Quantità e qualità

Il sabato pomeriggio, sul presto per evitare le code chilometriche, mia moglie si fa accompagnare a fare la spesa della settimana. Lei si aggira con aria professionale tra i lunghi corridoi del supermercato con gli occhialini dalle stanghette sottili ai quali porta con frequenza due dita per leggere meglio la lunga lista organizzata e razionale che prepara a casa ripartendo i prodotti per ogni settore. E i settori non sono mica quelli che ognuno di voi sta pensando: non si dividono in cibo, prodotti per la casa e, ad esempio, per il corpo. Cioè questo avviene in pratica, ma solo incidentalmente. In realtà il suo elenco è diviso seguendo la disposizione di tali prodotti nei reparti del supermercato che da qualche mese frequentiamo assiduamente. Quindi nella lista, ad esempio, le bibite e i surgelati stanno insieme e dopo rispetto allo spezzone dedicato ai casalinghi e oggetti di plastica per la tavola. La sua (di Marilena, mia moglie) estrema razionalità – che supera di gran lunga quella di qualsiasi direttore di grande magazzino, aspramente criticato tra un tortello e una pasta sfoglia – riesce, ne convengo, a farci risparmiare così parecchio tempo senza saltabeccare da un lato all’altro del capannone alla ricerca della scatoletta perduta. Ho paura, però, che stia diventando quasi una mania in preoccupante ascesa con l’età, tanto che le ho consigliato di cambiare lavoro e andare a dirigere un supermercato: la disposizione delle merci se ne avvantaggerebbe di certo.

E mentre lei setaccia gli scaffali controllando le etichette e le scadenze, io bighellono vago trascinandomi dietro il carrello, attirato fatalmente dalle offerte in evidenza. “Guarda”, la chiamo, “c’è la maionese con il 3×2”. “Ma cosa te ne fai, se tu neanche la mangi la maionese!” mi redarguisce mia moglie. “Ma ogni tanto, mischiata alla senape…” protesto poco convinto. “Ragiona: in quanto tempo pensi che noi due riusciremmo a consumare 3 barattoli da 500 gr? E neanche la taglia da mezzo chilo va bene, perché lo apriamo e poi va a male. Invece di comprare un chilo e mezzo di prodotto sottomarca a 2 euro, prendiamo il barattolino da 250 gr di marca a 1,80 euro. Sembra che spendiamo di più, invece finiamo persino per risparmiare”.

Mi arrendo alla logica stringente, almeno finché non arriviamo al banco dei salumi dove un’enorme scritta in verde, bianco e rosso promuove un prosciutto crudo a 99 cent. l’etto. Mentre aspettiamo il turno, mi avvicino e le sussurro con entusiasmo: “Prendiamone tre etti, quando capita più un’occasione così?”. Lei non si scompone e si avvicina al bancone, guardando attraverso il vetro come se volesse radiografare la coscia di prosciutto. Poi fa un passo indietro e al nostro turno ordina: “Un etto e mezzo di San Daniele”. Quando ci allontaniamo mi lamento, “ma abbiamo pagato 5 euro e 20 per un po’ di crudo!”. “Ho controllato l’etichetta di quello in offerta, cosa che dovresti imparare a fare anche tu, e ho scoperto che il tricolore sull’etichetta era quello dell’Ungheria. E poi tre etti di crudo ti avrebbero fatto male!”

Dopo qualche altra iniziativa stoppata dalle solide ragioni di mia moglie, mi metto tranquillo a sospingere il carrello verso l’ultimo stand prima della fila alle casse. Anzi mia moglie, per ottimizzare il tempo, mi manda avanti a fare la fila mentre lei prende un paio di surgelati. E qui sbaglia. Appostata in direzione delle casse c’è l’inevitabile – nel senso che non c’è modo di evitarla – bella signorina in divisa che fa pubblicità con assaggio gratuito (“Senza impegno!”) a un tipo di biscotto ripieno di cioccolato fuso, dei veri e propri dolci. Naturalmente assaggio, preso per la gola a metà pomeriggio, poi malgrado la mia timida protesta, mi rifila tre pacchi di dolci, due al cioccolato e uno alla nocciola, con in omaggio un quarto pacco di biscotti da colazione della stessa marca (da 350 gr.).

Quando mi raggiunge alle casse, l’occhio di mia moglie punta dritto sul carrello individuando immediatamente dei corpi estranei alla sua spesa, malgrado il mio patetico tentativo di dissimulare i pacchi di biscotti sotto le piadine. “Me lo dovevo immaginare quando ho visto il banchetto della promozione che ci saresti cascato!” mi rimprovera. “Ma c’è anche un pacco omaggio e della marca che ti piace…” cerco di giustificarmi. “Questi dolci sono delle bombe di calorie”, continua lei. Poi, finalmente, sorride: “Non ti posso lasciare solo neanche per un attimo in un mondo pieno di insidie come questo!”

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