Il siciliano arriva a scuola: una scelta responsabile?

Di fronte alla presunta idea di tutelare la tradizione e di non perdere l’essenza delle nostre radici , l’Ars si è ritrovata, ieri, d’accordo nel votare la legge che permette l’insegnamento, nelle scuole di tutti i gradi del  siciliano. Il testo è stato ideato dal gruppo parlamentare Mpa che ha avanzato la sua proposta mediante la figura di Nicola D’agostino. La patata bollente adesso passa nelle mani dell’ assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino, che dovrà assolvere al complicato compito di concordare con gli organismi scolastici le forme per applicare la legge nelle scuole. Contrariamente all’assessore che ha affermato di essere orgoglioso di questo provvedimento che preserva il patrimonio siciliano, studiosi e specialisti del mestiere come Camilleri, Consolo e il Professore di linguistica italiana presso l’ Università di Palermo, Giovanni Ruffino,  avevano manifestato la loro avversità nei confronti della proposta. Il professore afferma, inoltre, che chi ha proposto la legge non ha consultato nessun specialista in materia e che gli affari di questo genere, influendo sulla cultura e sulla lingua, non vanno presi a cuor leggero.   D’altronde, negli anni 80 era stata già fatta una proposta formativa che prevedeva questo insegnamento, ma la sua attuazione durò soltanto cinque anni.

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