UNA GIORNATA ESTIVA

“Te l’avevo detto!”

Orario infame per ritirarsi dal mare quello delle 2 del pomeriggio, l’auto rimasta sotto il sole per tutta la mattina a cuocere e a far bollire l’acqua minerale che, previdente, avevo lasciato dentro. Provo ad aprire i finestrini della serra-auto, metto in moto e accendo l’aria condizionata che mi spinge contro il viso una zaffata mista di caldo e di marcio. “Te l’avevo detto che l’ombra dove avevi lasciato l’auto stamani non sarebbe durata!” mi rimprovera mia moglie un po’ innervosita, dalla sabbia, dal sudore, dal caldo, dalla fame e dalla mia ostinazione a non voler rimanere a mangiare lì a casa di suo fratello, dove la cara cognatina (ritiratasi a cucinare già verso mezzogiorno) ha preparato per pranzo abbondante pasta con la salsa e melanzane fritte per tutti. Effettivamente i veicoli dall’altra parte della strada adesso godono dell’ombra del caseggiato se non proprio del fresco, che in questo scorcio d’estate non sembra volere arrivare, così almeno le loro vernici metallizzate non sono aggredite direttamente dai raggi violenti della nostra stella di riferimento, da qualche anno non più attenuati dall’ozono. Elena, mia figlia, naturalmente è voluta rimanere, così l’abbiamo lasciata dai premurosi zii, l’andremo a recuperare più tardi, stasera. Non ho nulla contro i miei cognati, solo che rimanere a mangiare lì significa non fermarsi ad un piatto di pasta, ma proseguire con secondi, formaggi, dolci, tutta roba che ti stronca in una giornata afosa come questa. La cosa più estiva che propongono è l’anguria ghiacciata, che viene utilizzata immagino per purificare l’intestino all’istante. Se l’anguria non ha funzionato, di solito a una mezz’ora dalla fine del lauto pasto, proprio dopo che è cominciata la digestione, ti propinano una dose abbondante di gelato confezionato, quello nelle vaschette da 2 litri. Lo compriamo anche noi, ma di solito evitiamo di farne largo uso dopo i pasti, piuttosto lo consumiamo in sostituzione di quelli. In effetti il problema è mio perché mia moglie semplicemente non accetta quanto non desidera mangiare e sta benissimo, invece la mia mente viene stranamente obnubilata dal cibo davanti al quale non sono più in grado di ragionare e mangio tutto quanto mi viene proposto. Per finire a dormire stravaccato su una sdraio per il resto del pomeriggio in preda a sogni terribili indotti dal senso di colpa o dalla cattiva digestione. Per evitare tutto ciò non rimane che andarcene.

Ho sete e a dispetto di indizi tutt’altro che incoraggianti provenienti dalla bottiglietta da 50 cl trasparente, le goccioline nella parte superiore, la temperatura notevole al tatto, il leggero sgasamento allo svitare del tappo malgrado si tratti di acqua naturale non effervescente, la porto deciso alla bocca, sfidando lo sguardo ironico di Marilena. Bevo, perché anche se calda, l’acqua disseta. Si sa, non è mica una bibita. Ma le mie certezze al riguardo vengono meno con il primo sorso bollente, limaccioso e rivoltante, con un retrogusto tipico di plastica mescolato allo stantio di una cisterna che non si pulisce da tempo. Non posso evitare di fare una smorfia di disgusto, mentre riavvito con cura il tappo, più per richiudere il tanfo che per conservare quell’acqua. Mia moglie mi guarda con un sopracciglio alzato come a dire “te l’avevo detto!” e scuote appena il capo a labbra strette, il che sta a significare più o meno “ho sposato un imbecille”.

La cosa però mi mette stranamente di buonumore – o forse invece è l’aria condizionata che finalmente comincia a fare il suo mestiere – e suggerisco di passare da un bar a prendere il gelato per pranzo e poi al supermercato per approfittare dell’aria condizionata e dell’orario strano per incontrare meno avversari (nella corsa alle casse tutti gli altri avventori del supermercato sono visti come avversari da battere). Anche se ci fermiamo poco al bar, ritroviamo la macchina di nuovo versione fornace e ci troviamo a discutere verso quale dei supermercati dirigerci. Se ce ne fosse uno che avesse dei parcheggi all’ombra sarebbe certamente la meta preferita, e non solo la nostra. Possibile che nessuno dei grandi supermercati, Carrefour, Lidl, Centopiazze, che hanno degli ampi parcheggi ci abbia ancora pensato? Altro che offerte della settimana, nel periodo estivo a fare delle coperture anche poco costose, tubi innocenti e cannuccia o tessuto, raddoppierebbero i clienti! Alla fine optiamo per il market più vicino, quello di passaggio dove siamo quasi certi di trovare i due ingredienti che servono stasera per la cena in terrazza con gli amici e che a casa non abbiamo: rucola e yogurt greco. Malgrado l’ora, il parcheggio del supermarket è sovraffollato da auto e carrelli condotti audacemente da gente incarognita nell’aria rovente. Mi aggiro evitando incidenti nella speranza che si liberi un posto all’ombra della costruzione, ma l’unico libero è quello con il divieto per carico e scarico merci. Alla fine dico “è solo per qualche minuto” e mi catapulto proprio sulle strisce gialle che delimitano la zona off-limit. Marilena non è d’accordo, poi ti vengono a chiamare per farti spostare l’auto così tutti sapranno che non rispetti i segnali. È solo per qualche minuto, insisto, chi vuoi che venga a scaricare alle tre del pomeriggio in piena estate. Usciamo dall’auto in una calura ostinata che parte dall’asfalto nero, sale ondulata ed entra nelle narici prosciugandole. Ci dirigiamo verso i carrelli, costretti ad accelerare per anticipare una tribù di ciccioni che vediamo avanzare di fronte a noi e di cui non distinguiamo le gambe nell’aria tremula, tanto da sembrare una flotta in assetto da guerra in avvicinamento. Riusciamo ad infilare per primi la moneta da un euro nella fessura libera-carrello e ci infiliamo soddisfatti e accaldati, anzi mezzo bagnati dal sudore, nell’atrio del supermercato dove veniamo investiti dall’alto da una corrente gelida-siberiana che ci percorre la schiena congelandoci il sudore addosso. Farà bene alla cervicale? Un simpatico impiegato gestisce in breve tempo il cambio di scheda ormai scaduta i cui regali non abbiamo fatto a tempo a prenotare e strofina quella nuova con forza sul suo maglioncino verde, per magnetizzarla o forse in gesto scaramantico, prima di consegnarcela. Capisco perché lui stia tranquillo in maglioncino, ma non so perché io sono in canottiera data la temperatura. Entriamo finalmente tra i reparti quando dall’altoparlante chiamano “il proprietario della vettura targata cs … è pregato di spostarla immediatamente”. Naturalmente è la mia. Naturalmente Marilena mi uccide con lo sguardo e non può fare a meno di rimproverare “te l’avevo detto!!!”

Esco di corsa, sposto l’auto vicino ad uno striminzito cespuglio la cui ombra arriva a metà del mio sportello (la metà inferiore, s’intende), rientro cercando Marilena che è già alla cassa, mi informa che dobbiamo cercare rucola e yogurt greco da qualche altra parte, qui sono finiti. Le chiedo se insalatina e yogurt bianco cremoso andrebbero bene lo stesso, ma la risposta, cari lettori, non oso trascrivere …

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