Assolto Pino Maniaci, direttore di TeleJato dall’accusa di diffamazione

Pino Maniaci, ancora una volta assolto. Come nel giugno 2009, quando l’accusa era di esercizio abusivo della professione di giornalista. Questa volta l’accusa per il direttore di Telejato riguardava il reato di diffamazione aggravata nei confronti della Signora Antonina Bertolino, proprietaria dell’omonima distilleria, molto nota nel territorio partinicense. Maniaci, assistito dal legale Bartolomeo Parrino, è stato assolto dal giudice della seconda corte d’appello di Palermo, dopo essere stato condannato in primo grado ad un anno e quattro mesi di reclusione. L’imprenditrice aveva denunciato il giornalista per alcuni servizi televisivi di Telejato, in cui si accusava la fabbrica di condotte contrarie al rispetto dell’ambiente. Ma questa non era l’unica accusa per diffamazione nei suoi riguardi. Solo in un caso Maniaci ha ricevuto la condanna in via definitiva, a nove mesi, per un servizio riguardante la morte di un cane che avevo bevuto al ruscello “Maltempo” dove la distilleria immetteva le acque del ciclo di lavorazione. Era già stato assolto, invece, per altre presunte diffamazioni sempre nei confronti della distilleria.
La giustizia quindi sorride a Pino Maniaci, che potrà continuare ad alzare la sua voce contro tutte le forme di illegalità e che non si stanca di denunciare le stranezze del suo territorio. Un territorio che diviene simbolo di una Sicilia a due facce. Rassegnazione e lotta. Sistema clientelare, libertà personale. Illegalità e legalità. Due aspetti che si scontrano, mai si incontrano. Il lato della legalità, della lotta, della libertà personale è dalla parte di Pino Maniaci e della giustizia che lo ha assolto. Il lato dell’illegalità, della rassegnazione e del sistema clientelare è dalla parte di chi scrive, sui muri di Partinico, “W la Mafia, Telejato sei lo schifo della terra”. Come sempre, finché ci sarà gente capace di urlare e gente capace di ascoltare la voce della legalità, allora ci sarà speranza per questo territorio. Ancora una volta, “siamo tutti TeleJato”.

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