IL DEBITO AMERICANO

Un omaggio a Francesco Cardella, l’ultimo suo post dal Nicaragua datato 02 agosto 2011

Il debito americano non lo pagheranno gli americani. O almeno non lo pagheranno nella sua totalità. Toccherà agli altri pagarlo – per esempio a noi – che lo abbiamo già pagato in passato e continueremo a farlo in futuro. Non c’è bisogno di essere un economista per capire come funziona la cosa. La quale funziona pressapoco così: se una famiglia consuma più di quello che guadagna fa debiti. Cioè ottiene da altri quel più di consumo che non riesce ad ottenere con quel che produce-guadagna. Certo ad un certo punto dovrà pagare i suoi debiti, ma può anche cambiare città di notte o dare un pugno sul muso al creditore che esige il suo pagamento. Questo è vero per le famiglie, ma anche per le regioni (ahi, Sicilia felix), per gli stati (vedi Grecia) e… per il debito americano.

Poichè è improbabile che gli americani possano “cambiare città”, è molto probabile che decidano per il “pugno sul muso”. In questo subito appoggiati dagli europei che, quanto a vivere al di sopra delle loro possibilità non hanno nulla da imparare dagli americani. E chi è il grande creditore dei “debiti sovrani” statunitensi e, in certa misura, europei? La Cina. La grande potenza emergente e seconda economia mondiale. E “comunista”. Un “comunismo” molto particolare quello cinese. Che se ne frega della solidarietà internazionale (accreditando proprio a questo il declino e crollo dell’Unione sovietica) e che – fatto fermo il principio che il Partito controlla il potere e guai a chi si mette contro – autorizza e sostiene forme di capitalismo selvaggio nel suo operare per il mondo comperando interi paesi africani per produrre le materie prime che sono essenziali alla sua espansione, e dedicando il suo surplus finanziario a comperare debiti sovrani. Che succederà quando la Cina si sentirà abbastanza forte da esigere i suoi rilevantissimi crediti? Meglio: quando imporrà (cercherà di imporre) la sua moneta come moneta di scambio (funzione che adesso svolge il dollaro). Che poi e’ la stessa cosa?

Chi stampa la moneta di riferimento (oggi il dollaro, ma anche, in parte, l’euro e la lira sterlina e lo yen giapponese) governa il mondo. La crisi del debito americano – alla quale Obama ha messo una pezza, ma apparentemente con qualche sbavatura – non e’ dunque e solo problema americano. E le buone intenzioni degli americani di ridurre di qualche miliardo di dollari in futuro le proprie spese somigliano molto a pannicelli caldi, perchè è lo stile di vita degli americani in sè che dovrebbe cambiare. E questo è quasi impossibile (chiedere ai greci, ma anche agli italiani in fondo). E dunque?

Qualche decina di anni fa, un italiano, Bettino Craxi, all’epoca vice-presidente dell’ONU, pose il problema della “governance” delle transazioni internazionali. E’ il tema della speculazione internazionale (allora poco avvertito) che appassiona oggi esperti e pubblico e che fa temere, dopo l’attacco alla Grecia, un nuovo exploit contro Italia e Portogallo. Ora la speculazione internazionale è in realtà speculazione sui debiti sovrani. Cioè sulla valutazione della capacità di un paese di far fronte ai suoi obblighi internazionali e dunque sul costo aggiuntivo da far pagare a chi non sa tenere i conti in ordine e, in altre parole, vive al di sopra delle proprie possibilità.

E qui si può tornare al debito americano e capire come tutto si tiene.

Gli Stati Uniti hanno vissuto allegramente al di sopra delle proprie possibilità (anche facendo qua e là qualche guerra molto costosa) perchè battono moneta di riferimento. L’Europa – con la eccezione della Germania (che non a caso non è presente in Libia) – ha tenuto dietro. La Cina ha accumulato crediti. La “governance” delle transazioni internazionali è rimasta la proposta, inascoltata, di un italiano che vedeva lontano.

Non vorrei apparire catastrofista e millenario. Ma due più due non fa più quattro?

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