Endocrinologia: quando la ricerca parla anche alcamese.

PALERMO – Siamo abituati a sentir parlare male dell’Università di Palermo. Magari anche perché  le buone notizie passano in sordina.  Tante le cose che non funzionano, lo sappiamo. Ma fra tante cose negative, a volte si vede uno spiraglio di luce: quando  l’impegno, la tenacia e la passione spingono la ricerca palermitana al salto di qualità, agli onori che merita. Col timido “rischio” di riuscire a migliorare la vita dell’Uomo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare!

Protagonista  di questo grande risultato, é il laboratorio di ricerca di Endocrinologa Molecolare della Sezione di Endocrinologia del Di.Bi.M.I.S, guidato dalla Dott. Carla Giordano, docente di “Endocrinologia” presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Palermo.  Sono stati scoperti i meccanismi che regolano la resistenza delle cellule beta-pancreatiche alla morte indotta dalle citochine infiammatorie.  Il lavoro dal titolo “In Vitro Phenotypic, Genomic and Proteomic Characterization of a Cytokine -Resistant Murine β-TC3 Cell Line”, a nome del team costituito da medici, biologi e biotecnologi (Coppola, Tomasello, Pizzolanti, Pitrone, Albanese, Di Cara, Carisimi, Cangemi, Pucci, Bommarito, Criscimanna, Zito) è stato pubblicato a marzo sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale PLoS One, rivista al top delle riviste ISI in ambito della categoria “Biology”.

All’interno  del team,  sopra riportato,  un  nome è stato volutamente evidenziato: è quello della  nostra  concittadina Dott. Antonina  Coppola.

Ricercatrice   giovanissima, a soli  28 anni  è  riuscita  a  raggiungere  grandi  risultati senza  far  troppo  rumore,  ma  con  la  costanza  e  la  passione    di  chi crede  veramente  in ciò  che fa,  spesso a discapito di adeguate (se  non addirittura assenti) remunerazioni/gratificazioni.

Non  è la sola  alcamese  a trovarsi in  questa situazione, ma tramite lei vogliamo provare a dar voce a quel valore aggiunto (soprattutto alcamese)  troppe volte costretto  a migrare.

Abbiamo voluto contattarla per rivolgerle direttamente qualche domanda e per conoscerla più da vicino.

Buona sera  Dott. Coppola.  Innanzitutto complimenti per il recente traguardo. Come ci si sente a far   parte di un team così importante?

– Mi ritengo molto fortunata  per aver avuto la possibilità di collaborare con il team universitario di Endocrinologia diretto dalla Prof Carla Giordano, che colgo l’occasione di ringraziare vista la fiducia ed assistenza professionale datami in questi 4 anni di formazione.

– Durante il  suo percorso di ricercatrice,   che  tipo di difficoltà ha incontrato e cosa l’ha spinta ad andare avanti?

Il mio percorso nasce, come tutti gli studenti, da tirocinante-tesista nello stesso Dipartimento. Le difficoltà…? innumerevoli! Soprattutto pratiche, vista la mancata adeguatezza delle strutture di lavoro e le risorse economiche dell’Ateneo palermitano. Ciò che ovviamente mi ha spinta ad andare avanti, è la passione e l’amore  che  provo per il mio lavoro.

– Quali, se ci sono state, le difficoltà del lavoro in team?

Per fortuna  lavoro con uno splendido team!

–         Quali i momenti indimenticabili?

– Il momento più bello, nonchè di maggiore soddisfazione professionale, è stato il giorno in cui il manoscritto è stato accettato, con una sola piccola richiesta di revisione, da una buona rivista scientifica come Plosone.

– Come reputa sia valorizzato il ruolo di ricercatore in Italia e, nello specifico,  presso l’Università di Palermo?

– Trovo  che il ruolo di ricercatore  in Italia  sia scarsamente valorizzato, non a caso molti giovani colleghi preferiscono continuare il loro percorso di studi all’estero, dove la nostra figura è molto più richiesta e meglio retribuita.

– Mentre lavora in laboratorio, pensa mai che quello che sta facendo, potrebbe migliorare la vita di molte persone?

– Quando sono in laboratorio ogni singolo giorno dedicato alla ricerca o ogni singolo esperimento fatto, mi auguro  che possa essere utile per scoprire qualcosa di più, qualcosa che, se pur minima, un giorno possa diventare importante per il futuro dei pazienti diabetici.

–  In questo momento si trova a  Pittsburgh in Pennsylvania presso il Children’s Hospital of Pittsburgh, cosa l’ha portata negli Stati Uniti?

-Adesso mi ritrovo nel prestigioso centro di ricerca del Children’s Hospital di Pittsburgh come vincitrice di una borsa di studio per un corso di perfezionamento estero che è stato in parte sponsorizzato dall’Ateneo di Palermo ed in parte dall’Università di Pittsburgh.

-Ha notato delle differenze nella metodologia di ricerca fra gli Stati Uniti e la  sua Università di partenza?

– Nessuna differenza nella metodologia di ricerca, quanto sul fronte “economico”. Noto che qui la ricerca non è ostacolata dalle innumerevoli limitazioni economiche che, soprattutto in questo momento, stiamo vivendo in Italia.

– Quando ritornerà ad Alcamo, come pensa di mettere  a frutto il bagaglio di conoscenze-esperienze  acquisito?

– In questo momento sto cercando di fare tesoro delle conoscenze apprese nei mesi trascorsi qui affinchè, una volta tornata,  mi auguro tanto che possano portare frutto nel nostro paese!

– Cosa vede nel suo futuro?

Cerco di non pensare troppo al mio lontano futuro, ma all’immediato presente: cercando di fare ogni giorno del  mio meglio.

– Che consiglio si sente di dare ai nostri lettori?

Il mio consiglio per i lettori alcamensi è quello di sostenere seriamente la ricerca nonchè credere nelle possibilità delle nostre giovani menti nell’aiutare il progresso scientifico.

Grazie mille per la disponibilità e altrettanti auguri per la sua carriera.

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