AAA cercasi voto… per cosa?

Che bello sarebbe assistere a persone che in buona fede ci parlassero del loro modo di vedere il futuro, di quali prospettive immaginano per il paese e per i cittadini, di quali cambiamenti a medio e lungo termine sarebbero necessari per arrivare a raggiungere questo o l’altro modello di società, di cultura, di economia. Si confronterebbero così dignitosi avversari, uno dei quali, ad esempio, puntando tutto sull’economia, dispiegherebbe il proprio desiderio di portare l’Italia verso un sistema di libero mercato che migliorerebbe, a suo parere, l’economia generale a partire dai più ricchi e poi, a cascata, anche quella dei più poveri. L’altro ribatterebbe con una visione del futuro opposta, nella quale la giustizia e l’equità sociale sono l’obiettivo da raggiungere attraverso uno sviluppo economico sostenibile, basato sulle risorse rinnovabili e sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Candidati credibili dall’una e dall’altra parte cercherebbero poi di mostrare i vantaggi dell’una e le pecche o i rischi dell’altra idea, mostrando le differenze sostanziali. Abili giornalisti farebbero a quel punto domande per permettere di illustrare attraverso quali passaggi a breve termine (e ad esempio utilizzando quali risorse), i candidati intendano mettere in pratica i loro propositi più a lunga scadenza (ma senza fretta, senza secondi contati che costringono i concetti in slogan). Poi si segnerebbero altre differenze fondamentali sulla presenza dello Stato, sul ruolo dell’Italia nell’Unione Europea, l’importanza della giustizia, della scuola pubblica e della ricerca, del servizio sanitario nazionale, delle banche. Gli elettori in ascolto in tal modo si sarebbero il più possibile chiarite le idee ed essi potrebbero recarsi alle urne ampiamente consapevoli di essere più vicini ad una o all’altra visione della vita e del futuro.

Invece ci troviamo nella baraonda assordante delle dichiarazioni vuote, annunci spettacolo, minacce sul dopo-voto, alleanze ed inciuci, insulti personali, promesse da imbonitori e strilloni spara-tutto. Candidati incredibili (nel senso che è assolutamente incredibile come trovino ancora il coraggio di mostrare il loro faccione) e personaggi in cattiva fede. Ad esempio, sugli insulti personali, mi ha fatto quasi tenerezza Roberto Maroni che in conferenza stampa ad un giornalista che gli chiedeva come rispondesse a Bersani che lo accusava di essersi messo nuovamente al seguito del “pifferaio magico Berlusconi”, ha risposto “se Berlusconi è un pifferaio magico, allora Bersani è un… un Gargamella, ecco!”; evidentemente non ravvisando l’elemento allusivo nel soprannome all’alleato, ma solo un insulto da vendicare (forse non conosce la fiaba. O, al contrario, la risposta voleva alludere sottilmente ad un insidioso, quasi subliminale, collegamento tra i comunisti mangiatori di bambini e il cattivone del cartoon che tenta di mangiarsi i piccoli puffi? No, ci siamo spinti decisamente troppo in là nella interpretazione delle intenzioni del leader nordista, anzi non vorrei dar troppi consigli…).

Quindi manca completamente una visione politica lungimirante in questa campagna elettorale dominata dai personalismi; pare, infatti, non esistano più delle idee condivise, si vota solo la faccia del leader. Ho sentito diverse persone affermare “se ci fosse stato Renzi, avrei votato per il Pd, ma Bersani no, non se ne può più”, come se davvero non contino più nulla le idee, i valori, portati avanti da un movimento politico fatto di persone, ma solo i nomi o i volti dei leader. Si ritiene persino di votare per chi ci sta più simpatico, come se un presidente del consiglio debba avere come prima qualità quella del comico, un modo di concepire la politica che ha prevalso purtroppo negli ultimi 20 anni, favorendo il più comico dei nostri politici, cioè Berlusconi. In questa campagna elettorale però si ritrova contro un comico di professione che gli dà del filo da torcere (e che non a caso gli italiani premieranno). A chi ha azzardato dire “voterò Sel”, ho sentito personalmente rispondere “Sel? Cioè, sarebbe? Segretarie e …”, insomma non si sapeva di quale partito si parlasse, finché non è stato citato Vendola.

Conclusione, ci ritroviamo un’accozzaglia di liste e listarelle, coalizioni di qua e liste uniche di là, per darci che cosa? Quale prospettiva, quale idea del futuro? Promettendo di abbassare le tasse, di restituircele, di avere meno controlli fiscali, pur di permettere loro di prendere il potere? Una visione del futuro che si arresta ai primi 100 giorni di governo? E vogliamo davvero un paese che pratichi l’illegalità nelle commesse internazionali e che vada avanti a condoni e scudi di capitali, le cui società paghino le tasse in sedi fittizie in Lussemburgo?

Tutti chiedono il voto, ma per costruire quale domani per l’Italia? Se la terribile campagna elettorale e le leggi che la regolano, nonchè i faziosi organi di stampa che imperversano sottolineando a proprio piacimento quanto viene detto, hanno comunque lasciato intravedere qualche partito o movimento che, a giudizio di chi legge, meriti fiducia e faccia sperare nel lungo termine di approdare verso una società più sana e più giusta, il fortunato elettore non esiti a votare chi ritiene abbia la sua stessa visione. Auguri!

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