Delusione Monti

Gli eventi occorsi nell’ultimo mese hanno cambiato totalmente il panorama della vita politica italiana. Non c’è più il tiranno, il patriarca che ai suoi bisogni asserviva le istituzioni dello Stato, piegando la forza pubblica alle sue richieste, utilizzando i carabinieri come guardie personali che garantivano la sicurezza delle sue residenze mentre lui si dava ad orge bungabunghiste. Sicurezza, beninteso, rivolta a scoraggiare l’indiscrezione dei paparazzi che nel nostro (italiano) show-business più che interesse a fare lo scoop, cioè ad incrementare lo show, sono interessati al business, cioè a farsi pagare dallo sfortunato paparazzato di turno proprio per NON pubblicare le foto – in qualsiasi altro luogo del mondo ciò si chiamerebbe “ricatto”, passibile di denuncia, non “normale transazione tra le parti”. Cosicché finisce che gli unici scoop dei giornali sono quelli costruiti di proposito da procaci starlette bisognose di notorietà “sorprese” insieme a bolsi decaduti ex attori o calciatori.

Adesso invece c’è Monti, l’antipolitico, il guru dell’economia, il paladino della sobrietà (ricordando l’ultima presa in giro di Travaglio a Servizio Pubblico). A noi “popolo della sinistra”, che crediamo nella solidarietà reciproca, nella cooperazione, nell’aiuto ai bisognosi non come carità del padrone verso il poveraccio, ma come diritto di tutti di partecipare al bene comune, nella redistribuzione delle ricchezze affinché non ci sia eccessiva disparità tra i cittadini, nel superamento degli egoismi, nel valore dello Stato e delle giuste imposte come contributo di ciascuno alla comunità, nella rappresentanza e nell’importanza delle istituzioni, questo signore serioso e imbiancato che parlava di rigore ed equità ci è sembrato un faro illuminato dopo l’oscurantismo del nano-clown che predicava illegalità e impunità. Abbiamo esultato la sera del 12 novembre, qui da casa davanti al televisore, io, mia moglie e mia figlia insieme alle persone radunate nelle piazze di Roma, persone che tra parentesi in tutti i tigì erano sembrate poche, tranne poi scoprire sul canale di Antenna Sicilia, grazie alle immagini di Servizio Pubblico, che invece si trattava di una grande folla di gente che festeggiava e si spostava, seguendo l’ex premier dal Quirinale a Palazzo Grazioli a Palazzo Chigi. Abbiamo festeggiato stappando una bottiglia di “Fleur”, dato che lo spumante non lo avevamo preparato, chiamando al telefono anche mio figlio a Valencia per dargli la notizia in anteprima. Per un attimo è sembrato che insieme a Berlusconi sarebbero andati via tutti gli arroganti berluschini che incontriamo ogni giorno, tronfi nei loro SUV che non danno mai la precedenza per strada, scortesi e zotici con la gente comune salvo genuflettersi nei loro vestiti giacca-e-cravatta davanti a quelli che considerano uomini di potere, assillanti dal fornaio quando pretendono di passare primi perché hanno lasciato l’auto in doppia fila, ridicoli dietro i loro occhiali scuri a mascherare il loro bluff quando ti propongono facili guadagni per l’ultima catena di Sant’Antonio, sudati e sofferenti dentro il vestito scuro convocati dall’onorevole in brachette sul bordo piscina, indecenti quando gettano ovunque, in piazza o dal finestrino dell’auto, involucri di merende, caramelle o gomme che ingurgitano continuamente per sopperire alla mancanza di fumo o di equilibrio o di coscienza.

L’ascetico prof. Monti ci ha fatto sperare. Pure se come diceva già mia figlia qualche giorno fa, informata dai suoi compagni più politicizzati e, come si dice, alternativi o meglio antagonisti, è un burocrate europeo mandato a commissariare l’Italia, incapace di autogoverno. Alla fine questo tecnico si è dimostrato più politico di quanto non ci si aspettasse, parlando bene, promettendo equità e rilancio dell’economia pur nel necessario rigore. Così ci siamo disposti ad affrontare gli ineluttabili tagli, aumento delle imposte, vessazioni varie, dal governo centrale come dagli enti locali. Persino per l’ici ci siamo messi il cuore in pace, anche perché veniva presentata nelle settimane scorse come fortemente progressiva. Faremo i sacrifici, ci siamo detti, purché si colpiscano finalmente le classi degli straricchi superevasori e non. E terminino una volta per tutte le incredibili sperequazioni sociali, le differenze ingiustificate di retribuzioni tra politici e grandi manager pubblici e gli operai e gli impiegati. Si stabilisca un tetto di riferimento come massimo rapporto tra lo stipendio più elevato e quello meno elevato elargito dallo Stato. Ad occhio e croce io lo penserei di 5 a 1, ma magari in un primo momento potrebbe fissarsi anche nel rapporto di 10 a 1. Se un operaio, tutto compreso, prende 1.000 euro al mese netti, diciamo 15.000 euro l’anno, la più alta carica politica o un dirigente pubblico, poniamo, l’amministratore di Finmeccanica o di Poste, non dovrebbe superare i 150.000 euro annui. Ecco invece un elenco pubblicato da Il Sole 24 Ore nel 2009 degli stipendi annuali percepiti dai manager pubblici o di partecipate statali:


FINMECCANICA S.p.a.
Guarguaglini Pier Francesco Presid. e Amm. Delegato 5.560.000
ENEL S.p.a. Conti Fulvio Amm. Del. e Dir. Gen. 3.236.308
ENI S.p.a. Scaroni Paolo Amm. Del. e Dir. Gen. 3.077.000
ENI S.p.a. Poli Roberto Presid. 1.131.000
ENEL S.p.a. Gnudi Piero Presid. 923.348
POSTE ITALIANE S.p.a. Sarmi Massimo Amm.Del. e Dir. Gen. 886.035
FERROVIE DELLO STATO S.p.a. Moretti Mauro Amm. Delegato e Direttore Generale 680.000
A2A SPA Capra Renzo Presid. del consiglio di sorveglianza 581.311
SACE Castellano Alessandro Amm. Delegato 570.000
AGENZIA ATTRAZIONE INVESTIMENTI E SVILUPPO D’IMPRESA Arcuri Domenico Amm.Del. e Dir. Gen. 542.000
FINTECNA S.p.a. Prato Maurizio Presid. e Amm. Del. 520.000
CASSA DEPOSITI E PRESTITI – CDP Varrazzani Massimo Amm. delegato 500.000
FERROVIE DELLO STATO Cipolletta Innocenzo Presid. 500.000
ANAS S.p.a. Ciucci Pietro Presid. e Dir. Gen. 500.00

Per non parlare di quanti accumulano stipendi o pensioni provenienti da doppi e tripli incarichi, che mantengono anche se risultano distaccati su altre mansioni e quindi non svolgono.

Invece che fa Monti? Ci dà una batosta memorabile, lasciando intonse sacche di ingiustizia clamorose, facendo cassa con i più deboli, i pensionati a meno di 1000 euro al mese – mentre l’ex manager della Telecom, Mauro Sentinelli, continuerà a percepire i suoi 90.000 euro al mese (avete capito bene, 3.000 euro al giorno!) con il solo fastidio che tale pensione non sarà indicizzata. Aumenta le tasse facendoci pagare cara anche la prima casa e minaccia un altro incremento dell’iva. Misure recessive che non tarderanno a riflettersi in una ulteriore diminuzione dei consumi, almeno sui beni di grande diffusione, mentre i ricconi, felici di non aver subito alcun prelievo sul loro patrimonio, né un piccolo ritocco alla loro aliquota irpef, né un adeguamento delle percentuali d’imposta alle loro rendite di capitale (posizioni di rendita medievali che non portano alcun vantaggio alla comunità, tassate alla metà di quanto non vengano tassati gli stipendi dei dipendenti pubblici meno fortunati), continueranno a sperperare sui beni di lusso. Che equità!

Con tutto ciò il prof. Monti risana momentaneamente la situazione, dà respiro alle borse e allo spread, ma non garantisce granché per il futuro. Nulla a favore dei poveri, dei salariati, dei giovani, se non per la speranza che qualche azienda, con un cuneo fiscale ridotto (con una riduzione rinviata entro il 31 gennaio 2012), non cerchi di risanare i suoi bilanci deficitari, ma decida di investire e crei nuovi posti di lavoro. Per la classe media il buio, tartassata come non mai, perde potere d’acquisto e capacità di consumare e risparmiare. E il Pd dovrà votare tutto questo.

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