Sartre: “A porte chiuse”

Opera drammatica dello scrittore, filosofo, critico Jean Paul Sartre. Scritta nel 1944, essa incarna la filosofia Heiddegeriana e Husserliana a cui lo scrittore si ispirò.

La conoscenza dell’uomo   può avvenire solo attraverso le emozioni che rappresentano il mezzo attraverso il quale cambiare il mondo quando l’azione non ha più effetto. La totale negazione dei valori fondamentali della psicologia pone l’attenzione sull’emozione che tenta di cambiare il mondo(l’altro).  L’emozione è rivelatrice del nostro essere Reale. I  tre personaggi di “A porte chiuse” si trovano in una stanza  chiusa e sono condannati a vivere lì per il resto della loro esistenza a causa della cattiva condotta di vita. Garcin, Inés e Estelle sono all’inferno e sono stati condannati a torturarsi per l’eternità. Nella stanza chiusa, costantemente illuminata da una luce, le emozioni si amplificano e divengono mezzo di lettura della mente dei personaggi. Il loro presente consiste adesso nel costruirsi un’immagine soddisfacente del Sé e le loro emozioni provengono da questa voglia: questo è il loro modo di annullare il passato.  All’interno della piéce la metafora dello specchio e dello sguardo diviene uno dei temi principali. Il motivo dello sguardo permette ai personaggi di vedere ciò che succede  sulla terra dalla loro stanza e di richiamare alla mente del  lettore il  momento di crisi in cui i personaggi non possono più vedere la loro immagine riflessa e non possono più avere l’idea del sé in questo luogo di dannazione. Il tempo infinito dell’opera pone l’accento sull’idea dell’ineluttabilità del presente e dell’impossibilità di trovare una via di fuga.

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