueta della lettera affettuosa mi permette di dirti alcune cose che mi premono, ma senza premura.

Ricordi quando a Pasquetta o per il 25 aprile passeggiavamo mano nella mano sulla lunga spiaggia, tu piccolina, controllando i cambiamenti che le mareggiate e le piogge invernali avevano apportato al quel paesaggio familiare? Giunti nei pressi del torrente che allora scorreva impetuoso, ti lamentavi del colore dell’acqua torbida. Allora ti spiegavo che le forti piogge recenti avevano ingrossato il torrente che trascinava con sé la terra e i rami, l’acqua marrone ne era conseguenza naturale.

Quando tornavamo nelle domeniche di maggio, il sole già caldo ci imponeva di tenere solo una maglietta che a volte toglievamo per abbronzarci un poco (ma senza dire nulla alla mamma). Il torrente allora era più limpido e i fanghi depositati ormai sul fondo ci permettevano di seguire alcuni avannotti fino alla foce. Tu mi chiamavi esclamando: “Guarda com’è bello quell’arcobaleno sull’acqua!”, così io ti spiegavo che la chiazza che come una pellicola si muoveva lenta sulla superficie delle acque placide del torrente, era in realtà il frutto multicolore di un versamento di benzina, che poco aveva a che vedere con la natura.

In giugno il torrente era già asciutto e noi percorrevamo alcuni tratti del letto curiosando tra gli strani oggetti, tutti realizzati dall’uomo, che il torrente aveva trascinato vicino alla sua foce, materiali plastici, carcasse di radio, fermagli per capelli, soldatini di plastica, una volta addirittura un uovo di Pasqua miracolosamente integro nella sua confezione.

In luglio però il torrente riprendeva vita, le sue acque cristalline scorrevano al centro del canale; dicevi: “Guarda che bella tutta quella schiuma!”, additando le nuvole di bollicine che si depositavano ai lati delle acque. Io cercavo di spiegarti che la trasparenza dell’acqua era dovuta alla grande quantità di detersivi utilizzati dai villeggianti i cui scarichi confluivano nel torrente; la schiuma ne era la conferma. Certo mi dispiaceva dovere ogni volta smorzare il tuo entusiasmo, ma volevo che tu apprezzassi la natura, non i guasti creati dall’uomo.

A fine agosto il torrente sembrava una discarica, ma in compenso lo era anche il mare lì attorno, per cui cercavo di condurti il meno possibile in quella zona balneare.

In settembre il torrente era di nuovo asciutto, ma tu non volevi più passarci, “troppa puzza” dicevi. Così attendevamo le grandi pulizie invernali che la natura faceva, della spiaggia, del letto del fiume, del mare, per tornare nuovamente la primavera successiva, nuovamente mano nella mano. Ricordi? Eri piccola ma interessata a tutto. Mi piaceva raccontarti il mondo per come lo vedevo io e soddisfare la tua insaziabile curiosità.

E poi? Cos’è successo? E quando è successo? Com’è che mi ritrovo a dover dare risposta alla tua richiesta di volere prendere la PILLOLA???

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