43 anni dopo il terremoto del Belice

43 anni fa la valle del Belice tremava lasciando circa 90 mila persone senza case e mettendo a nudo una condizione di arretratezza, prima di allora sconosciuta al resto d’Italia. La notte tra il 14 e 15 Gennaio, quando il terremoto abbattè molte fragili abitazioni, le comunicazioni si interruppero con alcuni dei centri più piccoli della Sicilia Occidentale, paesi come Gibellina, Santa Ninfa, Salaparuta, Sambuca di Sicilia e tanti altri, vennero rasi al suolo e rimasero isolati per diversi giorni. Non subito fu chiara la gravità dell’accaduto, tanto che solo i primi veri soccorsi, accorsi intorno al 20 Gennaio, si resero conto che i morti non erano poche decine come sostenevano quotidiani e telegiornali nazionali, ma almeno qualche centinaio. Gravissimi i danni, tanti i morti, migliaia i feriti e per i sopravvissuti una vita da ricostruire. Ma dopo il terremoto si avvia la pesante e lentissima macchina dei finanziamenti pubblici per la riscostruzione, di cui si sente parlare dopo ogni disastro naturale. Ma in Sicilia la situazione è diversa, i finanziamenti ci sono o non ci sono poco importa alla povera gente che quasi non li vede. Gli anni successivi al ’68 saranno gli anni della ricostruzione, o per meglio dire della costruzione speculativa, perchè i finanziamenti arriveranno ma rimpingueranno soprattutto le casse delle criminalità organizzata. Il presidente del consiglio della Provincia di Trapani, Poma, esprimeva ieri

il proprio cordoglio per le vittime ma invitava soprattutto a rispettare l’amministrazione del denaro pubblico, che continua ancora ad essere invocato per completare le ricostruzioni. Considerato che il governo ha già stanziato altri fondi, volti al riammodernamento di molte strutture nelle aree soggette a rischio sismico, l’auspicio di Poma appare condivisibile e senza dubbio sensato. Ma l’Italia, e non solo la Sicilia, si sa, ama piangere sul latte versato, e l’ultimo terremoto disastroso, quello de L’Aquila, lo ha dimostrato ampiamente: solo adesso si parla di mettere in sicurezza strutture pubbliche e non . Sperando però che quella del Governo, stavolta, sia veramente prevenzione e non le solite belle parole che diventano ridicole con l’avvento di un altra calamità naturale.
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Simona De Simone
Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.