Alcamo: Ylenia Settipani e la nuova generazione che amministra la città

Tra tecnici e tecnicismi al Comune di Alcamo (provincia di Trapani) una giovanissima ragazza, otto mesi fa, viene nominata Assessore alle politiche sociali e giovanili. Lei è Ylenia Settipani, per alcuni anche Francesca (suo secondo nome), laureata in lingue e traduzione e da sempre impegnata nell’ambito sociale. Amante della pedalata, tra volontariato e professione, Ylenia, sordastra dalla nascita, ha da sempre portato avanti battaglie a tutela dei sordi e dello sviluppo della mobilità sostenibile.

Assessore, o come preferisce essere chiamata, come sono stati i primi mesi del suo incarico?
Può chiamarmi Ylenia (ride…).
L’esperienza all’interno della giunta e dell’assessorato ogni giorno, e fin dall’inizio, mi concede tanti nuovi stimoli che bilanciano le numerose difficoltà che mi sono trovata ad affrontare sin all’inizio. Tutta l’amministrazione in realtà si è ritrovata nella stessa situazione, e in particolar modo, io che vivo nel sociale, ho riscontrato notevoli problemi causati anche dalla crisi socio-economica che ha letteralmente “impoverito” la nostra nazione e quindi in cascata anche il nostro comune.

Si aspettava una situazione così difficile?
Immaginavo le difficoltà, ma non mi aspettavo l’elevato numero di emergenze che abbiamo affrontato. Specialmente all’inizio è stata molto dura visto che non avevamo le risorse necessarie. Certo anche adesso la situazione non è rosea ed i problemi continuano a crescere.

Quali sono le novità che ha introdotto da quando è in carica?
Già il fatto che una Sordastra di natura, ma sorda di cultura, sia assessore è di per se una novità.
Ho avvicinato la cultura sorda all’attività amministrativa e politica della città, dimostrando che le disabilità non costituiscono un tabù, una privazione, una cosa di cui vergognarsi, ma una semplice diversità: modi di vivere, parlare e sorridere diversi.
Restando sui fatti ho avviato una serie di iniziative che ritengo molto utili alla collettività. In estate per fronteggiare l’emergenza caldo, ad esempio, ho fatto attivare un numero di emergenza destinato ai sordi.
Abbiamo istituito un tavolo di concertazione con il Sert per la prevenzione delle dipendenze e mi sono impegnata in prima persona con l’Assessorato Regionale alla Famiglia per supportare il progetto di “vita indipendente” dei disabili, e l’abbattimento delle barriere architettoniche. Inoltre, abbiamo avviato tutti i progetti previsti dalla Legge 328/2000, che in totale sono 7. Presto avvieremo la Consulta Giovanile, che dal 2008 non è più attiva ed in più penso ad una Consulta delle DiversAbilità. Con loro spero di fare passi importanti.

E per il futuro?
Ammiro molto le grandi realtà europee ed il mio sogno nel cassetto è avvicinare sempre di più Alcamo alle grandi capitali d’Europa.
Impegnerò tutto il mio tempo affinchè questo accada e penso di aver intrapreso la giusta via per raggiungere questo obiettivo. Alcamo sarà una città per tutti.

Lei è “sordastra”, la disabilità ha influito nelle sue scelte di vita e professionali?
Inizialmente la sordità è stata sicuramente un problema, in alcuni casi provavo anche vergogna, ho imparato ad amare ciò che ero e devo moltissimo alla comunità sorda italiana. Ho studiato anche la lingua dei segni e adesso vivo a testa alta, non mi fermo più. Ho imparato a cucire il mondo sulla mia persona e non il contrario.
I Sordi soffrono il pregiudizio del limite verbale, si pensa che non siano in grado di capire ed interpretare la lingua parlata, molti invece (oralisti), hanno la capacità di leggere il labiale ed anche di parlare. I segnanti invece, principalmente sordi profondi, comunicano maggiormente in lingua dei segni.

Restano comunque le difficoltà nella percezione del mondo esterno.
Mi permetta di aggiungere una cosa importante alla sua intervista: i sordi sono Sordi e non “non udenti”.

Si sente di fare un appello alla politica?
Credo che le ultime consultazioni siano state molto significative, i tempi sono cambiati e pare chiaro che certi modi di intendere la politica siano ormai obsoleti. “I vecchi della politica” devono arrendersi al cambiamento e concedere ai giovani, ai diversi, la possibilità di dimostrare il proprio valore.
In più mi sento di fare un invito che ritengo fondamentale: incrementare gli investimenti sull’istruzione e sul welfare. L’Italia merita una classe politica lungimirante e responsabile.

Vede un suo futuro politico o continuerà a considerarsi un tecnico?
Politico nell’accezione più comune è colui che si occupa della polis, cioè della città. Quindi penso di potermi considerare un politico. Mi è stato chiesto, visto il mio curriculum, un impegno “tecnico”. Quindi al momento posso sicuramente dire d’essere un tecno-politico (ride…).

di William Galt

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